Chapter 13 - letter

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Sono nuovamente e ufficialmente attiva🎉
Mi scuso per questa lunga pausa ma penso mi sia stata molto utile per rimettere in ordine le idee!

Di Ivan non c'era traccia in tutta la casa branco e pensandoci bene non avevo nemmeno idea di dove fossero Skarsgård e Sanders. Che fossero andati a cercare informazioni in città?! Non sapevo praticamente nulla di cosa stava succedendo in quella casa da qualche giorno a quella parte. Mi sentivo quasi estranea... Avevo così tanti pensieri per la testa. Al diavolo, ci avrei pensato dopo. Avevo del lavoro da fare e tanto da imparare, avrei fatto da sola non mi serviva Ivan per "ripassare" ciò che avevo già imparato, sapevo come fare. Scesi nuovamente al piano di sotto e passai dalla cucina. Presi una bottiglia d'acqua e uscii dal retro per andarmene in cortile nella più completa solitudine. Mi allontanai dalle mura della casa in direzione del bosco, così avrei avuto più spazio, non volevo fare altri danni.
<<Bene Ava, iniziamo.>> mormorai tra me e me.
Presi un respiro profondo e mi schiarii la voce, concentrandomi. Alzai le mani e cercai di attivare quel dannato meccanismo nel mio cervello che mi faceva assumere il comando del mio potere.
Lezione numero uno: evocare un brutto ricordo e percepirne l'essenza.
Lezione numero due: trasformare questa essenza in qualcosa di fisico.
Lezione numero tre: rilasciarla a piccole dosi senza farmi sopraffare.
Mi inginocchiai sul terreno affondando le mani tra i ciuffi d'erba, cercando di riprodurre quelle punte di ghiaccio. Quella era la cosa più pericolosa che ero riuscita a fare fino a quel momento e pensandoci non era poi tanta roba. Mi concentrai ancora di più e dopo essermi sforzata per qualche momento, le punte si alzarono fiere e taglienti dal terreno. Una dopo l'altra, sempre più numerose. Le guardai estasiata e feci qualcosa di non calcolato. Staccai le mani dal terreno e lentamente le alzai, il fiato sospeso e l'adrenalina a mille. Più alzavo le mani e più le punte diventavano alte, sempre di più fino a superare addirittura la mia altezza. Sembravano toccare il cielo. Scoppiai a ridere vedendole. Mi guardai intorno e dopo aver appurato di essere sola, provai a fare un'altra cosa. Dopo che le punte di ghiaccio ebbero raggiunto un'altezza notevole, mi stoppai. Mi girai in direzione degli alberi e spinsi la mano destra in avanti, in direzione di un tronco. Dal mio palmo partirono numerosi dardi che si conficcarono nel legno come lame affilate. Dalla mia bocca uscì una risata stile serial killer che mi spaventò a morte. <<Porca troia, questo non me lo aspettavo!>> esclamai guardandomi la mano. Riprovai con la sinistra e poi nuovamente con la destra. Luna! Era come avere una mitragliatrice in mano che sparava colpi a manetta. Era fantastico e così dannatamente soddisfacente. Mi sentivo potente, invincibile come non lo ero mai stata. Non era molto, ma per me era un grande traguardo saper fare quelle cose. <<Bene, adesso voglio provare un'altra cosa...>> mormorai tra me e me. Ci avevo preso gusto ormai e volevo vedere fin dove riuscivo a spingermi da sola. Volevo creare un'enorme lastra di ghiaccio, come una muraglia. Una sottospecie di muro di difesa. Come una barriera.
Presi un respiro profondo e chiusi gli occhi. Quello era più difficile che lanciare dardi ghiacciati contro un tronco. Era più o meno lo stesso meccanismo delle punte, l'unica differenza era che dovevo creare un'enorme corpo di ghiaccio e non tante piccole unità. Potevo farcela, ne ero in grado. Dovevo farcela.
Sentii un leggero sfrigolio alle braccia, ma quando aprii gli occhi non vidi nulla. Sbuffai, ma non mi arresi. Non c'era più tempo per arrendersi. Assunsi nuovamente la posizione e quella volta cercai di concentrarmi meglio. Ignorai i suoni intorno a me, mi eclissai completamente da ciò che mi circondava. Liberai la mente. Mi focalizzai su un unico ricordo. Visualizzai ciò che volevo creare e mi soffermai su quello. La testa iniziava a farmi male ma era più che normale visto lo sforzo che stavo facendo. Era come avere la sinusite, il dolore si concentrava principalmente alla fronte, agli occhi e al naso, sul lobo frontale. Sentii un tremolio sotto i piedi e aprii immediatamente gli occhi. Davanti a me stava iniziando ad ergersi una spessa lastra di ghiaccio, come un muro. Nasceva dal terreno e si alzava verso il cielo. Ero molto emozionata ma non sorrisi, non feci nessun'altra mossa che potesse farmi perdere la concentrazione. Guardavo la "mia creatura" diventare sempre più alta e un senso di orgoglio mi riempì il petto. Ci stavo riuscendo... Ero stata brava. Per una volta nella vita ero davvero fiera di me stessa, stavo realizzando qualcosa con le mie sole forze, senza l'aiuto di nessuno ed era qualcosa di pazzesco! L'unico punto su cui lavorare ancora, ancora e ancora era la mia resistenza e il tempo. Dovevo minimizzare ai massimi il tempo di "creazione" per così dire. Ero ancora molto lenta. Con il tempo magari ci avrei messo meno energie a creare qualcosa di quel calibro, lo speravo. In battaglia non avevo tutto quel tempo per concentrarmi o addirittura per riprendermi tra una cosa e l'altra. Bisognava incrementare le mie capacità in tutto e per tutto. In poche parole dovevo essere più forte, più resistente, più veloce e soprattutto più fantasiosa. Quell'ultimo punto in realtà lo avevo aggiunto all'ultimo momento alla lista, però creare dal nulla qualcosa di ghiacciato e affilato che avrebbe messo KO l'avversario non era male. Qualcosa di inaspettato e altamente letale. Dovevo pensarci su, avevo poco tempo. In più dovevo anche elaborare una strategia, un piano d'azione che mi permettesse di coprire il maggior terreno possibile. Non potevo stare su più fronti contemporaneamente perciò questo era un particolare che andava studiato nei dettagli. Stavo stra-pensando. Ancora era troppo presto per parlare di strategia e piani d'azione. Dovevo prima imparare a gestire il mio potere al meglio, le altre cose sarebbero venute da loro con il tempo. Più dimestichezza acquistavo, più facile sarebbe stato vincere l'imminente battaglia. Non vedevo l'ora di ghiacciare il culo al fratello di Aidan e a tutti quelli che gli andavano dietro. Gli avrei fatto vedere io contro chi si erano messi. Branco di bastardi pulciosi.
Misi da parte quei pensieri e soprattutto cercai di ignorare il mal di testa per rimettermi a lavoro. Mi allenai per tutto il resto del pomeriggio ripassando quello che avevo imparato. Lanciai i dardi contro i tronchi, imitando il tiro al bersaglio, avevo una buona mira dopo tutto e mi divertiva parecchio cercare di far centro. Più ne lanciavo e più diventavo precisa. Quando il sole iniziò a calare e il mio stomaco iniziò a brontolare, decisi fosse arrivato il momento di rientrare. Avevo lasciato il cortile nel completo caos, sembrava una riproduzione disordinata e letale del cortile innevato di Babbo Natale. A breve si sarebbe sciolto tutto fortunatamente. Diedi un ultima occhiata e camminai in direzione della casa branco. La testa mi stava scoppiando, volevo solo mangiare, prendere mio figlio e andarmene dritta a letto. Entrai dalla porta che dava sulla cucina, non riuscendo proprio a trattenere uno sbadiglio. Sarah, la cuoca, era impegnata a cucinare con altri due ragazzi e una ragazza a darle una mano. <<Entro mezz'ora dovrebbe essere tutto in tavola, Luna.>> disse uno dei due ragazzi. Gli sorrisi e annuii ringraziandolo dell'informazione. <<Ah, ti sta cercando tuo fratello Dominic.>> aggiunge la cuoca. <<Sai dov'è per caso?>> le domandai. <<No, poco fa era con l'Alpha in mensa ma ora non so dove sia.>> rispose senza nemmeno alzare gli occhi da una delle numerose pentole sull'enorme piano cottura. Diede una valoce mescolata e assaggiò quella specie di salsa scura. Aggiunse un pizzico di sale e tornò a mescolare lentamente. <<Grazie, lo vado a cercare>> dissi uscendo dalla cucina. Attraversai il corridoio principale che passava davanti l'entrata e mi diressi verso la mensa. Il portone era spalancato, come ad invitare tutto il branco ad entrare e prendere posto. Sbirciai, ancora c'erano poche persone ai numerosi tavoli ma tra di loro riuscii ad intravedere mio fratello e il mio compagno. Superai la soglia e mi diressi al loro tavolo. Ancor prima di sedermi si girarono a guardarmi. Mio fratello assottigliò le labbra e distolse lo sguardo, mentre gli occhi di Aidan erano vuoti. Con quelle facce da morto mi preoccupai a morte. Aumentai il passo, correndo quasi. <<Cos'è successo?!>> sbottai.
Aidan sospirò e con la mano accarezzò una delle manine di Fabian. <<È mio fratello, ne siamo sicuri. Ha chiesto d'incontrarmi. Si è firmato con il nome di Aslan, sempre sia il suo vero nome.>> borbottò.
<<Quando?>> domandai soltanto, sentendo il sangue diventare di ghiaccio nelle vene. <<Tra due settimane. Mi ha detto di andarci da solo per un faccia a faccia. In centro, territorio neutro e circondato da umani così nessuno che dei due possa attaccare.>> già alla seconda frase avevo iniziato a scuotere la testa. Non ci sarebbe andato da solo, non da quello psicopatico. A costo di seguirlo di nascosto non lo avrei lasciato solo nelle sue mani. <<Devo, Ava. Altrimenti attaccherà il branco. Se non mi presento arriveranno qui e non voglio perdere altre vite.>> spiegò alzandosi dalla sedia. <<E quindi morirai tu? Farai il suo gioco, ti lascerai manipolare da lui?!>> mi avvicinai sussurrando per non farci sentire dagli altri componenti che stavano entrando. Nonostante stessi iniziando ad innervosiri sul serio, anzi, ad incazzarmi come non mai, non volevo rendere partecipe tutto il branco della mia sfuriata. Inoltre, non era ancora il momento che tutti venissero a conoscenza dei fatti. Eravamo sull'orlo di un'altra probabile guerra ed era giusto dovessero saperlo, ma non in quel modo. Fissai Aidan dritto negli occhi e lo vidi digrignare i denti. Non gli piaceva quando gli smontavo i piani. <<Non si tratta di fare il suo gioco. Si tratta della protezione di un intero branco! Si tratta della tua protezione e di quella di nostro figlio. Se incontrare mio fratello da solo è il modo per tenervi tutti al sicuro allora lo farò senza battere ciglio.>> sussurrò a sua volta. Ci fu una lotta di sguardi silenziosa che io non avevo intenzione di perdere. <<Allora verrò con te.>> sentenziai. Lui ghignò. <<Non è nè il momento e tantomeno il luogo per parlarne, ma posso assicurarti già da ora che la risposta è no.>> disse e dal suo sguaardo capii che la conversazione si era conclusa lì. Sospirai. Bene... Presi in braccio Fabian e a passi svelti me ne uscii dalla mensa. 'Fanculo mi era passata addirittura la fame. Non sarei rimasta seduta al suo stesso tavolo sapendo che ci aspettava una lite colossale. E cavolo non sarei riuscita a mantenere la calma per tutta la durata della cena, avrei dato di matto sicuramente dopo il secondo boccone che non sarei riuscita a mandare giù. Iniziai a salire le scale come una furia, diretta verso la nostra camera. Lo avrei atteso con impazienza il suo ritorno. L'unica pecca era che stavo parlando di Aidan e lui non era proprio il tipo alla lasciar perdere. Dovevo aspettarmelo che mi avrebbe seguita all'istante. Me lo ritrovai dietro e delicatamente mi condusse nel suo ufficio senza dire una parola. <<Prima che dai di matto come al solito, lasciami spiegare.>> m'interruppe non appena aprii la bocca, ancora prima che inizassi a parlare. Iniziò a passeggiare avanti e indietro sul morbido tappeto persiano ed io mi accomodai sulla su poltrona.
<<Non voglio che tu venga con me. Devi rimanere qui con Fabian ed essere pronta a tutto.>> iniziò. <<Non mi fido di mio fratello ed ho come il sentore che mi stia tendendo una trappola. Non voglio lasciare il branco scoperto e senza una guida e cosa più importante non voglio lasciare mio figlio senza sua madre.>> continuò. Sospirò e lo vidi tentennare prima di iniziare nuovamente a parlare. Ogni parola che usciva dalla sua bocca era come una coltellata per me. <<Devi essere pronta a tutto Ava. Se le cose dovessero andare male, voglio che tu prenda Fabian e scappi il più lontano possibile da qui. Ho delle conoscenze in Romania, andrai a Costanza. Organizzerò tutto io, non devi preoccuparti di nulla.>> per poco non gli risi in faccia. Io non andavo proprio da nessuna parte. <<Io non scapperò come una vigliacca. Se dovesse succederti qualcosa, brucerò l'intero cazzo di mondo se necessario!>> presi parola sentendo la mia voce incrinarsi alla sola ipotesi della sua morte. Già una volta ci eravamo andati molto vicini ed il dolore era stato straziante. Non volevo provarlo ancora. Lui scosse la testa e mi si avvicinò inginocchiandosi davanti a me, mi prese per le braccia ed iniziò ad accarezzarle. <<Devi farlo. Se Aslan uccide me, il prossimo sarà Fabian.>> sussurrò accarezzandogli la testa per poi riportare l'attenzione su di me. <<Il mio vero e unico erede è lui ed è l'unico che un giorno potrà reclamare questo branco. Lo ucciderà subito dopo di me. Se dovessi morire, voglio andarmene con la consapevolezza di avervi dato l'opportunità di scappare e ricominicare una nuova vita il più lontano possibile da qui. In un posto dove Aslan non potrà trovarvi.>> spiegò. Una sola lacrima scese dai miei occhi ma Aidan fu lì, pronto a raccoglierla. <<Promettimi che lo farai Ava, giuralo sulla Dea e sul nostro legame.>>. Per un pensiero egoista, gli avrei detto "no, cazzo non ti lascio solo". Eravamo una coppia, eravamo due leader, eravamo una squadra... Non solo la mia mente ma anche ogni singola fibra del mio corpo mi diceva di non abbandonarlo. Ma l'essere genitori in quel momento veniva prima di tutto. Aveva ragione, Aslan avrebbe ucciso Fabian e noi non potevamo lasciarglielo fare. Fu in quel momento che acconsentii, che diedi il via a quel folle piano B. Me ne sarei pentita un giorno? Sicuramente. Ma se tutto fosse andato storto avrei vissuto con la consapevolezza che almeno avevo dato una seconda opportunità a mio figlio. <<Va bene Aidan. Faremo come dici tu.>> sussurrai con la voe che mi moriva in gola. Lui chiuse gli occhi e sospirò. Mi baciò la fronte e mi chiuse in un abbraccio. <<Sai anche tu che è la decisione giusta.>> sussurrò al mio orecchio. Io annuii con un semplice cenno della testa che in quel momento era schiacciata contro la sua spalla. Non volevo guardarlo negli occhi mentre diceva quelle cose. <<Pensi di andare davvero da solo? Non puoi portare almeno Ulrik con te?>> dissi dopo essermi staccata. Lui scosse la testa. <<No, deve rimanere qui a proteggere il branco e guidare i guerrieri in caso di attacco. E poi Aslan lo fiuterebbe e il nostro accordo salterebbe subito. Preferisco non giocare con il fuoco.>> spiegò. Mi accarezzò i capelli in un gesto spontaneo. Sentii sospirare anche lui. Era preoccupato e pensavo avesse anche paura. Quella volta era diverso dalle altre. La sua strafottenza e la sua arroganza sembravano sparite, era pensieroso e aveva delle bruttissime sensazioni riguardo suo fratello.
<<É lui il vero Alpha, Ava.>> lo sentii mormorare contro il mio orecchio. Alzai la testa dalla sua spalla e lo guardai confusa. Distolse lo sguardo e lo portò fuori dalla finestra. <<È lui il vero Alpha di questo branco, l'usurpatore sono io.>> ripeté.
Inarcai un sopracciglio. <<Perché lo pensi?>> chiesi calma. Lui si alzò e si piazzò accanto alla finestra, dandomi le spalle. <<Perché è lui il primogenito, lui sarebbe dovuto diventare Alpha, non io! È lui il vero erede di Alexander Kane, io sono semplicemente un sostituto.>> disse con sprezzo. <<Non dire questo.>> mi alzai e mi piazzai a qualche passo da lui. <<Il fatto che sia più grande di te non implica il fatto che sia destinato ad essere Alpha. Tu meriti questo titolo, tuo padre ti ha addestrato fin dal primo giorno a diventare ciò che oggi sei. Sei coraggioso, leale, proteggi e guidi il tuo branco al meglio, sei irritabile ma quello non è un pregio...>> sdrammatizzai cercando di farlo sorridere <<... e nonostante quello che tutti pensano sei buono.>> aggiunsi tornando seria. <<Sei Alpha perché lo meriti, perché sei tu il vero erede e perché sei tu il vero Alpha Kane.>> mi avvicinai é gli accarezzai una spalla. <<Un vero Alpha non farebbe mai del male ad un bambino umano. Non dichiarerebbe guerra al suo stesso fratello e non cercherebbe di uccidere un neonato.>> continuai, più decisa che mai a fargli dimenticare i suoi brutti pensieri. Volevo che capisse chi fosse davvero. Volevo mostrargli come lo vedevo io. Si girò finalmente a guardarmi. <<Ho sempre pensato fossi speciale. Non ti merito nemmeno un po'.>> sorrise abbracciandomi. Sorrisi contro la sua spalla. Avrei voluto stringerlo ma avevo il mostriciattolo in braccio e la cosa migliore che potessi fare era sbaciucchiargli una guancia. Mi acchiappò il viso e mi baciò sulla bocca. <<E poi guarda Dom e Ryan. Dom é il primo, ma il più idoneo a diventare Alpha era Ryan.>> aggiunsi ricordandomi di quel dettaglio. Mi guardò e fece una smorfia. <<Non parlarmi di quei due idioti mentre ti bacio.>> mi fece ridere. Poggiò la fronte contro la mia e mi persi a guardarlo. <<Staremo mai tranquilli?>> mormorai. Non sapevo nemmeno perché avevo fatto quella domanda. Ne sapevo già la risposta, il nostro mondo era quello non potevamo farci niente. Non sarebbe mai cambiato nulla, eravamo un popolo con l'istinto e la ferocia animale, guidati dalla sete di potere e dall'ambizione tipica degli umani. Una combinazione eccellente.
<<Vorrei poterti rispondere di si. Vorrei giurarti che questa sarà l'ultima volta che andremo incontro ad una minaccia, ma mentirei.>> sussurrò.
Sospirò e abbasso lo sguardo su Fabian. <<Voglio un mondo migliore per lui, ma non so come fare.>> continuò. Sospirai. <<Non sei l'unico.>> lo tranquillizzai. Nessuno lo sapeva in realtà. <<Qualsiasi cosa faremo, ci porterà sempre a questo punto. Arriveremmo alla guerra in ogni caso. Non dipende da noi. Certo possiamo decidere se attaccare per primi, ma sai meglio di me che è il massimo che possiamo fare.>> spiegai mostrandogli un sorriso amaro.
Da quando aveva incontrato suo fratello era come se fosse in crisi. Sembrava proprio che quell'evento avesse fatto uscire tutto ciò che Aidan negli anni aveva tentato di sopprimere... Tutte quelle insicurezze sull'essere Alpha erano solo l'inizio ed ero più che sicura che prima o poi l'argomento padre/madre sarebbe saltato fuori come un coniglio dal cilindro. Era ubriaco di dubbi e sensi di colpa, glielo leggevo negli occhi. Aslan era subdolo e più intelligente del previsto, stava minando la psiche di Aidan, riportando alla luce ogni dannato pensiero negativo.
<<Vinceremo anche questa, farò di tutto stavolta.>> Quella era una promessa.

Alpha's snarl - the revenge of the true heirNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