Capitolo 2

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Quando arrivo a destinazione è notte fonda ma nonostante ciò la gente non sembra fermarsi: cammina nell'aeroporto come se fosse mezzogiorno.

Mi guardo intorno nella speranza di incontrare i visi famigliari dei miei nonni.

Cammino un altro po' e finalmente li trovo. Quando i nostri sguardi si incrociano, li vedo illuminarsi. Mio nonno si sbraccia gridando "Ash, Ash da questa parte tesoro!"

Vado verso di loro e sorrido: ho sempre avuto un bellissimo rapporto con i miei nonni ma per la distanza li ho vissuti solo a Natale o quando loro venivano a trovarci.

Mia madre e mio padre sono originari di Los Angeles, proprio dove vivono i miei nonni ma si sono trasferiti quando mia madre ha avuto un'importante di offerta di lavoro come chirurgo in un ospedale locale.

Quando arrivo di fronte a loro li abbraccio forte... quanto mi sono mancati.

So che mamma li ha avvertiti di ciò che è successo e so anche che ha detto loro che preferisco non parlarne...in realtà ho chiesto io di dirglielo perché non voglio affrontare di nuovo l'argomento. Voglio andare avanti, lasciare indietro tutto e iniziare a vivere gli anni più belli della mia vita.

"Tieni...suppongo tu non abbia avuto modo di mangiare." Mia nonna mi porge un sacchetto di carta contente qualcosa che ha davvero un buon profumo. Fino ad ora non mi ero accorta di avere fame ma ora mi si è aperto lo stomaco.

La ringrazio ed inizio a mangiare mentre camminiamo verso la macchina.

"Allora bambina, oggi pomeriggio ho provveduto alla tua iscrizione a scuola. Ho parlato con la segreteria, mi ha detto che non avrai molte difficoltà a recuperare quello che i ragazzi hanno fatto...la scuola è iniziata da poco più di tre settimane. Ti metterai in pari in pochi giorni. Ho provveduto anche ai tuoi libri di testo...l'unica cosa che dovrai scegliere sarà il corso pomeridiano che svolgerai. Inizierai la settimana prossima, tesoro." Mi comunica mentre io getto la carta in un cestino vicino.Annuisco e lo ringrazio. 

Per tutto il tragitto mi parlano del più e del meno, mi dicono che la scuola non è tanto lontana da casa e che potrò raggiungerla a piedi, che il giorno seguente potrò andare a comprare quello che mi serve e mi spiegano i loro orari lavorativi: i miei nonni possiedono una libreria e, nonostante abbiano il personale che copre ogni turno dato che ormai sono in pensione, li piace passare la giornata lì.

Quando arriviamo a casa mi mostrano la mia camera, quella che abbiamo sempre usato io e mia sorella quando venivamo a trovarli.

La camera è molto moderna, si addice molto al mio stile. Non cambierei nulla.

È molto grande, con tre pareti bianche ed una grigia. Sulla destra c'è una grande armadio che occupa tutta una parete.

Di fronte ad esso ci sono due letti singoli con un comodino che li separa; la nonna mi ha detto che se voglio posso spostarlo e unire i letti singoli per renderlo matrimoniale e penso che farò così.  Sulla parete alla sinistra dei letti c'è una scrivania nel quale sono già appoggiati i libri dei quali mi aveva già preannunciato il nonno. Al di sopra ha una mensolina nella quale ho già pensato di disporre i libri. Accanto alla scrivania è presente uno specchio a figura intera. L'altra parete da spazio alla porta finestra che permette di accedere al piccolo balconcino che affaccia sulla strada. 

"Ash tesoro, nel nostro studio c'è un computer, se vuoi puoi prenderlo e portarlo qui...noi non lo usiamo quasi mai." Mi avverte la nonna.

"Grazie nonna ma ho chiesto a mamma di spedirmi il mio." Mi avvicino al balconcino guardando la città che mi ospiterà per un po'. Sospiro sperando che mi vada tutto bene.

"Troverai la tua serenità Ash...te lo assicuro." la nonna da voce ai miei pensieri mentre mi raggiunge poggiandomi una mano sulla spalla.

"Ora vai a dormire...domani abbiamo tante cose di cui occuparci." Mi bacia la testa e se ne va chiudendo la porta.

Una volta sola, apro la valigia e ci frugo all'interno per cercare le mie sigarette. Apro la porta finestra e mi siedo per terra con le spalle al muro e lo sguardo rivolto al meraviglioso panorama.

Mi accedo una Camel e faccio un tiro. Quando la nicotina raggiunge i polmoni chiudo gli occhi godendomi quella sensazione. Dopo averli riaperti tengo i miei occhi rimangono fissi sulle luci della città e la mia mente pensa autonomamente, senza che io le dia il consenso. 

Le mie paure si insinuano di nuovo tra i miei pensieri diventando l'argomento principale su cui mi focalizzo. Ho paura di fidarmi di nuovo e poi rimanerci male, di far cadere quel muro che pian piano sto formando  permettendo di far entrare persone che prima o poi mi butteranno a terra. E saremo, quindi, punto e da capo. Ogni volta che succede non posso permettermi di cambiare città. Forse mia madre ha ragione: non sono in grado di affrontare le difficoltà. 

Penso però che l'unico modo per non essere feriti è non permettere agli altri di farlo e per riuscirci non mi devo legare a nessuno. Non mi farò amici, solo conoscenti per passare il sabato sera, per andare alle feste,  per mangiare con qualcuno a mensa durante la paura, per divertirmi ma niente di più.  Non saranno niente per me: solo conoscenti. 

Hold meWhere stories live. Discover now