13. Ti renderò la vita un inferno

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« Ti consiglio di prendere un biglietto di andata senza ritorno per un altro continente, perché giuro che finché resterai qui ti renderò la vita un inferno » lessi ad alta voce le parole scritte sul foglio che avevo trovato in camera dei miei genitori.

Ero talmente sconvolta che non sapevo nemmeno che cosa fare. Così decisi di prenderlo con me e di andare a dirlo a Clary, la mia migliore amica. Non so perché lo feci, la cosa più logica sarebbe stata quella di andare dritta al dipartimento della polizia ma non ci sarei mai arrivata con mio papà che non volevo mettere piedi fuori dallo studio. Così mi andai a rifugiare e sfogare dove ero solita farlo, a casa di Clary.

« Ma siamo fuori di testa? Tua mamma è stata minacciata da qualcuno?» chiese lei sconvolta:« Non c'è un nome o anche solo un'iniziale da qualche parte?»

Avevo controllato quel foglio in ogni suo millimetro, persino in controluce, ma di qualche indizio in più neanche l'ombra.

« No, niente da fare » camminai avanti e indietro per la sua stanza. Sembravo impazzita.

« Cosa pensi di fare adesso?» mi chiese.

« Penso che come prima cosa, appena mio padre tornerà in sé, andrò dritta al dipartimento di polizia. Sono sicura che potranno farsene qualcosa di questo pezzo di carta e magari riaprire le indagini. Per fortuna le impronte digitali di una persona restano per tanto tempo su un oggetto, possono tranquillamente trovare quelle dell'assassino di mia mamma » pensai tra me e me.

Ero stata chiaramente attenta. Non avevo nemmeno toccato con le mani il foglio di carta, se non quando lo avevo preso dal suo posto di origine. Ero stata attenta a non contagiarlo troppo.

« E del suo... Del suo corpo ti hanno fatto sapere altro?» mi domandò, non sapendo trovare le parole giuste.

« No, non mi hanno proprio più chiamata » spiegai:« Come si fa a non rendersi conto che qualcuno sta portando via un corpo dal laboratorio delle analisi?»

« Semplicemente degli incompetenti » disse lei.

Misi in una busta di plastica il foglietto, dovevo tenerlo al sicuro. Non potevo rischiare di mandare tutto a quel paese per la mia scarsa capacità di stare attenta nel fare qualsiasi cosa. Mi lasciai cadere sul letto di Clary, la mia testa stava andando a fuoco mentre cercava di elaborare tutto quello che stava succedendo nella mia vita.

« Con Noah, invece? Cosa sta succedendo?»

Un'altra domanda che mi avrebbe tormentato per i mesi a venire. Avrei tanto voluto dire a me stessa ciò che la mia testa mi stava urlando, ovvero di lasciarlo perdere. Eppure si sa, il cuore è testardo. Sa ignorare. Ed è difficile non dargli ascolto. Cosa stava succedendo? Non ne avevo la più pallida idea. Mi stava piacendo? Gli stavo piacendo? O ero solo confusa per i casini che stavo già avendo nella mia vita? Stavo sbagliando a vedere Noah come un rifugio? O era solo una persona che riusciva a farmi scappare da una realtà che mi faceva letteralmente schifo? Anche lui si faceva tutte quelle domande su di me? Non avrei sicuramente trovato una risposta quel giorno. Presto. Ma non quel giorno.

« Siamo buoni amici » buoni amici? pensai tra me e me. Ma che risposta avevo dato? A Clary poi, che mi conosceva da una vita.

« Buoni amici? Bella questa » cominciò a ridere:« Dai, rispondi per davvero »

«Ho risposto per davvero »

« Ti piace prendermi in giro adesso?»

« Quando mai l'ho fatto?»

« Ehm, l'ultima volta esattamente cinque secondi fa » mi disse.

Non aveva tutti i torti.

« Sinceramente non lo so nemmeno io... So solo che mi fa stare bene. Penso sia una delle poche persone che riesce a farmi dimenticare, per qualche secondo, quanto male sti andando la mia vita » confessai.

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