20. Fallimento

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D'altronde, non è poi lo stesso motivo per il quale lei stessa ha fatto una fine che non meritava?

Quelle parole continuarono a tuonare nella mia testa come fossero tempesta. Mi sembrava che il preside si fosse permesso di parlare in quel modo a mio padre, soprattutto dopo tutte le difficoltà che stavamo passando in quel periodo. Io non glielo stavo rendendo semplice, ma neanche il preside dal lato suo era stato delicato nel comunicare la notizia.

Passai il pomeriggio con Noah, lo accolsi nella mia stanza per fare due chiacchiere. Mi ero promessa che per una volta non avrei allontanato una persona alla quale volevo bene per puro egoismo. Era successo in passato? Certo, soprattutto durante la mia relazione con Rick. Certo, lui si era comportato male con me in fin dei conti, ma qualche volte avevo esagerato anche io. Non riuscivo a fidarmi delle persone, non riuscivo a starci per troppo tempo insieme senza rovinare nulla, perché dentro di me avevo la costante paura che non mi volessero realmente bene, sapevo che avrebbero trovato di meglio e quel pensiero mi spingeva ad allontanare chiunque.

Non era successo solo con Clary, la mia migliore amica. L'unica che per anni era stata in grado di supportarmi anche in quei momenti.

« Vorrei tu facessi finta che sia quella notte » mi disse, sedendosi sul letto della mia stanza.

« Sai che cosa voglio io, invece?»

« Che cosa?»

« Non parlare di quella notte »

« Mi immaginavo questa risposta da parte tua, ma non ho intenzione di uscire da questa stanza finché non mi dirai che cosa ti è passato per la testa quella notte » mi domandò.

Non avevo alcuna intenzione di riprendere il discorso di quella notte. Sapevo benissimo che ne sarei uscita più arrabbiata di quanto già la fossi, in fondo si trattava pur sempre di come mio padre sta interiorizzando il lutto con la sua segretaria. Detto così suonava male, ma in quel momento la tensione era alle stelle, non vedevo l'ora che mettesse di nuovo piede in casa per poter discutere con lui di un paio di cose.

Non avevo intenzione di starmene ancora zitta.

« Facciamo così » riuscì a interrompere il silenzio, visto che non ero stata in grado di rivolgergli una singola parola:« Esci fuori dalla porta e fai finta che sia quella notte »

Non mi andava per niente di far parte di quella sceneggiata, non era da me.

« Noah... » gli dissi quasi scoppiando a ridere per l'imbarazzo. Era imbarazzante.

« Dai su » mi incoraggiò appoggiandomi le mani sulle spalle e spingendomi fuori dalla mia stanza:« Bussa alla porta e fai finta che sia quella notte... Io deciderò se aprirti o meno e parleremo di qualsiasi cosa ti passi per la testa »

« E se non avessi intenzione di farlo? Posso pur sempre chiudermi in salotto e lasciarti qui » gli risposi.

« Ricordati che siamo pur sempre di notte, fa freddo fuori, normalmente non hai un salotto a portata di mano » mi ricordò come se non fosse abbastanza scontato.

« Ma siamo chiusi in casa » risposi di nuovo, ma lui mi sorrise e chiuse la porta della mia stanza non appena fui completamente fuori.

Scoppiai a ridere vedendomi chiudere la porta in faccia. Non lo stava facendo sul serio... Non stava veramente cercando di mettere su una sceneggiata di quel tipo pur di farmi parlare. Eppure quello era Noah, anche nei momenti di massimo sconforto riusciva a strapparmi un sorriso e farmi pensare ad altro. Non era qualcosa da dare per scontato, d'altronde ci conoscevamo da poco tempo e mi sembrava strano che una persona si impegnasse così tanto nei miei confronti. Era bello che qualcuno mi volesse bene a tutti i costi, nonostante il mio carattere a volte per nulla facile da superare.

LOVE AND LOSSWhere stories live. Discover now