Capitolo 11

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"Bambolina non scherzavo quando ho detto che sulla tavola fai pena." Mi prende in giro Caleb mentre usciamo dall'acqua.

"Cosa pretendi? è solo la seconda volta che faccio surf." Gli faccio notare. Abbandoniamo le tavole sulla sabbia e ci sediamo sopra di esse. Abbasso la mezza muta fino alla vita e noto che il suo sguardo vige attento sul mio corpo coperto solo dal costume da bagno.

Rimaniamo in silenzio per un po' con gli occhi puntati sul mare. Non è quel tipo di silenzio imbarazzante...al contrario, trasmette molta tranquillità. L'ultima cosa che mi sarei aspettata è stare qui con Caleb a godermi il tramonto, a volte sa essere la persona più irritante a questo mondo,  altre volte, invece la sua compagnia è davvero piacevole...come in questo momento.

"A che stai pensando?" Mi chiede. Giro la testa nella sua direzione e lo trovo a fissare i miei occhi i quali si incatenano subito ai suoi. Da quando ho conosciuto Caleb, poche volte abbiamo avuto una conversazione che può essere definita tale....più che altro abbiamo sempre avuto battibecchi abbastanza infantili.

"A niente..." Mento. In realtà sto pensando a quanto sia contrastante la sua personalità: si comporta molto spesso come un bambino e ciò mi fa pensare sia abbastanza immaturo ma, anche se raramente, mi permette di vedere un lato di se che mi dice tutt'altro: mi guarda con quegli occhi come se potesse leggermi dentro, come se avvertisse quando mento. Forse Adrienne ha ragione:  vuole mostrare agli altri una superficialità che in realtà è tutta apparenza...Caleb, forse, è più profondo di quanto pensassi.

"Sai che è impossibile pensare al niente?" Mi fa notare...non so cosa rispondergli, non voglio dirgli che sto pensando a lui...si darebbe ancora più arie di quanto già non lo faccia. Non ricevendo risposta lo vedo tirare fuori dalla tasca dello zaino il mio cellulare con il quale ci maneggia per un attimo.

"Ma che fai?" Gli chiedo sorpresa. In tutta risposta lo vedo mettersi in posa e iniziare a scattarsi una miriade di foto. La maggior parte di esse sono stupide e infatti guardando la sua faccia  fare espressioni idiote, non riesco a trattenere una risata.

Dopo circa un centinaio di foto, armeggia di nuovo con il cellulare e mi sporgo per vedere cosa sta facendo lui però si allontana per non farmi vedere.

"Dai...fammi vedere che stai facendo."  Cerco di prendere il mio cellulare ma lui lo allontana da me.

"Solo un attimo e....fatto." Lo gira nella mia direzione e noto una sua foto messa come sfondo del blocco schermo.

"Così ogni volta che prenderai il tuo telefono pensare oh mio dio quanto è bello Caleb!" Fa una vocina stridula tipica femminile nel mentre sbatte le ciglia velocemente e fa finta di arrotolarsi una ciocca di capelli proprio come fanno quelle ragazze che io preferisco denominare galline.

"Non so a che tipo di ragazze sei abituato ma di certo io non sono quel tipo di ragazza che sbava dietro ad uno come te." 

"Uno come me?"

"Si...sei quel tipico ragazzo che pensa che gli è tutto dovuto, che si sbatte una ragazza diversa ogni giorno e pensa che la bellezza sia tutto...non so se ho reso l'idea." Si rabbuia come se quelle parole l'avessero profondamente offeso.  Non dice niente...mi sarei aspettata una risposta tagliente, come è solito fare, che avrebbe sfociato in uno dei nostri tipici battibecchi.

"Si...l'hai resa benissimo. Ora andiamo, devo portarti a casa." Si alza, si mette lo zaino in spalla e prende la tavola.  La sua voce è del tutto diversa da quella che ha solitamente...sembra davvero se la sia presa.

