7. Il segreto dei bambini (Parte I)

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Fuori dalla tenda il sole era già tramontato.

Per Eva era stata una giornata serena e spensierata, ogni tanto perfino il dolore al fianco le aveva dato tregua. Aveva raccontato la sua storia, avevano pranzato insieme alla mensa, prima del turno degli adulti, avevano passeggiato nel piccolo orto sul retro della tenda, da mesi in disuso dopo la dipartita della vecchia custode e infine avevano creato insieme alcuni pigmenti naturali. Lo scopo della ragazza era di insegnare loro a disegnare, sui sassi, sui tessuti e se fosse riuscita a procurarsi qualche foglio anche sulla carta. Avevano ottenuto il giallo dallo zafferano, l'arancio dalle carote, il rosso dai pomodori, il blu dai mirtilli e il verde dall'erba. I bambini erano fuori di sé dalla gioia, non avevano mai svolto attività simili, di solito si limitavano a giocare tra di loro, per lo più a nascondino e acchiapparella, o ad ascoltare favole e leggende antiche, di cui andavano ghiotti.

Il piccolo Olly si era abbuffato di frutti di bosco mentre Lilly aveva a mala pena toccato cibo. Ma la bambina che più la preoccupava era Mali, la silenziosa moretta con la frangetta troppo corta. Sfuggente e riservata, se ne stava sempre in disparte. Non la guardava mai negli occhi e non le permetteva nemmeno di sfiorare quella graziosa sorellina rosea che teneva in grembo.

«Vi riaccompagno nelle vostre case.» Annunciò a tarda sera Eva, uscendo da quella che avevano rinominato "la loro scuola".

All'esterno, ad attendergli in trepidante attesa, c'era Ginny, che tempestò la figlia con mille assurde domande.

«Hai mangiato? Sei ferita? Ti ha fatto del male? Cos'avete fatto? Come ti senti? Sei stanca? Hai bevuto un po' d'acqua?»

«I tulipani avevano ragione!» Rispose felice la bambina. La madre scosse la testa sconsolata, ringraziò e fece ritorno alla sua capanna, stringendo forte la fanciulla a sé come se ci fosse il rischio che gliela strappassero da un momento all'altro.

Attraversarono il villaggio, passando di casa in casa. Ciara era riuscita a dormire e aveva il volto molto più disteso. Accolse tra le braccia festosa il suo bambino, tempestandolo di baci carichi di rimorso. Il padre di August e September li aspettava con due pannocchie abbrustolite come dono. Jace, il figlio di Brenda, li salutò sventolando la manina paffuta, la madre era ancora troppo intenta a stendere i panni per accorgersi del loro ritorno. La tutrice di Mali era una signora anziana, forse una nonna, abbracciò le due bambine con un affetto sincero, ma non degnò di uno sguardo l'Umana che le aveva riaccompagnate a casa. Aveva lo stesso atteggiamento taciturno e mesto della sorella maggiore.

Thorn le tirò un lembo del vestito.

«Mia mamma fa il turno di notte e la mamma di Phil è in missione. Noi dove dormiremo?»

Eva rimase turbata. Nessuno le aveva detto che sarebbe dovuta rimanere con i bambini anche la notte. Dove potevano riposare? Con lei in infermeria? E la tigre?

«Bene bene bene. Evangeline. Ho saputo la lieta novella. Sarai la nuova tata!» Melchor comparve da dietro un traliccio, con la sua andatura dinoccolata e il volto da teschio dipinto di bianco. Ormai la ragazza ne era sicura, lo faceva volutamente, per istigare terrore. E ci riusciva. Nonostante si fosse temprata in quelle settimane passate tra la vita e la morte, sapeva di non essere forte abbastanza per osteggiare quell'uomo tanto ossuto quanto minaccioso.

Serrò labbra mentre inavvertitamente la sua mano strinse un po' troppo forte quella di Phil.

«Sai, avevo proposto al tuo comandante un'altra mansione per te. Ti volevo come mia segretaria personale. Lui non accettò, mi disse che eri ancora troppo debole. Non capisco proprio il perché, io adesso ti trovo in splendida forma.»

"Gli uomini sono tutti maiali", avrebbe detto sua madre. Forse aveva ragione, sicuramente aveva dalla sua una vasta esperienza in merito.

Inavvertitamente fece un passo indietro. Lui se ne accorse e proruppe in una risata meschina.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora