26. Incompatibilità

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Eva era seduta a un tavolo e con le dita sottili cuciva, a lume di candela, una bambola di pezza per la piccola Lilly. Le ci erano volute settimane per racimolare il materiale sufficiente per il suo regalo. La giornata era stata lunga e faticosa e di solito la sera era l'unico momento in cui la ragazzina poteva dedicarsi ai suoi lavoretti.

Shani si affacciò alla capanna, scura in volto.

«Non ti interessa più nulla di me» piagnucolò scherzosa.

Eva le sorrise, senza alzare lo sguardo.

«Sei sempre con Tomas, non hai più tempo per me. Mi sento tradita» insistette.

Era vero. Il ladro si era riciclato anch'egli come costruttore di giocattoli. Grazie alle sue doti d'artigiano, aveva fabbricato a tempo perso dei dadi per i bambini. Poi, visto il clamore che aveva suscitato in loro quel piccolo dono, si era dedicato all'incisione di pezzi di legno di varie forme e dimensioni come mattoncini, birilli, coni e altre strutture geometriche più arzigogolate, per giocare a fare le costruzioni. Alla fine, su consiglio di Eva, che gli aveva procurato alcuni suoi schizzi, stava progettando degli incastri colorati con le lettere dell'alfabeto e i numeri fino al dieci.

«Vieni anche tu, ogni tanto, a trovarmi. Sei sempre con Kuran.»

La guerriera sentì lo stomaco contorcersi. Non aveva avuto modo di aggiornare l'amica sulle ultime novità. Si vergognava così tanto che non riusciva nemmeno a pensarci, quel silenzio ancora le rimbombava nella testa. Andò ad appoggiarsi vicino a lei, con il volto rivolto verso una fiaccola accesa e lo sguardo perso in un sogno spezzato.

«Tutto bene, Shani?»

Lei si riscosse dalle sue ruminazioni a fatica. «Ulrik verrà a parlare con te. Non so bene quando. Preparati per una bella ramanzina. È di pessimo umore.»

«Sì, lo so. Ha quasi alzato le mani su Tomas, quando si sono visti.» Eva scrollò le spalle. Poi tornò a fissare incerta l'amica, così insolitamente abbattuta. «Ha sgridato anche te?»

«Sì, mi ha fatto capire che sono un'enorme delusione.»

«Che stronzo.»

«Non è così?»

L'Umana le strinse una mano affettuosamente, abbandonando il suo lavoro. «No, non è così! Se lui è incapace di provare emozioni, non è colpa di nessuno. Tu meriti di cercare la tua felicità anche in questo assurdo pianeta infernale. Non esistono solo le missioni, i fucili e il titanio. Siamo molto più di semplici atomi agglomerati e polvere da sparo!»

Shani scoppiò a ridere.

Le parve che qualcosa si muovesse, fuori dalla tenda, ma non intravide nessuno.

«Da quando sei diventata così saggia?»

«Non lo so, forse i bambini sono riusciti a insegnarmi qualcosa.» Le fece l'occhiolino.

«Forse è il tuo vero potere.»

Eva scrollò le spalle.

«Lui sa tutto. Quello spione di Hans gli ha raccontato per filo e per segno ogni cosa accaduta in sua assenza.»

Entrambe alzarono gli occhi al cielo.

La mora iniziò a giocare con la cintura in tessuto dei suoi pantaloncini «E la sai la bella novità?»

«Sì, l'avevo intuito già da tempo» rispose elusiva Eva. «Stanno bene insieme.»

«Come puoi dire una cosa del genere?!» Le si rivoltò contro sconvolta la compagna.

«Secondo me sono ben assortiti. Era ovvio che a Ulrik piacesse una ragazza come Bea: una combattente forte e coraggiosa. Oppure potrebbe essere stato un fidanzamento combinato dai capi. Tanto lo sai, lui rispetta sempre i comandi.»

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora