Capitolo 17

13 4 2
                                    

L'unica cosa che Alex notò era che Matilde aveva le labbra morbide. Non avvertì che la ragazza gli avesse intrecciato le braccia intorno al collo né le urla di gioia da parte di Ginevra e Leonardo . Forse anche Nicole stava sorridendo dalla gioia, ma se lo era non lo stava dando a vedere.

Poi con lentezza Matilde si staccò da lui e gli disse una frase tipo: "Non volevo lasciarti senza fare o dire niente, scusami". O forse era: "Meglio se lo facevo ora o sennò mi sarei pentita a vita". Non lo seppe mai visto che era rimasto scioccato come non mai.

Sentì che Matilde gli metteva qualcosa di sottile nella tasca dei pantaloni, forse un biglietto o un braccialetto, e come in un sogno la vide allontanarsi e salutarlo.

Vide se stesso che restituiva il saluto e la vide sparire per sempre all'interno del Gate, accompagnata da Leonardo, Ginevra e dai loro genitori.

"Cos'è appena successo?" pensò stupito. Matilde non poteva averlo appena baciato no? Forse lo aveva solo abbracciato e si era immaginato tutto. Ma voltandosi verso la sorella capì che non era così: era successo davvero, si erano appena baciati davanti a migliaia di persone in un aeroporto e poi si erano lasciati con lei che stava per tornarsene a casa.

"Mi pare di aver appena fatto un sogno. Un sogno molto strano ma stupendo" pensò mentre guardava l'aereo diretto a Milano mentre prendeva il volo. Lo fissò allontanarsi fino a quando divenne un puntino e scomparire definitivamente dalla vista. Alex rimase ancora lì fermo a guardare il cielo senza nuvole dalle enormi vetrate con il corpo e la mente completamente immobilizzati per lo shock.

"Perfetto, ora possiamo andare. Alex?" disse Nicole all'improvviso. Era ancora stupita e gioiosa per quello che era successo, ma si preoccupò quando vide che il povero ragazzo era ancora immobilizzato per lo shock, con il viso in fase di elaborazione. Se si concentrava poteva pure sentire la canzone della Window in sottofondo.


"Ehi Nicki cosa facciamo?" chiese Pierrick preoccupato. "Dovremo portarlo in macchina a forza. Tu prendi un braccio, io l'altro" disse Nicole. Sembrava un generale che dava gli ultimi ordini prima di mandare i propri soldati a morire nel campo di battaglia, o secondo il pensiero di Pierrick -ritornato a vent'anni prima quando era ancora un bel giovane- del capo della banda Oì kynigoí, i cacciatori, che urlava a destra e a manca ordini brutali.

Pierrick non ci aveva mai fatto parte, così come i fratelli e i cugini, ma li vedeva sempre in giro a prendere in giro persone o a rapinare negozi. La metà doveva essere finita in prigione da parecchio tempo ormai. Ma nel vedere la figlia afferrare Alex con durezza mista a non so che di fraterno gli fecero tornare in mente la legge di fratellanza che aveva il capo banda Erastos verso il resto del gruppo. "Coincidenze notevoli" pensò stupito.

"Papà, tutto a posto? Non dirmi che ti sei incantato anche tu" chiese Nicole con voce squillante. "No tutto bene, scusa" disse Pierrick afferrando Alex dall'altro braccio. E insieme lo portarono fuori dall'aeroporto e poi in macchina, sotto gli sguardi stupiti delle altre famiglie.

"Sono un deficiente. Dovevo dire qualcosa, ma noooo! Rimaniamo fermi come un pesce lesso!" sbottò Alex innervosito. "E vabbè Alex, ormai è successo, non rimuginarci sopra!" disse Nicole mentre mangiava il proprio pezzo di torta. Si erano fermati ad una pasticceria a comprare qualcosa da mangiare, e mentre i due ragazzi mangiavano una fetta di torta alla mela- morbida e con un forte retrogusto di mela e cannella - Pierrick era andato a fregare delle bottiglie d'acqua da un supermarket lì davanti.

Vacanze all'isola dei fioriWhere stories live. Discover now