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"Sai Erin, hai proprio un aspetto orribile" mi disse Smith.

"Perché non hai visto la tua" scherzai ridendo, ma anche quel gesto mi fece male.
"Tra poco rientreranno lo spilungone e il palestrato per continuare da dove hanno lasciato... e forse ho un idea" gli sussurrai.

"Scommetto che farà male vero?" disse lui sarcastico.

"Può darsi, ma se vogliamo uscire da qui dobbiamo muoverci perché non so quanto resisteremo ancora e la tua gamba è messa parecchio male" dissi facendomi seria.

"Anche tu sembra che non stia affatto bene"

"Io sto bene, mi hanno fatto di peggio" dissi sovrappensiero, lui mi guardó con uno sguardo che non compresi e alla fine annui.

"O la va o la spacca allora" disse dopo che gli ebbi spiegato il mio piano.

I due, come avevo già predetto, rientrarono portando con loro qualche nuovo attrezzo per torturarci e quando mi fecero spostare dalla sedia per portarmi in un altro lato della stanza, Smith iniziò a provocarli e usai questo loro attimo di distrazione per afferrare lo spilungone da dietro e stringere sul suo collo con la corda che avevo legato ai polsi.
Il palestrato accortosi di quello che stavo facendo, lasció perdere Smith e venne verso di noi, lasciando così incustodite le armi che avevano lasciato sopra un tavolo.
Continuai a stringere lo spilungone e quando il palestrato mi fu quasi addosso, rialzai le braccia e gli spinsi con un calcio lo spilungone davanti. Dopodiché iniziai a lottare con il palestrato mentre lo spilungone riprendeva fiato e vidi Smith che stava tagliando le corde che lo bloccavano.

"Voi donne siete tutte uguali" sbottó il palestrato.

"E voi fissati con i muscoli, siete senza cervello" lo provocai assestandogli un calcio dritto dritto nelle parti basse. Lo spilungone ripartí alla carica tirando fuori un coltello che puntava dritto verso di me, ma per fortuna riuscí a schivarlo più o meno, dato che mi colpí su un braccio, e gli feci cadere l'arma a terra.

"Sai... sono stata in guerra e lasciatelo dire, per torturare le persone fai davvero pena" dissi innervosita dandogli una spinta forte con un calcio facendolo cadere a terra.

"Sarà meglio non farti mai arrabbiare"scherzó Smith prima che tirassi un calcio al palestrato facendogli perdere i sensi.

"Smith lega lo spilungone, io penso a questo" dissi, ma prima mi feci tagliare le corde ai polsi e poi dopo aver legato i due per bene aprimmo la porta per vedere se ci fosse qualcuno.

"Aspettami qui"

"Erin no, non ti lascio da sola" mi bloccó lui.

"Smith non puoi correre con quella gamba, faccio solo un giro e poi torno a prenderti" dissi e senza aspettare risposta feci un giro di ricognizione e quando vidi che non c'era nessuno tornai da Smith.

"Appoggiati a me" dissi e lentamente lo trascinai fuori.

"Ma dove diavolo siamo" sbottó Smith vedendo che intorno a noi c'era solo freddo, neve e alberi innevati.

"Bella domanda... vieni siediti qui" dissi indicandogli un punto non ricordo di neve. Guardai la sua gamba e poi lui.
"Ti fa male?"

"Non più del necessario, ma sarà abbastanza difficile andare via di qui... ti rallento Erin"

"E con questo? Siamo una squadra e non ho intenzione di lasciarti qui.. in più quei due devono avere un auto nei paraggi, non credo che vivano qui" gli feci presente guardandomi intorno, quando un rumore di elicottero mi fece alzare gli occhi al cielo e poco dopo delle auto me lo fecero riabbassare.
Persi la concentrazione solo per un attimo, un attimo che bastó a qualcuno per atterrarmi.

"Ma che?!" Mi uscí da dire prima di iniziare a lottare con un'altro tipo.
"E tu da dove cazzo esci?" dissi spostando la testa di lato per evitare un pugno in faccia, provai a ribaltare la situazione e nonostante i dolori e le ferite ci riuscí.
Lo bloccai sotto di me e lo fissai, poi sentí dei passi e in un attimo fummo circondati. Un'agente si avvicinó e puntando la pistola al tipo mi fece spostare.

"C'è ne avete messo di tempo" dissi appena vidi Boyd e il capo.

"Woods sta arrivando l'ambulanza, Smith tu come stai?" Domandó poi allontanandosi e andando da Smith.

"Non sai quanto siamo stati in pensiero" ammise Boyd, prima che vidi qualcuno correre verso di me.

"Oh...dio ...grazie ...sei viva" furono le parole di Jude.

"Bé si, anch'io sono felice di rivederti" provai a scherzare prima che il mio sguardo si posó alle sue spalle e Zoe arrivó.
Si inginocchió avanti a me e mi guardó, ma poi fece qualcosa che mi sorprese. Mi abbracciò. Forte.
E non mi importó del dolore in quel momento, mi godetti l'abbraccio senza proferire parola.

"Woods, Smith l'ambulanza è arrivata" disse Boyd. Zoe si staccó da me e mi aiutó ad alzarmi insieme a lei, che aveva avuto l'accortezza di non rovinare quel momento.

"Sai Erin, la tua faccia sta meglio di quando hai partecipato alle risse clandestine" disse il cretino del mio migliore amico.

"Questo mi fa davvero piacere" scherzai.

"Capo ci sono due tizi dentro" lo avvisai anche se ero sicura avessero già controllato.

"Qui ci pensiamo noi.. tu ora vai in ospedale e questo è un ordine"

"Si signore" risposi e sentí Zoe ridere.

"Sai si è capito tale e quale che era una presa in giro"

"Credi se ne sia accorto?" Lei scosse solo la testa e poi i paramedici presero a farmi domande, tastarmi ovunque e alla fine partire.
Ovviamente in tutto questo Zoe salí in ambulanza con noi e mi guardó per tutto il tempo. Dio se era bella.
Pensai prima che il paramedico mi strappasse la maglia iniziando a disinfettare le varie ferite e bruciature.

"Cosa ti hanno fatto" sussurró Zoe, forse per non farsi sentire, ma io la sentì forte e chiaro.
E alla fine spostai lo sguardo, odiavo farmi vedere in quello stato.

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