Capitolo 9

17 4 2
                                    

I paramedici portarono in tutta fretta Matilde in sala operatoria, mentre la ragazza se ne stava ad occhi chiusi cercando a modo suo di sopravvivere.
Alex la guardò scomparire oltre le porte della sala operatoria, con il viso pallido e gli occhi sgranati. Teneva in mano il Cluedo e l'orso verde che aveva vinto al tiro a segno , mentre la maglietta era sporca del sangue di Matilde.

Ginevra, Leonardo, Pierrick e Nicole lo guardavano preoccupati senza sapere che fare. Oltre ad aver scoperto che la madre fosse morta, non potevano sapere come si sentisse dopo che Matilde fosse stata colpita, forse mortalmente, davanti a lui. Nicole si avvicinò lentamente al fratello. "Vuoi qualcosa?" chiese gentilmente. Alex scosse la testa. Nicole guardò preoccupata il padre. Pierrick mimo' la frase :"Lascialo tranquillo". "Forza, andiamo a sederci" disse Ginevra prendendo Alex per la mano e portandolo a una sedia. Alex la segui come uno zombie, strisciando i piedi e con le braccia lungo i fianchi.

Non diceva nulla e gli occhi erano sempre fissi in un punto nel vuoto, rendendogli la faccia un blocco di marmo. Non si accorse nemmeno che Pierrick gli aveva posato un braccio sulla spalla e che Nicole gli teneva con dolcezza la mano. "Ehi Pierrick, ho chiamato i miei genitori e anche quelli di Matilde. Cercano di venire qui il prima possibile prendendo il primo volo disponibile" disse Ginevra. Aveva il volto disteso e gli occhi non erano sereni e scherzosi come qualche minuto prima, ma piuttosto come uno che stesse per piangere da un momento all'altro. "Perfetto" disse Pierrick.

Nessuno disse più niente. Neanche Leonardo, di solito sempre scherzoso, non riusciva a dire niente. Pensava a come sarebbe stata la sua vita senza prendere in giro Matilde. Ripensò a quella volta che per poco avevano distrutto un semaforo con alcune bottiglie e accendini. Ripensò alle lunghe nuotate al mare fatte in estate o ai gossip di classe. Se Matilde fosse... non riusciva nemmeno a dirlo. Matilde non poteva andarsene, non doveva! Leonardo si alzò di scatto. Ginevra lo fissò. "Faccio un giro" disse Leonardo allontanarsi in fretta.

Si avviò verso le macchinette e prese un sacchetto di patatine. Si sedette per terra e iniziò a mangiarle senza gustarle. Iniziarono a pizzicargli gli occhi per via delle lacrime e singhiozzo piano. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto uccidere Matilde? Che avevano fatto di male? Poi gli venne un'idea. E se fosse che non dovevano scoprire il cadavere della mamma di Alex? "Ok Leonardo calmati e ripensa a tutto quello che hai scoperto: l'anno scorso hanno scoperto un relitto con dentro alcuni reperti e delle monete antiche. Poi le monete sono scomparse insieme ad uno scienziato e alla madre di Alex e Nicole. Oggi gli abbiamo ritrovati vicino al relitto. Cosa ci facevano li? Cos'era successo? E soprattutto, dove si trovano le monete?". Leonardo ripensò alle tre Motivazioni Assolute degli Ominidi, abbreviato in MAO: la vittima poteva essere stata uccisa per soldi, per droga o per aver scoperto qualcosa che non doveva. Se era così, sicuramente i ragazzi stavano scoprendo un po' troppo e qualcuno, forse lo stesso assassino di Emma, voleva ucciderli.

"In effetti Alex e Matilde si trovavano sulla strada principale. Se l'assassino avesse voluto uccidere tipo me o Ginevra sarebbe dovuto entrare nella festa e le vie di fuga sarebbero state limitate dalla gente impanicata" pensò. Quindi le prossime vittime sarebbero state lui, Ginevra e Alex. Forse anche Nicole e Pierrick. Pensò di andarlo a dire ma erano tutti sconvolti per pensare al caso. Si afflosciò sul pavimento completamente demotivato.

Ginevra non era in condizioni migliori dell'amico: era come se tutte le forze fossero scomparse nel giro di qualche secondo lasciandola inespressiva a guardare una mosca volare in giro per il corridoio. Alla faccia della bella vacanza in Grecia. Manco doveva andarci in quella cavolo di isola. Potevano andare benissimo in Sardegna, ma no, andiamo in un'isola dove ti ammazzano nel giro di qualche ora. Tamburello' nervosamente la mano sulla coscia. Prese il telefono e iniziò a guardare un po' i social, ma vedendo tutte le foto simpatiche si innervosì'. Lo chiuse di scatto e si alzò. "Vado a fare un giro" disse. Corse fuori dall'ospedale e ispirò profondamente. La pioggia era peggiorata in fretta tanto da fradiciarla in meno di un secondo. Guardò stizzita le sirene delle ambulanze che riflettevano in giro dei riflessi blu e rossi, il via vai di infermieri e persone all'interno dell'ospedale e i rumori della festa del paese si lentamente si spegnevano in lontananza.

Ginevra iniziò a piangere disperata, non riuscendo più a trattenersi. "Sei una stupida Mati!" urlò con tutta la voce che aveva in gola. Non doveva morire in quel modo, Ginevra doveva ancora migliorarle l'armadio, che diavolo! E poi dovevano ancora torturare Leonardo, o a cercare di non bruciare le torte durante i pigiama party. E la patente! Potevano fare un giro di tutta l'Italia soltanto guidando, provandoci con i ragazzi fighi o abbuffandosi di pizza. E Ginevra doveva pure diventare la miglior pianista di sempre, esibendosi all'interno dei ristoranti guadagnando abbastanza soldi per entrambi. Se fosse pure riuscita a partecipare a Xfactor uno dei suoi sogni si sarebbe esaudito, ma almeno Matilde doveva essere lì presente per supportarla.

"Ehi Gin, tutto bene?" . La ragazza si voltò verso Alex. Aveva ancora gli occhi persi nel vuoto e le braccia lungo i fianchi, ma a quanto pare si era preoccupato ed era venuto a vedere se Ginevra stesse bene. "No che non sto bene. La mia amica potrebbe morire e non so nemmeno il perché" disse Ginevra. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, provando a calmarsi senza tanto successo. Che pizza. "Io invece ero lì ma non sono riuscito a salvarla. Potevo aiutarla o comunque mettermi in mezzo ma non ho fatto niente. Potevo fare benissimo fare qualcosa, dovevo morire io al posto suo. Ma non stavo capendo che stesse capendo, e quando ho capito ... lei era già a terra" disse Alex. Grosse lacrime iniziarono a scendere lungo le guance. "Dovevo morire io" ripeté. Poi lanciò un urlo sovrumano pieno di dolore, rabbia e frustrazione. Ginevra lo guardò sconvolta. "Ehi calmati" disse lentamente.

Si avvicinò ad Alex e gli appoggiò la mano sulla spalla. In tutta risposta il ragazzo l'abbraccio. Continuava a singhiozzare disperato e Ginevra lo compativa: aveva scoperto nel giro di qualche ora non solo la morte della madre ma qualcuno aveva cercato di uccidere Matilde davanti a lui. Era già tanto per un adulto, figuriamoci per un ragazzo. "Ragazzi!".

Quella volta era Leonardo, che quando fu abbastanza vicino ai due, smise di correre e iniziò a riprendere fiato per la corsa appena fatta. "Che succede?" chiese allarmata Ginevra. "Ho una teoria sul perché stanno cercando di ucciderci" disse Leonardo. Alex si drizzò all'improvviso e afferrò per le spalle il ragazzo. "E quale sarebbe?" chiese. Leonardo lo guardò un po' confuso, poi disse:" Avete presente che le cause principali di un omicidio sono soldi, droga o l'aver scoperto troppo?". "E che c'entra scusa?" chiese Alex.

Ginevra capì al volo quello che intendeva l'amico. "E se fosse per questo che Matilde è in sala operatoria a farsi togliere un proiettile? E se avessimo scoperto un po' troppo?". Si guardarono tutti e tre. In effetti quella teoria reggeva. "E come ti è venuta in mente?" chiese Ginevra. "Poco fa quando ero andato alle macchinette. Ho messo a posto i vari punti ed è uscito questo. Solo che pensavo che foste abbastanza sconvolti per ascoltarmi" ammise Leonardo imbarazzato. "E invece hai fatto bene. E sai una cosa? Credo che dobbiamo andare a leggere il diario di mia madre. È arrivato il momento per scoprire cos'è successo l'anno scorso" disse Alex con determinazione. "Si è rianimato in fretta" pensò Ginevra sorpresa. "Beh, allora che stiamo aspettando? Andiamo da Pierrick e facciamoci portare a casa tua. Questa indagine dobbiamo risolverla anche per Matilde" disse Leonardo convinto. Ginevra e Alex furono d'accordo e i tre corsero all'interno dell'edificio.

Nell'oscurità, di fianco ad un'ambulanza dell'ospedale, una figura sospirò scocciata. La situazione era peggiore del previsto: il capo non sarebbe stato molto felice. Mise via la pistola e scomparve tra le stradine della città.

Vacanze all'isola dei fioriWhere stories live. Discover now