6. Incubi

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Ulrik si risvegliò madido di sudore, nel cuore della notte. Faticava a riprendere il controllo del respiro, si portò istintivamente una mano sul petto, in attesa di qualche variazione del battito cardiaco. Ma il silenzio del suo corpo lo riportò alla realtà: lui non possedeva un cuore.

«Ancora Rik?» Hans era di guardia e l'osservava sospettoso.

Se n'era accorto, era inutile nasconderlo, ormai. Erano in cammino da una settimana e ogni dannatissima notte l'ex-comandante si svegliava in preda al panico, rifiutandosi categoricamente di raccontare i propri sogni o cosa lo tormentasse.

«È l'astinenza da titanio.» Si giustificò lui, per l'ennesima volta.

Il professore scosse mestamente la testa. Il titanio non dava dipendenza. Non di quel tipo.

«Stai mentendo solo a te stesso.»

«Taci.» Ulrik si mise a sedere, completamente vigile. Attorno a lui la foresta era immersa nel buio più totale. Solo le braci ardenti illuminavano i sacchi a pelo dentro cui erano nascosti i suoi compagni.

«Avresti dovuto parlarle.»

L'altro grugnì. Rimasero entrambi in silenzio fino all'alba, quando il verde trionfò sul nero e gli incubi tornarono a essere ricordi confusi senza senso relegati in una dimensione ultraterrena.



Kuran rallentò il passo volontariamente, staccandosi dai capofila. Poi afferrò il braccio della ragazza e la costrinse a fermarsi.

Gli altri li videro ma li ignorarono. O almeno quasi tutti. Tomas, infatti, tra la sorpresa e la rabbia, rimase per quanto gli fosse possibile a portata d'orecchio mentre un oscuro presentimento si impossessava delle sue membra.

«Non puoi continuare così! Mi eviti da giorni, se ne stanno accorgendo tutti!» La voce del ragazzo era strozzata e fece arrossire violentemente la guerriera.

«Lasciami!» Si divincolò dalla sua morsa. «Cosa vuoi che faccia, eh? Non è che tu mi rivolga così spesso la parola!» Rispose sarcastica.

«Non mentire, Hans ieri mi ha domandato se avessimo litigato! Inizieranno a fare domande e...»

«E cosa? Ti vergogni? Qual è il tuo problema?»

Ora fu lui ad arrossire.

Balbettò qualcosa, facendola ancora più innervosire.

«Sei stato tu a baciarmi! E poi sei scappato! Cosa dovrei fare esattamente? Cerco di fare finta di nulla, ma non mi rendi le cose facili.»

«Tu...tu mi hai provocato...»
«Io cosa?! Ti è dato di volta il cervello, Kuran? Mi sei saltato addosso!»

«Ci sono problemi?» Il gruppo si era arrestato, un centinaio di metri più in là. Erano rimasti soli. Thea li guardava divertita mentre Ulrik era sempre più insofferente.

«Ci sono problemi?» Ripeté scocciato.

«N-no!» Shani affrettò il passo.

«Non abbiamo finito...io...»

«Sì che abbiamo finito! Iniziato e finito subito! Contento? Non mi rivolgere più la parola se non vuoi che ti spacchi il naso.» Le sue lunghe gambe accelerarono il passo raggiungendo rapidamente il resto della squadra.

Si accostò a Ulrik, allontanandolo volutamente da Bea, che la guardò in cagnesco.

Lo sguardo interrogativo del giovane uomo si fece più emblematico. Si conoscevano da quando erano bambini e lui era certo che ci fosse sotto qualcosa: la mina vagante era sul punto di esplodere. Il problema ora era come disinnescarla.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora