42

4.6K 148 0
                                    

4 MESI DOPO

"C'è ne avete messo di tempo" dissi a Smith.

"Che vuoi che ti dica, volevamo goderci lo spettacolo" scherzó lui mentre altri agenti attorno a noi arrestavano tutta l'organizzazione.
In quei mesi avevo raccolto informazione, fatto amicizia e dio solo sa cosa e ora dopo più di quattro mesi avevo finalmente messo la parola fine a quella missione.
"Ora che dici? Andiamo a far vedere quella ferita?"

"Non serve, lo stronzo mi ha beccato solo di striscio.. ora l'unica cosa che voglio fare è tornare a casa" e dette quelle parole mi ritrovai sull'aereo diretto verso casa.

Erano stati quattro mesi duri, avevo dovuto cambiare look, abitudini e pure modo di parlare per integrarmi al meglio e sinceramente non ne potevo più di guardare i miei capelli biondo platino. Li avevo tagliati e quelli della CIA si erano divertiti a mesciarli.
Il risultato? Rivolevo i miei capelli scuri.

Fu rimettendo piede a casa che fui inondata da quella malinconia e tristezza che ormai mi accompagnava ovunque, sopratutto lí tra quelle mura. Ogni angolo mi riportava alla mente un ricordo con Zoe ed erano davvero troppi per la mia testa ossigenata.

Riafferrai le chiavi e uscí dirigendo in palestra, John ci mise un pó a riconoscermi, ma alla fine venne ad abbracciarmi.

"Posso allenarmi?"

"E me lo chiedi?" disse con un sorriso che ricambiai e poi entrai nello spogliatoio.

La prima cosa che fece fu correre per quasi un'ora, poi dopo qualche altro esercizio andai all'amato sacco da boxe. Quando arrivai ad avere le mani quasi a pezzi decisi di andare a farmi una doccia.

Salutai John e mi diressi al bar di Leo, dove prima di entrare controllai quali auto fossero parcheggiate.

Entrai sedendomi al bancone e attesi che Leo si accorgesse di me, ma vuoi per i capelli o per altro, ci mise un pó.

"Oh cristo Erin, ma che hai fatto ai capelli" disse Leo scoppiando a ridere.

"Preferisco non parlarne" gli risposi prima che lui fece il giro del bancone e mi venisse ad abbracciare.

"All'ora com'è andata? Quando sei tornata?"

"Oggi"

"Jude lo sa?" Chiese lui sapendo ovviamente la risposta.

"Non ancora, l'avrei chiamata più tardi"

"Bé direi di festeggiare il tuo ritorno allora" detto questo prese due birre e brindammo. Dopo un po mi accorsi del suo sguardo verso l'orologio in modo un pó troppo evidente e non serviva essere un'agente della CIA per capire che qualcosa lo preoccupava.

"Leo se continui a guardare quell'orologio bloccherai il tempo" scherzai.

"Si scusami.... e che tra poco dovrebbero arrivare le ragazze" disse lui abbassando il tono di voce e lo sguardo.

"Lei come sta?" Domandai con la solita palpitazioni che mi veniva quando pensavo a lei "anzi non dirmelo, preferisco non saperlo" mi ripresi subito, scolai la birra e mi alzai.
"Sarà meglio che vada ora, sono due giorni che non dormo e la stanchezza inizia a farsi sentire"

"Va bene, ma non sparire" forzai un sorriso e annuí prima di afferrare la giacca e uscire da lí.
Salí sulla moto infilandomi il casco quando alle mie spalle riconobbi una risata che non avrei mai dimenticato. Non so dove trovai il coraggio di voltarmi e lei eccola lí, accanto a Claire, Jude e Carrie bella come una notte d'estate, come la prima nevicata dell'anno, come la fioritura degli alberi in primavera, bella come non mai.

Abbassai la visiera e diedi gas scomparendo così nel buio della notte, lontano da lei e da quel sorriso così bello da fermarti il respiro.

I giorni a seguire furono più o meno tutti uguali, riprendere la routine quotidiana, tornare a lavoro e cose così. Ovviamente anche l'irruzione di Jude in casa mia era tra queste cose.

In quel momento però ero insieme a Smith in ospedale dove era ricoverato un nostro informatore, inutile dire la mia agitazione. Se da una parte avevo paura di incontrarla, dall'altra morivo dalla voglia di vedere i suoi occhi posarsi su di me.

"Sappi che in questo momento non voglio essere nei tuoi panni" disse Smith con una risata immaginando sicuramente il mio stato d'animo.

"Se per questo neanch'io" borbottai prima di entrare nella stanza.

Dopo un pó lasciai Smith finire a prendere le ultime informazioni e andai verso il distributore del caffè, frugai nella tasca e ovviamente niente spiccioli.
"Ma io dico una bocchetta per mettere quelli di carta no?" borbottai prendendomela con la macchinetta, misi le mani sui lati e appoggiai la fronte su di essa facendo un sospiro.
A quanto pare la psicologa della CIA diceva che avevo problemi a gestire la rabbia, avrei voluto vedere lei al mio posto.

"Cavolo Woods sapevo che ti sentivi sola, ma non fino a questo punto" mi prese in giro Smith arrivando alle mie spalle.

"Molto divertente... non è che hai qualche spiccio per prendere un dannato caffè?" Lui si tastó le tasche e scosse la testa.

"No, mi dispiace"

"Erin?!" Mi voltai ritrovando Claire che con un'espressione incredula mi guardava.

"Ciao Claire" dissi o almeno mi parve di dire perché poco dopo alle sue spalle vidi Zoe, con il suo camice e tutto intorno a noi si fermó.

Fu Smith a tirarmi fuori da quella situazione dove avevo perso completamente la capacità di parlare.

"È impressionante come una semplice ragazza può renderti così maledettamente vulnerabile, hai fatto la guerra, ti hanno torturata e davanti a lei diventi un'invertebrata incapace di muoverti e parlare" mi prese in giro Smith quando mi trascinó fuori non so con quale scusa sinceramente, visto che non avevo sentito una parola.

"Ho voglia di sparare a qualcosa in questo momento" annunciai.

"Meglio non dirlo a quelli della CIA non vorrei ti togliessero la pistola" e con una risata mi portó al poligono.

Tutto Per Il Tuo Sorriso जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें