10 Tortura

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⚠️ ATTENZIONE: QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE DI VIOLENZA! ⚠️



Tomas si risvegliò di colpo. Qualcuno gli aveva lanciato in faccia una secchiata di acqua viscida e gelata. Sembrava urina. Cominciò a sputare, disgustato da quell'odore acre e pungente.

Era incatenato a una sedia diroccata, tutta traballante, mani e piedi. Avevano imbavagliato la sua bocca. Si sentì soffocare. Iniziò a divincolarsi ma ben presto si rese conto che era tutto inutile. Spessi fili di alluminio gli segavano polsi e caviglie a ogni minimo movimento che produceva. Anche se si fosse liberato da quella posizione, non sarebbe andato lontano. Alle gambe non provava molto dolore, poiché erano in titanio, percepiva solo un soffuso fastidio. Le sue braccia invece stavano impazzendo.

«Buongiorno principessa. Fatto un buon riposo?» Gli fu tolto il bavaglio.

Ci mise un po' di tempo per abituarsi alla penombra. Il respiro ansante cercò di riempire i polmoni affaticati.

Davanti a sé si stagliavano i contorni confusi di una figura longilinea, scura, vestita in abiti da guerra macilenti, della stessa tinta della pelle in putrefazione.

Il suo odore era nauseante.

Qualcuno rise, alla sua sinistra.

C'era una panca su cui erano seduti altre tre ombre, tutte lunghe, dinoccolate. I loro profili erano appena percettibili, ma i loro occhi brillavano come quelli dei felini. Bianchi, vuoti, privi di pupilla. Erano occhi assenti, occhi senza vita, occhi cadaverici, occhi disumani.

Le budella gli si aggrovigliarono nel ventre mentre il gelo riverberò in ogni cellula del suo corpo.

«Ho dormito meglio.» Confessò caustico.

L'essere scoppiò in una sonora risata.

Tomas intravide finalmente la sua bocca deforme. I suoi fotorecettori cominciavano ad adattarsi a quell'oscurità. Era uno scheletro vivente, rivestito da uno spesso manto di titanio, senza naso e orecchie. Le braccia pendevano amorfe lungo i fianchi, le unghie sfioravano il terreno, mentre le ossa sporgevano dalle ginocchia, dai gomiti e dalle tempie.

Un essere abominevole e raccapricciante.

Sembrò rendersi conto dell'effetto che produceva sul ragazzo, perché si avvicinò, piegandosi di fronte a lui, affinché potesse osservarlo meglio.

Da vicino era ancora più spaventoso. Un cadavere ambulante col sorriso pesto. Un uomo che aveva sconfitto la morte incarnandosi nella morte stessa. L'oscuro mietitore in persona, privo dell'iconico mantello nero e della falce.

«Bene. Abbiamo un buffone a corte.» Sembrava elettrizzato. Le sue iridi pallide roteavano senza sosta sul ragazzo, spulciando ogni centimetro del suo corpo con sincera curiosità.

«Fallo fuori, non ci sarà utile. Prendiamoci le sue gambe.»

Tomas si morse le labbra, cercando di contenere il terrore crescente.

«Oh no. Non così presto. Non abbiamo visite da anni! Lasciatemi giocare un po'.» Lo supplicò ironicamente l'essere che aveva di fronte, senza staccare gli occhi dalla sua vittima.

«Gli altri sono fuggiti. Dovremmo inseguirli invece che stare qua a giocare. Ucciderli tutti.»
«Sei troppo impaziente.» Lo redarguì pigramente un altro, seduto poco distante.

Quello si sollevò dal muro, rendendosi finalmente visibile al giovane Titans. Portava una benda su un occhio, la sua figura era leggermente più umana, sebbene in alcune parti le ossa fuoriuscissero vistosamente dal corpo. Era più coperto, rispetto ai compagni, indossava una vecchia divisa da combattimento con uno spesso giubbotto antiproiettile. Forse voleva occultare le parti di sé che cominciavano a marcire.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora