18. Lei sta giocando con il fuoco

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La mia testa stava pulsando dalla rabbia e dallo stress. Non ero in me, non riuscivo a ragionare per bene. Ero completamente accecata dalle parole di Jacob: non ancora. Non sarei mai diventata un'assassina, nemmeno per una persona meschina e schifosa come lui, non mi sarei mai lasciata sfuggire il controllo delle mie emozioni. Strinsi forte i pugni e chiusi gli occhi mentre ero seduta per terra nel bagno della scuola, chiusa a chiave, in modo che nessuno potesse sconcentrarmi.

Pensai mentalmente a tutte le persone che in quelle ultime ore avevano reso la mia vita impossibile, da Noah con la sua ragazza a Jacob. Più ci pensavo e più stringevo forte i pugni, ma era abbastanza da cancellare qualsiasi emozione negativa mi frullasse per la testa.

Non esistevano più.

Quando rientrai in classe, lanciai tutto nella borsa, pronta a saltare anche quella giornata scolastica. Non avevo più paura del preside, anche se mi avesse espulsa mi avrebbe fatto un favore enorme visto che il mio ultimo desiderio era quello di restare chiusa in quella gabbia di matti. La scuola stava nascondendo qualcosa, ne ero certa, stavano tutti difendendo qualcuno. E il solo pensiero che l'assassino di mia madre si stesse aggirando per i corridoi come se nulla fosse, mi dava sui nervi. Dio quanto mi dava sui nervi.

« Che cosa stai facendo?» Mi domandò Clary, chiaramente confusa dal mio comportamento.

« Me ne sto andando » le risposi, come se non fosse già evidente.

« Te ne stai andando?» Chiese di nuovo sconcertata.

« Già» conclusi chiudendo la borsa.

« Lili cazzo, fermati un attimo e ragiona» le uscì dalla bocca. Clary, solitamente, non usava mai parolacce, non alzava nemmeno la voce:« Hai già saltato troppe lezioni, consegnato una verifica di matematica in bianco che ti costerà un voto che non sarai in grado di recuperare, vuoi davvero andartene via così, adesso?»

Volevo davvero andarmene via così?

« Non me ne frega più niente » le risposi, afferrando la borsa e mettendo piede fuori dall'aula.

« Non puoi andartene via così » mi seguì:« Hai già perso troppo, non puoi rischiare di essere anche espulsa»

Mi fermai di colpo per guardare dritto negli occhi la mia migliore amica che stava cercando di salvarmi dalla mia ennesima stupidaggine. Clary faceva sempre così, cercava sempre di farmi riprendere nei momenti in cui io non ero in grado di ragionare a mente fredda. Ci provava, ma io ero la persona che meno si lasciava convincere dalle altre persone, nemmeno da quelle più care.

« Ho già perso tutto, non me ne frega più niente» le dissi.

« Allora immagino che le importerà ora che la sto per invitare nel mio ufficio » commentò una persona alle mie spalle. La voce era inconfondibile, era il preside che aveva sentito tutta la conversazione.

Quando mi voltai lo vidi là, fermo in piedi, che mi stava osservando confuso e allo stesso tempo per nulla sorpreso. Probabilmente si aspettava un atteggiamento di quel tipo da parte mia. Certo che se lo aspettava, sapeva che prima o poi sarei andata fuori di testa e stava facendo anche il possibile per avere il controllo delle mie azioni.

« Certamente » risposi, cercando di sembrare più neutrale possibile.

Non avrei mostrato alcun tipo di emozione sul volto, quell'uomo era troppo astuto per i miei gusti. Mi fece cenno si seguirlo e non mi opposi, ormai era troppo tardi per meditare qualsiasi tipologia di via di fuga. Se solo Clary non mi avesse trattenuta... Sarei già stata su una di quelle maledette biciclette lontana da quell'inferno.

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