Capitolo 38

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JACE'S POV:
Entrammo nell'edificio armati fino ai denti, pronti a raggiungere Alec e Jade.
-Non pensavo che il re di Edom si rifugiasse in un semplice palazzo mondano- commentai roteando la spada in mano. Dai lati di quell'enorme palazzo apparvero mondani, o meglio demoni al servizio di Asmodeus.
-Combattere contro di loro non deve essere difficile- dissi preparandomi all'attacco.
-Dovrebbe, ma guarda quanti ce ne sono- rispose Clary in posizione d'attacco.
-Hanno trovato pane per i loro denti allora- sorrisi maliziosamente prima di fiondarmi sopra uno di essi. Lo uccisi senza problemi, conficcandogli la spada nel petto.
-Jace!- Clary urlò. -Di là!- continuò indicando con la mano la figura alta e nera di Alec.
Lo seguii fino ad un vicolo buio dietro il palazzo.
-Alec fermo!- gridai e lui si girò. Mi tirò addosso una freccia che riuscii a schivare.
-Cosa hai intenzione di fare Jace? Non puoi fermarmi, nessuno può!- gridò il mio parabatai.
-Alec torna indietro...pensa...pensa a me, pensa a Isabelle ma soprattutto, pensa a Jade- dissi con un tono più dolce. Sentendo pronunciare quelle parole lui si irrigidii. Lo avevo colpito in un punto debole e questo era un buon segno.
-No...tu non capisci...- concluse per poi fiondarsi su di me. Cominciò un combattimento corpo a corpo, che finii con lui sopra di me che mi teneva per il collo della giacca e una freccia nell'altra mano.
-Finalmente, dopo tanti anni ho l'occasione per farti fuori...sono stanco di sentirti pavoneggiare per l'Istituto, sono stanco di vivere sotto la tua ombra- disse con un tono malefico. Sentivo la pressione del suo corpo premere contro il mio petto e la freccia conficcarsi piano piano...
-Jace!- la voce di Isabelle riecheggiò da in fondo al vicolo.
Scagliò contro il fratello la sua frusta sbattendolo al muro.
-Asmodeus basta! Non avrai più controllo di mio fratello ora...- esclamò Isabelle. Estrasse la sua spada angelica e colpì Alec facendogli uscire una bava nera dalla sua bocca. Si accasciò a terra cominciando a tossire e vomitando, fino a quando non si svuotò completamente. Alzò lo sguardo su di noi.
-Jace? Isabelle?- mormorò con la bocca ancora impastata.
-Alec! Finalmente sei tornato...- disse Isabel andandogli incontro e abbracciandolo.
-Mi dispiace per tutto quello che ho detto...non avevo controllo delle mie azioni...ero come un burattino nelle sue mani- si scusò lui.
-Non ti preoccupare Alec, è tutto passato per ora- lo rassicurai dandogli una pacca sulla spalla e lui sorrise annuendo.
-Jade si trova all'ultimo piano, è prigioniera di Asmodeus ma è ancora viva- annunciò lui.
-Ci vado io- disse Isabelle -voi aiutate Clary e Luke- concluse per poi voltarsi di spalle correndo verso il palazzo.

JADE'S POV:
-Il tuo più grande tesoro!? Per 16 anni della tua vita non hai fatto altro che torturarmi! Con voci nella testa che non riuscivo più a togliere, facendomi continuamente pentire per quello che avevo fatto a Grace!- sbottai. Ero veramente allo stremo delle forze...l'unica cosa che volevo ora era dormire, riposarmi e scacciare via tutti i brutti pensieri. Ma non era possibile...stavo combattendo una guerra e non era proprio il momento per riposarsi...
-Tu non lo sai, ma quando sei stata portata via, quella notte, ho sofferto tantissimo. Nella speranza di poter rivedere le mie due figlie che amo tanto. Ho passato tanti anni a cercarvi, e tutte le mie ricerche hanno portato a questo. Io che combatto contro mia figlia...- disse lui in tono malinconico alzando le braccia per disperazione.
-E sai una cosa papà? Hanno fatto bene a portarci via...siamo state cresciute da un uomo che si è rivelato un vero padre, addestrandoci ed educandoci, come farebbero tutti i parte normali. Luke è mio padre, non tu!- risposi io. Ero arrabbiata, frustata e stanca. Non sapevo dove riuscissi a trovare tutte le forze che in quel momento stavo usando...lui se ne andò e la nostra conversazione fu interrotta dall'arrivo di qualcuno dalla porta.
-Jade- la voce di Isabelle era soffusa.
-Izzy, che cosa ci fai qui?- chiesi io. Volevo abbracciarla ma avevo le mani legate.
-Mi sembra ovvio no? Sono venuta a salvarti- rispose sarcastica lei cominciando a slegare la corda.
-Isabelle fa attenzione- la avvertii io. Ma era troppo darti...qualcosa la sollevò da tera e vidi mio padre con il braccio teso.
-Molto molto audace Shadowhunter- commentò tenendo ancora sospesa per aria Isabelle. -Ma la tua audacia non è sufficiente per riuscire a battermi-
La ragazza si contorceva e digrignava i denti. Io ero ancora seduta con le mani legate e bramavo la voglia di salvare la mia parabatai. Sentivo la rabbia nelle vene e muovevo i polsi ripetutamente fino a quando non riuscii strappare la corda. Mi alzai di scatto e tenevo gli occhi fissi in quelli di mio padre.
-Lascia andare la mia parabatai!- urlai con la voce carica di rabbia.
-Oh si...sei esattamente come volevo che fossi...- commentò il demone senza lasciare Isabelle.
-Sei una potenza Jade, hai il mio stesso sangue in corpo...questo non può farmi altro che piacere...- ghignò soddisfatto vedendomi.
Quindi era questo che intendeva...
Voleva farmi arrabbiare per testare il mio potere, quella che mi aveva confluito tramite il marchio...ed era grazie a questo che è riuscito ad arrivare ad Alec...
In preda alla rabbia, spinsi mio padre contro il muro che lasciò Isabelle cadere a terra esausta.
-I tuoi occhi sono l'esatta dimostrazione di quello che sei realmente- disse squadrandomi attentamente.
-Io sono una Shadowhunter, non il tuo tesoro come dici tu...e ora, torna a Edom nel tuo regno!- urlai puntandogli la spada.
-Rifletti figlia mia, rifletti- furono le sue ultime parole.

FIGLIA DEL NEMICO: L'inizio // Alec Lightwood Where stories live. Discover now