22 aprile 3272

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Ultima pagina.


Quanti anni sono passati?

Tu li hai contati?

Io no, io mi sono stancato.


Mi sono stancato presto di questa vita, caro diario.

Mi sono stancato troppo presto.


Un'ultima missione.

Sono partito all'alba. Dafne ha preparato il mio zaino. Le ho detto che non c'era alcun bisogno, che potevo fare da solo, ma lei ha insistito. Da quando ha perso la nostra bambina, è diventata troppo premurosa, oserei dire quasi assillante. Mi sta col fiato sul collo, non mi molla un minuto, sembra che si aspetti qualcosa da me, sembra sempre che si aspetti qualcosa da me... e io non sono in grado di darle nulla.

La maschera sta cadendo, l'ho tenuta su per parecchi anni, e adesso è tutta smangiata, corrosa, stropicciata, lascia intravedere parti di me che ho volutamente tenuto nascoste per quasi tutta la mia triste esistenza.

Ora che è quasi giunta al termine, faccio un bilancio.

Che risultato terribile ne viene fuori. Terribile davvero.

Si riduce tutto all'osso.


«Se non dovessi tornare...»

«Non dirlo!» È scoppiata a piangere.

«Dafne, ti prego.»

«No, non dirlo, non dirlo, non dirlo!»


Dafne lo sa. È l'unica a saperlo. Sebbene sia stata più un'amica che una moglie, non credo di aver mai amato nessuno più di lei. Un amore diverso dalla passione carnale, forse meno romantico, ma non per questo meno autentico. Le voglio un bene sincero, viscerale, il pensiero di lasciarla sola mi annienta, non perché mi mancherà lei, ma perché le mancherò io.

Lei sa che non farò ritorno, lo sa e basta, mente solo a se stessa.

Per questo mi ha preparato lo zaino stamattina, per questo mi ha baciato una decina di volte prima che varcassi la soglia della nostra abitazione, continuava a trattenermi per la manica della giacca, labbra umide sulle mie guance, sulle mie palpebre, sul mio collo, sulle mie mani, tutto quel sale che avrebbe dovuto disinfettare il nostro dolore.

«Torna da me, ti prego.»

Lei sa già che non lo farò.


Ho sognato una bambina, l'altra notte. Il tumore al cervello mi provoca continue allucinazioni uditive e visive. Me l'ha diagnosticato l'Anziano Aniruddha. Sì, c'è un Anziano al villaggio con noi, adesso, ma non ho voglia di parlarne adesso. D'altra parte, al termine di questo diario manca una sola pagina. Voglio che sia mia, solo mia, fino alla fine.

Il mio testamento.

La mia storia.


Scrivi quello che vuoi.


Avevo gli occhi aperti quando l'ho sognata. Una visione vivida seppur irreale. Eppure mi è sembrato di riconoscerla. Scalza, magrissima, con lunghi capelli selvaggi e occhi simili a galassie disperse nell'oscuro universo.

Mi ha chiesto perché io abbia smesso di combattere.

Sono scoppiato a piangere e non le ho risposto.

Credo fosse mia figlia, l'erede tanto agognata che non ho mai avuto l'onore di conoscere. L'unica cosa che avrebbe reso felice la mia Dafne, l'unico successo che avrei potuto ottenere in questa deludente vita.

UMANA ∽ L' Antico PotereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora