Chapter 6 - New entry

942 49 1
                                    

<<... continuiamo a chiederci cosa sia successo nelle foreste della Columbia Britannica dove proprio ieri é stata ritrovata una zona ricoperta di neve e ghiaccio nonostante le elevate temperature estive. Che sia tutto frutto di un brutto scherzo o davvero stiamo assistendo ad uno dei più drammatici cambiamenti climatici della storia?...>> spensi la televisione. Era da tutta la giornata che guardavo i telegiornali, maledicendomi e girando il coltello nella mia piaga. Avevo combinato un gran casino. Qualche escursionista aveva visto ciò che avevo fatto ed in quel momento una squadra immensa di ricercatori, la polizia, i giornalisti e le troupe televisive e umani curiosi bazzicavano per la foresta. La casa branco non era molto lontana dal punto critico, avevo esposto troppo il branco e non doveva succedere. Avevo messo a rischio l'intero branco. E mi sentivo male per questo. <<Ti stai solo facendo del male.>> sbottò Marta alle mie spalle. Quando era entrata? <<Ho fatto una brutta cosa Marta.>> borbottai con il senso di colpa che mi stritolava il petto. Lei sbuffò, buttandosi accanto a me sul divano. <<Non è colpa tua e lo sai bene. Non puoi controllarlo. È stato un bene che tu fossi nella foresta e non in casa e poi lo sai che Aidan non ti colpevolizza affatto per questa storia.>> spiegò portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
La guardai, ma poi abbassai immediatamente lo sguardo sulle mie mani, sentendole tremare. Le nascosi fra le ginocchia. <<Siamo tutti in estremo pericolo. Che succede se scoprono la casa branco?>> domandai. <<È solo una casa. Basterà stare attenti e non trasformarsi nella foresta per un po'.>> fece spallucce. Riprese serietà guardandomi negli occhi. Poche volte le avevo visto quello sguardo e ogni volta partiva con uno dei suoi discorsi brutali ma dannatamente veritieri. <<Devi mantenere la calma e far vedere a tutti che sei capace di gestire questa situazione. Non ti porterà a nulla rimanere in queste quattro mura, esci a testa alta fai vedere chi cazzo é la Luna di questo branco.>> indicò la porta. <<Sono stufa di sentir dire da tutti che non sei capace perché io so che tu lo sei! Sei all'altezza del tuo ruolo ed è ora che ti svegli e prendi in mano le redini della situazione, Aidan e il branco hanno bisogno di te.>> sbottò dandomi addirittura uno schiaffo sul braccio. <<Non permettere mai a nessuno di sottovalutarti, mai più. Lo hanno già fanno abbastanza. Caccia fuori le palle e mangia quei sacchi di pulci che si credono superiori a te.>> si alzò dal divano e fece per andarsene. Quelle parole dette a raffica erano dannatamente vere. Basta autocommiserarsi e basta credere di valere meno. Ero Luna e dovevo comportarmi come tale. Balzai in piedi e urlai a Marta di aspettarmi. <<Grazie, ne avevo bisogno.>> l'abbracciai. Lei mi circondò con le braccia, rassicurandomi ancora una volta. Prendemmo insieme l'ascensore ed io mi diressi a passo di marcia nell'ufficio di Aidan. Dovevamo trovare una soluzione insieme, come giusto che fosse. Entrai nel suo ufficio senza bussare e trovai lui e Ulrik intenti a parlare dell'accaduto. Aidan fece un cenno con la testa e Ulrik decise di lasciare la stanza. Quando mi passò accanto si fermò e titubante parlò. <<Per quello che vale... Non penso tu abbia colpa. Non è sotto il tuo controllo e capisco come ti senti.>> borbottò, andandosene poi a passo svelto. Per tutto il tempo aveva guardato fisso davanti a se, senza nemmeno incrociare i miei occhi. Sembrava gli costasse dire quelle parole.
Rimasi con la bocca spalancata come un pesce lesso. Pensavo male o Ulrik mi aveva appena detto qualcosa di carino e per la prima volta stavamo dalla stessa parte?! Quella si che era una cosa del tutto nuova e soddisfacente. Dopo che la porta venne chiusa nuovamente alle spalle del Beta, mi concentrai a guardare Aidan. Era piegato sulla scrivania con le mani tra i capelli e l'aria stanca. Aveva gli occhi chiusi e sospirava pesantemente. <<Fabian?>> chiese. <<Con Cat.>>
Mi avvicinai a passo lento e mi sedetti sulla sedia davanti alla pesante scrivania di legno <<Lo ha praticamente rapito.>> cercai di ironizzare per strappargli un sorriso, ma il tentativo era fallito. <<Dobbiamo fare qualcosa. Ci sono troppi umani in giro.>> iniziai attirando la sua attenzione. Lui annuì. <<Ho già detto a tutti che finché questa storia non sarà finita nessuno è autorizzato a trasformarsi o farsi vedere nel bosco.>> m'informò. <<Per ora va bene, ma dobbiamo fare qualcosa per mandarli via.>> catturai  nuovamente la sua attenzione. <<Il ghiaccio si è già sciolto, sinceramente non capisco cosa ci stiano ancora facendo nel mio territorio!>> ringhiò, sbattendo un pugno sulla scrivania. Il portapenne fece un salto per poi rotolare e tuffarsi sul tappeto, spargendo penne e matite ovunque.
<<Da quanto ho capito stanno analizzando il terreno o almeno credo...>> mormorai. <<Dobbiamo attirarli da qualche parte il più lontano possibile da qui.>> pensai ad alta voce. <<Ma come? Sono come delle zecche questi umani. A meno che non succeda qualcosa di più eclatante, non si staccheranno da qui nemmeno a pagarli.>> sbottò irritato.
A meno che non succeda qualcosa di più eclatante.
Il problema era che la neve in agosto in una sola parte della foresta era fin troppo eclatante. Niente lo avrebbe superato. A meno che...
<<E se, per pura casualità, l'evento si ripetesse ma questa volta lontano da qui?>> la buttai lì. Aidan alzò lo sguardo, puntandolo sui miei occhi. <<Non mi dirai che vuoi farlo ancora...>> chiese incredulo con lo spavento negli occhi. Capivo il suo scetticismo, ma forse era l'unica cosa che potevamo fare per allontanarli da casa nostra. <<Posso provarci.>> azzardai. Non sapevo ancora controllarmi e avevo idea di come rifare quella cosa di mia spontanea volontà. Ma dovevo almeno tentare. Aidan iniziò a scuotere la testa a destra e a sinistra, palesando il suo disappunto. <<No, non se ne parla. È troppo pericoloso per te, non sai gestirlo e finirai per farti molto male.>> iniziò. Ed ecco che aveva inizio "l'Aidan's show". Mi appiattii contro la poltrona, aspettando che continuasse e finisse di straparlare. <<Se la situazione ti sfuggisse di mano saremmo punto e da capo. E tralasciando il fatto che tu stessa moriresti congelata, uccideresti chiunque sia a portata di mano.>> lo guardai inespressiva, attendendo ancora. C'era sempre qualcosa in più che doveva dire. <<Non lascerò che ti uccida, troveremo un'altra situazione.>> concluse.
Presi un respiro profondo, regolarizzando il mio battito cardiaco. <<La mia era un'idea e penso proprio che potrebbe funzione, in ogni caso non mi serve il tuo permesso. Tu sarai anche l'Alpha ma non sei da solo alla guida e non sei l'unico che può prendere decisioni.>> iniziai. Indicai poi il punto sul mio collo dove c'era il suo morso. <<Sei diventato "co-capitano" nel momento in cui mi hai fatto questo. Non sei più da solo, bello.>> scossi leggermente da testa. <<E se io decido di andare a congelarmi nel bel mezzo della foresta, bene... Andrò a farlo che ti piaccia o no.>>  spiegai con calma. Lui mi fissò in silenzio, studiando la mia schiena dritta e il mio sguardo sicuro. Poi sorrise. Sorrise?!
<<Ed è così che sarà. Mi hai convinto, anzi, ti sei imposta.>> lo guardai confusa. <<Non ti seguo.>>
Lui si schiarì la voce. <<Devi farti sentire quando vuoi qualcosa. Come dici tu: sei "co-capitano", quindi fai sentire quella cazzo di voce. Sai come sono e non devi farti sopraffare da me. Devi starmi affianco e non dietro. Dimentica la tua insicurezza d'ora in poi.>> poi sorrise <<E poi sei dannatamente eccitante quando fai la dura.>>
Mi fece scoppiare a ridere. Mi aggrappai al suo collo stringendolo forte. Non mi sarei mai aspettata che dicesse quelle parole. <<Bene. Allora alza quel culo favoloso e andiamo a cena.>> ordinai. Mi baciò sul collo, sopra il morso dove era solito farlo, e ci fece alzare entrambi dalla sua poltrona. Uscimmo dallo studio e andammo verso la sala da pranzo. <<Cat ha nuovamente rapito nostro figlio?>> chiede Aidan ed io annuii scoppiando a ridere. Si era collegato un po' tardi alla mia battuta... Ma meglio tardi che mai. Parlando seriamente, in quel periodo problematico faceva comodo avere qualcuno che si occupasse di Fabian tutto il giorno, ma mi mancava il mio mostriciattolo. Un'altro problema che mi affollava la testa era il fatto che Catherine fosse più strana che mai. <<Sai per caso se è successo qualcosa a Cat?>> domandai. Aidan era come un figlio per lei quindi era più probabile sapesse lui qualcosa che qualsiasi altra persona. <<È solo un po' stressata per la partenza di Skarsgård, tutto qui. Da quando si sono incontrati non sono mai stati così tanto distanti e per così tanto tempo.>> spiegò, poggiando un braccio sulle mie spalle. <<Credo sia per questo che passi molto tempo con nostro figlio. Per sentirsi meno sola e occupare il suo tempo... Diciamo che conviene sia a noi che a lei.>> continuò. Mi dispiaceva molto per Catherine. Aveva passato una vita in quella casa aiutando Aidan a crescere e stando dietro ai fornelli dalla mattina alla sera. Aveva messo la sua vita in secondo piano sempre, in ogni momento. Almeno fino a quando non era arrivato Skarsgård. Separarsi in quel modo doveva essere frustrante. <<Diciamo di si.>> mormorai. Arrivammo nella sala da pranzo e prendemmo posto. Ripresi mio figlio e lo spupazzai per qualche minuto. Gli facevo le pernacchie sul collo e sulla faccia ed era bello vedergli fare quei sorrisini sdentati. Mi riempiva il cuore. Iniziammo a mangiare e vidi Cat giocare distrattamente con la forchetta. <<Cat tutto....>> iniziai, ma fui interrotta dalla porta della sala da pranzo che si spalancò di colpo. <<Il vecchio lupo porta buone notizie.>> ghignò, con il suo solito sorrisetto sghembo. Sorrisi e non fui l'unica a farlo. Cat si alzò e corse a razzo verso l'entrata. Si gettò a capofitto fra le braccia del suo compagno. Per poco non mi commossi. Skarsgård guardò il tavolo e notando l'assenza di Sanders corrugò la fronte. <<Dov'è Clay?>> chiese come prima cosa dopo essersi avvicinato. Aveva lasciato la porta aperta e l'odore di un lupo estraneo fece scattare in piedi tutti i lupi ai tavoli. Aidan era già lontano da noi quando Skarsgård riuscì a fermarlo. <<Hai fatto entrare un estraneo nel mio territorio senza il mio permesso.>> gli ringhiò a pochi centimetri dal viso. Skarsgård non si fece intimorire, anzi. Era raggelante la sua calma. Sorrise. <<Mi stai troppo vicino. Non vorrai toccarmi, vero? Sai come andrà a finire.>> disse. Gli occhi della maggior parte dei lupi nella sala erano puntati su di loro. Passai Fabian a Tyson, che lo prese riluttante colto alla sprovvista. <<Ma come si tiene?!>> lo sentii sbottare. Superai Catherine che stava dietro a Skarsgård e mi frapposi fra i due. Allontanando Aidan e cercando di non toccare il lupo del nord. Avevo visto come reagiva quando qualcuno che non fosse Cat lo toccava e non volevo assolutamente ripetere l'esperienza. Soprattutto con tutta quella tensione nell'aria. <<Lascialo spiegare.>> sussurrai al mio compagno. Aveva gli occhi rossi, segno che già non era più lui ad avere il controllo sulla mente.
<<Ho portato qui l'uomo che cercavamo.>> spiegò Skarsgård. <<É fuori ad aspettare che tu lo faccia entrare.>> ghignò poi. Non gli lasciai dire altro. Corsi verso la porta con Aidan e Skarsgård al seguito. L'uomo che mi trovai di fronte non aveva per niente l'aspetto di un guerriero. Era piuttosto magrolino e trasandato. I capelli biondi spettinati gli coprivano le orecchie e la barba sul rossiccio gli copriva metà del viso. I suoi occhi però erano bellissimi. Due zaffiri di un blu profondo, bellissimo.
<<Salve.>> dissi solamente, avvicinandomi. Lui annusò l'aria. <<Sei tu.>> mormorò e si avvicinò a sua volta. Aidan mi fu subito al fianco, ringhiando in avvertimento. L'uomo sorrise. <<La tua aura è identica alla sua. Fredda e terrificante.>> mi osservò con attenzione. <<E tu puoi aiutarmi?>> continuai.
Sogghignò <<Sono l'unico che può farlo, bambina.>> camminò fino ad arrivarmi difronte. <<Dammi la mano.>> disse allungando la sua. Un ringhiò alla mia destra mi distrasse, facendomi girare. Aidan guardava negli occhi l'uomo davanti a me e lo stava apertamente minacciando. Gli poggiai una mano sull'avambraccio e quando si girò verso di me lo rassicurai con uno sguardo. Poggiai successivamente la mano in quella dell'uomo. Inizialmente non successe nulla, ma poi una scarica di dolore mi percosse il braccio e l'uomo si tirò indietro giusto in tempo, prima che punte di ghiaccio fuoriuscissero dalla mia mano. Si infilzarono nel prato del cortile ed io le guardai allibita, senza parole. Trattenni il respiro, così come tutti. <<Come hai fatto? Devi dirmi come hai fatto.>> dissi poi, con tono isterico. Quella cosa non era possibile. Era riuscito ad innescare il mio potere con il solo toccarmi la mano mentre ancora nemmeno io sapevo come farlo. <<Tempo al tempo. Prima vediamo che sai fare.>> borbottò. Presi un respiro profondo, non riuscendo a calmarmi. Quella cosa era fuori dal normale persino in un mondo paranormale.
<<Okay. Diamoci una calmata.>> intervenne Aidan. <<Puoi entrare in casa nostra, a patto che le insegni tutto ciò che sai.>> puntualizzò il mio compagno. L'uomo ghignò. <<Sono qui apposta.>> rispose sorpassando entrambi. Catherine e Skarsgård gli fecero strada, mentre io non riuscivo a muovere il minimo muscolo, concentrata a guardare le punte di ghiaccio infilzate nel terreno. Sentii la mano di Aidan accarezzarmi le spalle e un senso di leggera pace mi avvolse. Sentiva ciò che sentivo io a causa del nostro legame, tutte le mie emozioni controverse.
<<Perché io?>> domandai sottovoce a tutti e a nessuno. Sembrava così lunga e difficile la via che dovevo percorrere e non sapevo perché la Dea avesse scelto proprio me, perché avesse concesso a me quei poteri tanto grandi. Aidan mi strinse a se, aderendo con il petto alla mia schiena. <<Perché sei speciale Ava... E molto più forte di quanto credi.>>

Alpha's snarl - the revenge of the true heirWhere stories live. Discover now