"Avanti Caleb...non dirmi che ti sei offeso. Non fare il bambino." A quelle parole fa retro fronte. Cammina spedito verso la mia figura...noto dalla sua espressione che è arrabbiato. Quando mi arriva davanti lasci cadere la tavola sulla sabbia.

"Perchè non dovrei? Mi hai appena detto in altre parole che sono un superficiale arrogante di merda." Alza la voce. 

"Perchè non lo sei? Ti comporti come un bambino, non chiedi le cose gentilmente: qualsiasi cosa la imponi come se fosse un ordine, non prendi le cose mai seriamente...devo continuare la la lista?" Alzo anche io la voce e i nostri occhi bruciano dalla rabbia. Abbiamo dei caratteri tanto diversi quanto simili: nessuno dei due farà un passo indietro per stabilire una tregua, entrambi a tutti i costi vorremo avere l'ultima parola.

"Ashley tu non sei meglio di me. Ti permetti di giudicarmi senza conoscere...mi dai del superficiale e non capisci che lo sei anche tu nel momento esatto in cui ti fermi all'apparenza. Ora andiamo. Sono abbastanza stufo di discutere..." Mi lascia spiazzata, ha ragione e non ci avevo fatto caso al fatto che io non la sua reale personalità. Con me, però, si è comportato tale perciò non ho la minima intenzione di chiedergli scusa per qualcosa di cui non mi pento affatto.

"Non ho alcun tipo di voglia di salire su quella dannata moto con te."

"Ashley...non fare la bambina. Non farmelo ripetere un'altra volta."

"Non sei mio padre...resto qua, il più lontano possibile da te." Nell'esatto momento in cui le parole escono dalla mia bocca, mi rendo conto di essermi comportata davvero come una ragazzina infantile. 

"Non ti lascio qui da sola. Andiamo." In quell'attimo ho visto un velo di preoccupazione nei suoi occhi e una scarica di brividi mi ha percosso il corpo. Non ti lascio qui da sola...è una frase importante per me che di certo non mi è indifferente ma sono testarda e non voglio dargli la soddisfazione di vincere.

"Resto qua." Questa volta la mia voce vacilla rendendomi, ai suoi occhi, un po' insicura e questo è per il semplice fatto che quella frase mi ha fatto un certo effetto e lo so che è stupido però sono le piccole cose per me hanno un valore immenso.

Lo vedo sbuffare, chiude gli occhi per calmarsi e poi aprigli di nuovo. 

Si avvicina ancora di più a me, mi carica su una spalla e io lancio un gridolino di sorpresa. è ufficiale...è matto.

"Caleb, fammi scendere giù immediatamente." Muovo le gambe affinché lui possa mollare la presa ma, al contrario, lui tiene le braccia ancora di più ben salde sul mio corpo. Entra nel negozio di surf ed io vorrei sotterrarmi dall'imbarazzo.

"Ehy Nick...le tavole sono lì fuori. Te le avrei portate denreo ma ho un altro carico sulla mia spalla." Si riferisce a me mentre parla con il commesso del negozio il quale scoppia a ridere quando mi vede caricata come un sacco di patate sulla sua spalla.

"Non c'è problema. Andate pure." Ci congeda Nick e Caleb ci porta fuori.

"Caleb davvero...sto perdendo la pazienza. Lasciami andare subito." Non ricevo alcuna risposta. Lui continua a camminare come se fosse niente.

"Caleb...lo dico per te, ti verrà un'ernia se continui a portarmi in braccio." Provo la tecnica del mal di schiena ma fallisce miseramente dato che lui cammina fino ad arrivare alla moto sulla quale mi ci carica di peso. 

Sto per scendere quando si gira e mi fulmina con gli occhi

"Lascia che ti porti a casa e poi ti garantisco che le nostre strade non si incroceranno neanche per sbaglio." 


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