20. Partenze

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«Non puoi essere serio, Rik!» Si sgolò Shani, strattonandolo per una manica.

Il compagno non rispose. Aveva già lo zaino pronto, una maschera anti-gas legata sul fianco destro e si stava allacciando gli scarponcini.

La ragazza aveva le lacrime agli occhi da tanto era furente, lo guardava senza capire, completamente annientata da quella rivelazione improvvisa.

«Non ci puoi abbandonare. Non tu.» Questa volta pronunciò le parole senza urlare, con un tono più pacato e mesto. Si avvicinò e provò ad abbracciarlo, ma il giovane si ritrasse, irritato da quel contatto fisico non richiesto.

«Ti prego.» Aggiunse allora lei, tra le lacrime.

Troppe notizie negative.

Tomas non le rivolgeva non solo la parola, ma nemmeno lo sguardo; Kuran aveva ripreso silenziosamente a lavorare, nonostante l'Anziano gli avesse consigliato di prendersi qualche altro giorno di assoluto riposo, e probabilmente l'aveva fatto solo per starle lontano; Eva sempre più impegnata coi suoi bambini, fuggiva dal villaggio nel cuore della notte, senza mai rivelare a nessuno dove andasse; Hans si era richiuso in se stesso, giocava spesso a dama con Aniruddha, senza però porgergli le domande e le confessioni di un tempo, si era disperso in un mutismo rassegnato e passivo, fatto di appunti contorti sparsi ovunque e strampalate ipotesi ai limiti della fantascienza.

E ora anche Ulrik, il bambino con cui era cresciuta, con cui si era allenata per una vita intera, con cui aveva condiviso gioie e dolori, fallimenti e successi, una missione, uno scopo.

Avrebbe perso anche lui.

Era troppo da sopportare.

«Fammi almeno venire con te!»
«No, Shani.»

Era stato questo il pagamento richiesto dai tre capi. La missione andava conclusa e visto che erano state le avventate decisioni dell'ufficiale a mandare tutto all'aria, sarebbe stato lui e solo lui a pagarne il prezzo.

Ulrik sarebbe partito in solitaria diretto al fatidico villaggio avvistato da Luis.

Una missione suicida in pratica.

In realtà avrebbe potuto scegliere uno dei suoi uomini, come accompagnatore, ma si era rifiutato. In tutta onestà, viste com'erano andate le cose, aveva indirettamente ammesso davanti a Solomon di avere più probabilità di successo da solo che con quella masnada di pre-adolescenti in piena crisi ormonale.

Non era chiaro a nessuno se stesse peccando di tracotanza o fosse solamente un eccesso di protezione nei loro confronti.

Ulrik era ben consapevole di cosa l'attendesse e non era più disposto a mettere a rischio la vita del suo branco.

Avrebbe rifatto le stesse scelte altre mille volte.

«È già stato tutto deciso. Piuttosto, io e te dobbiamo parlare.» Il suo sguardo si addolcì velatamente.

«Oddio, quando inizi così, non promette mai nulla di buono.»

«È vero che Evangeline è fuggita dal villaggio nel cuore della notte?»

La guerriera serrò le labbra. Non voleva denunciare la compagna, ma sapeva che quell'informazione corrispondeva a verità, l'aveva appurato lei stessa.

«Non credo. Ci sono un sacco di dicerie sul suo conto.» Rispose vaga.

«Tienila d'occhio.»

Lei annuì.

«Io con Eva non so più cosa fare...»

Questa frase lasciò perplessa la ragazza, lo guardò di sbieco, reclinando la testa di lato, mentre l'altro controllava le scorte di proiettili che gli erano state affidate. Non erano molte, questo se l'aspettava, ma non gli sarebbero bastate nemmeno per cacciare. Decise di prendere su qualche altra arma da taglio, quelle almeno non si consumavano mai.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora