Capitolo 13

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I giorni successivi non furono per niente facili. I ragazzi furono interrogati dai poliziotti su quello che era successo e a quanto pare erano i testimoni chiave per il processo della nota banda dei ladri di tesori. Sicuramente grazie alla testimonianza di Leonardo, Ginevra, Nicole, Alex e Pierrick la banda sarebbe finita in prigione per molto tempo, forse per anni.

Anche se dovevano sentirsi felici che la storia stesse giungendo al termine, sapere che Matilde era ancora in coma non aiutava. Prima del processo Ginevra, Leonardo e Alex andavano a farle visita e le raccontavano cosa fosse successo quella fatidica sera e vari aneddoti, ma faceva a tutti impressione vederla in quello stato. Per lo più riuscivano a resistere venti minuti prima che Ginevra scoppiasse a piangere stritolando in un abbraccio i poveri Leonardo e Alex, per poi uscire in tutta fretta dall'ospedale. Allora Alex li portava a mangiare una macedonia di frutta in un bar in riva al mare, assistendo ai lanci di pezzi di kiwi e fragole da parte di Roberto, che cercava di colpire qualche gabbiano senza successo. E i giorni passavano così fino al processo.

Quel giorno Ginevra si mise una maglietta blu e dei pantaloni azzurri, abbinandoli con dei sandali intrecciati e a un braccialetto in argento. "Gin, dobbiamo andare ad un processo, non a una sfilata di moda" disse Leonardo entrando nella camera. Per dimostrare la sua sobrietà in fatto di vestiti, si era messo una semplicissima camicia bianca e jeans blu. "Senti coso, oggi mi vesto così anche per Mati. La rappresento. Quindi non rompere" disse Ginevra entrando in bagno. Prese un rossetto e dell' eye-liner dal beauty case, e dopo il momento trucco uscì dal bagno semplicemente splendida. Trovò Leonardo steso sul letto a testa in giù mentre lanciava insulti non meglio identificati al telefono. "Esattamente che stai facendo?" chiese Ginevra mentre incrociava le braccia al petto. "League of legends. Non capiresti" disse Leonardo mentre spegneva il telefono. Ginevra alzò le spalle e poi spinse il ragazzo fuori dalla stanza e dall'hotel, dove Lorenzo ed Elena li aspettavano in macchina.

"Esattamente dove si trova il tribunale?" chiese Ginevra entrando nella vettura. "Non preoccuparti: a questo ci ha già pensato Pierrick. Ci ha dato l'indirizzo" disse Elena sorridendo, mostrando con orgoglio un foglietto che teneva tra le dita. "E qui vicino, quindi non arriveremo neanche in ritardo se siete preoccuparti per questo" disse Lorenzo ridendo divertito. "Papà, non me lo dici mai quando ho una verifica a scuola!" esclamò stupito il ragazzo. "Infatti lo scrivo sempre in agenda su telefono!" ribattè Elena. Mentre conversavano arrivarono finalmente davanti al tribunale, un edificio in legno scuro che gli conferiva un aspetto austero e lugubre piuttosto che un luogo dove la giustizia trionfava la stragrande maggioranza delle volte. Lorenzo parcheggio davanti, e ringraziando per il passaggio, Ginevra e Leonardo salirono su per la scalinata sperando di vincere il processo anche per Matilde.

L'aula delle udienze era piuttosto fresca, anche se la luce del sole pomeridiano entrava dalle enormi finestre da un lato della sala. Alex, Nicole e Pierrick erano seduti al banco dei testimoni, quindi Ginevra e Roberto si affrettarono a raggiungerli. "Come va?" chiese Leonardo sedendosi. "Tutto bene. Stranamente stanotte ho dormito bene" rispose Nicole. "Dopo venti tazze di tisana" ribattè Alex. Ginevra scoppiò a ridere rumorosamente, ma dovette fermarsi subito quando vide il giudice entrare.

Era un uomo dai capelli bianchi e dagli occhi buoni e saggi, che stonavano molto con la lunga toga nera. L'intera sala si alzò in piedi e si sedette ad un segno del giudice. "Buongiorno a tutti. Siamo qui per il processo contro il noto gruppo di ladri di tesori, che è accusato di diversi furti di reperti storici negli ultimi vent'anni. Tutti i testimoni sono presenti?". Sia i ragazzi che i ladri annuirono. La ragazza, Electre, era ancora in ospedale in terapia intensiva dopo che il proiettile gli aveva quasi colpito lo stomaco, ma al suo risveglio sarebbe stata aggiornata sulle ultime notizie e arrestata come il resto dei suoi compari. Non sarebbe stata molto felice del risultato finale ma doveva pensarci bene prima di entrare in una banda di ladri e uccidere delle persone innocenti.

"Bene. Iniziamo" disse il giudice Appellos sedendosi. Prese dalla sua valigetta alcuni fogli e iniziò a leggere le varie accuse: omicidio, tentato omicidio, truffa incallita, proprietà di armi improprie... gli imputati se ne stavano zitti ascoltando le varie accuse a capo chino, mentre Alex, Ginevra e Leonardo si guardavano sorridendo tra di loro. Il processo sarebbe andato benissimo, se lo sentivano.

L'udienza era finita da qualche minuto. I ragazzi avevano vinto e la banda era finita in prigione per i successivi quindici anni: un bel traguardo. Anche se le era difficile immaginare che fosse finito, Ginevra era tutta sorridente a godersi il sole, con una sensazione di orgoglio misto a gioia. "Meglio delle vittorie su Call of Duty" disse Leonardo. Alex e Ginevra sorrisero, anche entrambi non sapevano di che stesse parlando.

"Ehi, ragazzi, come sta andando il dopo vittoria?" chiese Nicole avvicinandosi. Aveva un espressione rilassata e un sorriso di vera gioia stampato in faccia, mentre il vestito bianco che aveva indossato si muoveva leggermente per via del venticello leggero che c'era: sembrava quasi una dea greca che si vedevano raffigurante negli affreschi conservati nei musei. Una dea Artemide quasi, ma senza arco e frecce e con i capelli neri che ondeggiavano tranquillamente al vento.

"Oh yes! Non puoi capire! Ma aspe... dov'è Pierrick?" chiese Leonardo, accorgendosi all'improvviso che l'uomo non c'era. "È andata da Matilde per darle la notizia. Ci è andato appena è finita la sentenza" spiegò Nicole. "Nel mentre andiamo al bar qui davanti? Vendono dei buonissimi frullati" disse Ginevra mentre apriva gli occhi, cercando di riprendersi velocemente dalla dormiveglia in cui era finita. "Certamente: un premio ben meritato per una vittoria del genere. E non preoccupatevi, pago io" dichiarò Alex felice.

"Ehi Mati, ti senti meglio? Sai che abbiamo vinto l'udienza?" disse Pierrick a bassa voce. Quando era arrivato l'infermiera che si occupava di Matilde l'aveva riconosciuto come l'uomo che l'aveva portata in urgenza in ospedale, e quando Pierrick aveva chiesto se poteva farle visita la donna aveva accettato. E ora sedeva in una sedia troppo piccola per lui, mentre stringeva la mano di Matilde come se fosse una bambina piccola: era strana come scena, ma era altrettanto tenero vedere quell'omone che cercava di parlare senza successo a una ragazza sotto sedativi.

"Abbiamo vinto, è sinceramente ne sono felice, ma non so perché ma sono anche triste: perché so che Emma non tornerà più, perché Alex e Nicole non avranno più un punto di riferimento, e perché so che se non ti svegli Alex si sentirà ancora più in colpa per aver perso qualcun'altro senza aver potuto far qualcosa ... Diavolo, sono solo dei ragazzi, non dovreste vivere tutto questo. Non è una cosa normale" disse Pierrick. Era così triste nell elencare tutti quei motivi, e nel vedere il viso freddo e immobile di Matilde lo fece scoppiare in lacrime. Quelle lacrime contenevano tutte le forti emozioni provate in quei giorni, dal dolore alla rabbia al sollievo di avercela finalmente fatta, che caddero copiosamente sul suo completo elegante e sulle coperte del lettino d'ospedale . Poi spalancò gli occhi per lo spavento e chiamò in fretta le dottoresse. Matilde aveva bisogno di aiuto.

"Quanto buono! Leo, com'è il tuo?" chiese Ginevra. Leonardo, intento a sorseggiare il suo frullato alla fragola, alzò il pollice. "L'avevo detto che era buono" disse Nicole mentre mangiava alcuni dolcetti al cioccolato. "Secondo voi che gusto avrebbe preso Matilde?" chiese Alex, con uno sguardo triste nascosto dietro un sorriso fintissimo. "Sicuramente cioccolato. O albicocche. O fragola. Non saprei" disse Ginevra, troppo intenta a bere il suo frullato.

Poi si strinse la testa con le mani, facendo quasi cadere il bicchiere. "Cervello ghiacciato!" gridò. "Deficiente" disse Leonardo. In tutta risposta l'amica lo colpì con il menù, centrando malamente l'occhio sinistro. Leonardo lanciò un piccolo urlo di sorpresa prima di guardare malissimo l'amica. Nicole e Alex risero, poi Nicole prese il telefono dopo che una strana canzone greca partì a tutto volume.

"Ma che è?" chiese Leonardo. "Non rompere, è la mia suoneria" disse Nicole. Si mise il telefono all'orecchio e iniziò a parlare con l'utente che l'aveva contattata: "Si?... Si siamo tutti insieme... che è successo ... va bene! Va bene!". Mise in viva voce e appoggiò il telefono sul tavolino.

"Ciao ragazzi, sono Pierrick". "Yo Pier come va?" chiese Leonardo. "Tutto bene, tutto bene. Sono ancora all'ospedale. Vi consiglio di venire qui, ci sono nuove notizie sulla salute di Matilde". I ragazzi si irrigidirono. "È successo qualcosa?" chiese Ginevra preoccupata. "Si. Finalmente si è svegliata"

Vacanze all'isola dei fioriWhere stories live. Discover now