Capitolo 4

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Quando finisco di prepararmi mi prendo qualche secondo per guardarmi allo specchio: i capelli scuri scendono perfettamente lisci sulle spalle fermandosi circa sotto il seno. Ho deciso di truccarmi di più rispetto al make-up che uso per le ore mattutine: eye-liner nero, mascara, la solita base viso e rossetto rosso che rende le mie labbra ancora più vaporose di quanto già lo siano.

Per quanto riguarda l'abbigliamento ho scelto un body nero con una parte di tulle semitrasparente che arriva fino a sopra l'ombelico. Non è volgare: lascia semiscoperta solo la parte centrale del busto e le maniche. Sotto ho deciso di abbinarci un pantaloncino di pelle nero ed infine gli anfibi.

Aaron mi ha scritto che sarà qui a momenti, così approfitto per preparare la borsa per stasera infilandoci lo stretto necessario.
Il telefono squilla nell'esatto momento in cui lo infilo nella borsa perciò la riapro e lo tiro di nuovo fuori. È Aaron: mi informa che mi aspetta fuori.

Scendo di corsa le scale e passo dalla cucina per salutare la nonna.
"Ehy nonna, io vado. Non aspettarmi sveglia...ho le chiavi." Mi affaccio alla porta della cucina e lei si gira per guardarmi.

"Sei splendida...farai strage di cuori stasera bambina." Mi strozza un occhio con fare complice e io ridacchio.

"Lo dici solo perché sei mia nonna." Le bacio una guancia e poi mi dirigo verso la porta d'ingresso. Grido un saluto al nonno che è già in camera da letto. Non ricevo alcuna risposta...deduco non mi abbia sentito.

Quando esco i fari della macchina di Aaron mi abbagliano leggermente ma mi abituo subito alla luce.

"Ehy bellezza." Mi saluta non appena prendo posto in auto.

"Ehy." Fa retromarcia e imbocca la strada principale. Accende poi la radio lasciando la prima canzone che passa. Il volume non è molto alto e alla maggior parte delle persone la cosa andrebbe bene ma invece io ho una voglia matta di mettere una bella canzone a tutto volume e sporgermi da finestrino e cantarla a squarciagola.

Non lo faccio però...non lo conosco ancora e non so se potrebbe dargli fastidio un gesto del genere.

"Non doveva esserci anche tua sorella?" Domando giusto per introdurre un argomento.

"Lei è già al locale. È andata un po' prima con il suo ragazzo. Lui lavora lì ed il suo turno è iniziato circa un'ora fa. Lei lo accompagna la maggior parte delle volte per tenergli compagnia ma io immagino che la vera ragione sia per tenere sottocchio tutte le ragazze che li ronzano intorno." Alza gli occhi al cielo con fare divertito.

"È così tanto gelosa?"

"No, in realtà no. È solo molto insicura di se stessa e pensa che una ragazza più bella di lei possa rubarle il fidanzato." Mi racconta picchiettando le dita sul volante a ritmo di musica.

"L'insicurezza è una brutta cosa...la capisco."

"Già. Il problema è che lei è davvero bella fuori e soprattutto dentro. Mi manda in bestia il fatto che non se ne rende conto. Persona migliore di lei non l'ho mai trovata. Voglio che la mia futura ragazza sia come lei..." Aaron parla di sua sorella con il luccichio negli occhi, ogni fratello dovrebbe parlare della propria sorella così.

Ed è in momenti come questi che vorrei avere un bel rapporto con mia sorella esattamente come ce l'ha lui.
Io e lei non siamo mai andate particolarmente d'accordo. Ci siamo sempre tollerate ma non abbiamo mai avuto un rapporto molto intenso. Non ci siamo mai raccontato segreti e cose simili. Abbiamo sempre vissuto la nostra vita senza intralciare quella dell'altra.

"È una cosa molto bella..." Mi limito a dire. Ci sono delle circostanze nelle quali non so mai cosa dire...questa è una di quelle. Non sono brava con le parole in genere, difatti preferisco sempre dimostrare invece che promettere cose a vanvera che prima o poi so andranno infrante.

Nell'arco di un quarto d'ora arriviamo al locale. Aaron parcheggia la sua auto non troppo lontano e ci incamminiamo verso l'entrata.
Noto subito la grande scritta "blackout" che predomina l'edificio...il locale si chiamerà così. La musica è alta e si sente già da fuori.
L'adrenalina inizia a salirmi e riconosco la tipica sensazione di spensieratezza che provavo ogni volta che mettevo piede in locali come questi.

Una volta entrati, Aaron mi indirizza verso il bar mentre attraversiamo la pista da ballo stracolma di persone che si muovono a ritmo di musica.

Nel frattempo porto il tempo con la testa non vedendo l'ora di andare in mezzo alla pista.
Quando Aaron si ferma davanti al bancone un gruppo di ragazzi ci saluta

"Ragazzi vi presento Ash...si è appena trasferita. Ash loro sono Adrienne, Bryan, Cameron, Ella e Caleb." Tutti accennano un "Ehy" altri un "Ciao" e così via.
Il ragazzo dietro al bancone, quello che presuppongo sia Cameron, mi chiede cosa prendo da bere. Io gli rispondo che prendo una birra. Sa benissimo che non ho l'età giusta per bere ma nonostante ciò mi serve lo stesso quello che ho chiesto.

Quando Caleb si alza per andare non so dove perciò  prendo il suo posto tra Adrienne e Bryan.

"Allora Ash...cosa ti porta qui?" Mi domanda Adrienne dopo un po'. Questa era la domanda che decisamente volevo evitare ma prima o poi sapevo che sarebbe arrivata.

"Avevo la necessità di cambiare aria." Taglio corto.

"Le piccole cittadine a volte possono iniziare a stare strette." Mi dice lei.

"Già." Mi porto la bottiglia alla bocca e bevo un altro sorso di birra nella speranza cambino discorso.

Il mio desiderio si avvera, infatti Aaron mi spiega che Adrienne è sua sorella e Cameron il suo ragazzo. Mi spiega anche che l'ha conosciuto in università. L'ha introdotto poi nel gruppo facendogli conoscere gli altri.
Mi spiega che loro due sono i più grandi: Bryan, Caleb, Ella e Adrienne sono ancora all'ultimo anno di liceo esattamente come me. 

"Quella è la mia sedia." Dice una voce alle mie spalle con aria burbera. Gli altri rivolgono a lo sguardo alla figura così mi volto anch'io.

"Come, scusa?" Rispondo alzando un sopracciglio quando mi rendo conto che Caleb parla con me guardandomi con sufficienza. 

"Non hai sentito? Ero seduto io poco fa..."  Indica la sedia con un gesto della testa. Ora che me lo ritrovo  faccia a faccia noto sia veramente un bel ragazzo. Bello probabilmente è fin troppo riduttivo: ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, decisamente molto più alto di me e ha un fisico ben piazzato. 

"Hai detto bene: Eri. Tempo passato. Dal momento in cui ti sei alzato non è più 'la tua sedia'." Mimo le virgolette con le mani quando dico "la tua sedia" per utilizzare le sue esatte parole. Sento alcuni ragazzi dietro sghignazzare...queste situazioni piacciono sempre a tutti. 

"Oh avanti Caleb, lasciale la sedia." Interviene Aaron affiancandosi a me. Per quanto mi faccia piacere il fatto che abbia preso le mie difese, so tranquillamente occuparmene da sola senza il suo aiuto. Non glielo faccio presente solo perché sono troppo occupata a reggere lo sguardo di Mister "ridammi la mia sedia".

"Stanne fuori Aaron. Non fare il gentiluomo di sto cazzo, tanto non te la da lo stesso." Smette di guardare me per puntare il suo sguardo sulla figura accanto a me. 

Non riesco a credere che stiamo discutendo per una sedia. Inevitabilmente mi viene da ridere per la battuta che Caleb ha appena fatto. Cerco di non darlo a vedere perché non voglio dargli la soddisfazione di aver riso ad una sua battuta. 

"Okay senti, io non voglio entrarle nelle mutan-" Con la mano faccio segno a Aaron di tacere. I miei occhi sono fissi su Caleb ed i suoi su di me. Entrambi abbiamo sguardi di fuoco come se ci fossimo fatti il torto peggiore di sempre, quando in realtà stiamo discutendo solo per una stupida sedia ma quando entra in gioco la prepotenza esco fuori di me. Odio gli sbruffoni e ho già capito che questo tipo davanti a me è uno di quelli.

"Caleb giusto?" Lui fa un cenno con la testa come per dire si. In realtà il suo nome me lo ricordavo benissimo ma faceva più figo fare finta di non ricordaselo...

"Quanti anni hai Caleb? 4 per caso? Ricordo che mi comportavo esattamente come te quando andavo all'asilo. I bambini si accontentano sempre...perciò tieni la tua sedia. Io vado a ballare." Gli avvicino la sedia con un calcio nella speranza di colpirlo ma la blocca prontamente con la mano senza alcuna difficoltà. 



Hold meWhere stories live. Discover now