Capitolo 4

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-Scoperto qualcosa?- chiese Jace.
-Venite vi spiego tutto- dissi e ci dirigemmo in un posto più appartato.
-La vittima si chiama John Smitt...era un cliente abituale in questo bar e aveva una moglie, una certa Michelle Smitt- spiegai io.
-Informazioni molto utili direi- mi schernì Alec.
-Beh, almeno sappiamo il nome e il fatto che aveva una moglie. È già un punto di partenza non credi?- ribattei io. Prima che lui potesse parlare, Isabel venne da noi.
-Ragazzi, venite- annunciò e tutti e quattro ci dirigemmo verso la sala principale. C'era un gruppo di ragazzi che si diresse verso una sala a parte del bar, come attratti da una forza magnetica e noi li seguimmo, con le mani strette sulle nostre spade.
Un'ondata di demoni ci si riversò contrò e io con una piroetta riuscii a sconfiggerne uno, ma un altro era già pronto ad attaccarmi colpendomi al spalle facendomi cadere. Riuscivo a sentire la sua pressione sul mio petto.
"Non dovresti combatterci...dovresti stare con noi. TU SEI UNA DI NOI!" sussurrò il demone.
-Io non sono e non sarò mai una di voi! Sono una Shadowhunter e vi combatto...sono nata per questo!- risposi.
"Invece ti sbagli....hai il mio stesso sangue sorellina...proverai quello che ho provato io per colpa tua" disse il demone. Con i suoi artigli raschiava la mia pelle e urlavo di dolore, sentendo il sangue uscire a fiotti dalle mie ferite. "Rifletti sorellina" disse di nuovo il demone prima di sparire dal nulla.
Io ero lì stesa a terra con il sangue sparso su tutto il mio corpo e Isabelle che mi corse incontro. Questo era quello che vidi prima di chiudere gli occhi.

Mi risvegliai un'ora dopo nell'infermeria dell'Istituto con delle bende sul torace. Riuscivo ad alzarmi, ma uno sforzo in più mi causava un dolore lancinante. Isabel era affianco a me.
-Jade sei sveglia!- esclamò la mia parabatai sorridendo.
-Izzy! Per ora sto bene ma non del tutto- dissi rispondendo al sorriso e lei mi abbracciò.
-Non potevo perderti...- disse soffocando alcune lacrime.
-Infatti non mi hai persa- risposi anche io piangendo. Poi ci staccammo perché qualcuno entrò dalla porta. Era Alec.
-Izzy puoi uscire un'attimo? Devo parlare con la tua parabatai- disse lui su sull'uscio della porta. Io ero stupita. Come mai voleva parlarmi? Mi aveva sempre evitato e ora tutto d'un tratto voleva dialogare con me? Era assurdo. Izzy, senza proferire parola ma con uno sguardo interrogativo sul volto, uscì dalla stanza e Alec venne verso di me.
-Che c'è Lightwood ora non mi odi più?- chiesi io ridendo.
-Non è per questo Jade. Ho una domanda- annunciò lui -Perché parlavi con quel demone?- e io avevo una faccia stranita.
-Scusa? Di cosa stai parlando?- chiesi io abbastanza confusa.
-Non mentirmi! Ti ho sentita che quel demone ti ha chiamata "sorellina"... c'è qualcosa che non ci hai detto- insistette lui.
-Beh, se c'è qualcosa che vi mascondo non verrei di certo a raccontarlo a te, Alec Lightwood- sbottai io.
-Oh certo, come se io non potessi preoccuparmi per te- ribatté il moro.
-Non ti sei mai preoccupato per me da quando sono all'Istituto, come mai adesso si?- chiesi io ancora più innervosita. -ci siamo sempre odiati- Alec non disse nulla -come immaginavo- dissi e uscii dalla stanza lasciandolo lì.
Diamine...ma di cosa stava parlando?
Decisi di andare a fare un giro per la città per prendere un po' di aria fresca ed era una sensazione stupenda sentire il vento fra i capelli. Mi diressi verso il posto che io amavo di più da quando ero piccola...era una collina che si ergeva nella parte di campagna alla periferia di Los Angeles, di fronte ad una meravigliosa prateria che d'inverno era sempre innevata. Andavo sempre lì per schiarirmi le idee e in quel momento tornai la piccola Jade felice e spensierata.

FIGLIA DEL NEMICO: L'inizio // Alec Lightwood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora