Chapter 14 - what the hell...

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Continuavo ad allenarmi da sola da circa due giorni, Ivan era completamente svanito nel nulla. Ero arrabbiata con lui, anzi furiosa. Mi aveva abbandonato nel momento in cui avevo più bisogno di lui, mancavano solo dodici giorni all'incontro tra Aslan ed Aidan ed io non ero ancora del tutto pronta.
Mi aveva lasciata sola nel momento in cui più avevo bisogno dei suoi insegnamenti. Non appena lo avessi trovato lo avrei fatto diventare un ghiacciolo.Ero sempre in giardino, ormai era quella la mia arena personale. La cosa che più mi premeva fare era riuscire a creare un muro abbastanza alto e spesso da farci da barriera. Non ci avrebbe ovviamente protetti a lungo, ma almeno avremmo guadagnato qualche minuto. In molti contavano su di me, sentivo una grande responsabilità gravarmi sulle spalle. Deluderli significava ucciderli e non potevo permettermi un errore del genere. Sarebbe stata una mattanza senza precedenti. <<Bene Fabian. Guarda un pò cosa sa fare la mamma.>> ghignai. Stesi un telo sull'erba e creai una specie di culla con i cuscini, per farlo stare comodo. Era una bella giornata di sole e non faceva ancora molto freddo, perciò potevo lasciarlo lì a dormire e tenerlo d'occhio continuamente. Non volevo approfittare del fatto che mio fratello e Liana fossero qui e dare loro il bambino di continuo. Non che a loro non facesse piacere, soprattutto a Dom, amava stare con Fabian, ma non volevo sfruttarli ecco. Dopo averlo sistemato, mi allontanai di qualche metro per evitare di farlo diventare un minuscolo ghiacciolo ed iniziai ad allenarmi. Iniziai con il lanciare qualche dardo, erano letali a mio avviso e se avessi trafitto qualcuno al cuore o alla testa con uno di quei cosi lo avrei stecchito. Non potevo essere più fiera di me stessa. Mi piaceva essere padrona del mio potere, domarlo, gestirlo e non soccombere ad esso. Era una sensazione stupenda: sentivo il potere scrorrermi nelle vene, alimentare non solo la mia forza ma anche la mia autostima. Mi sentivo una perona totalmente nuova, non più la ragazzina impaurita che era stata catturata l'anno prima. Certo, avevo ancora tanti complessi irrisolti e non gestivo al meglio ciò che mi era stato donato. Ma ero grata e felice di come si stesse evolvendo la situazione. Sentivo di poter fare tutto nella vita ed era davvero una bella sensazione. Lasciai stare i dardi e mi concentrai su ciò che davvero ci avrebbe dato un vantaggio. La barriera. Il mio obiettivo non era certo quella di crearne una alla Game of thrones, sarebbe stato impossibile, ma non volevo certo creare una sottilissima lastra di ghiaccio. Avrei dovuto esercitarmi molto su quell'operazione. Mi misi subito all'opera, inginocchiandomi sul prato. Affondai le dita nel prato e feci la stessa identica cosa della volta prima. Il ghiaccio iniziò ad alzarsi lentamente dal terreno, troppo lentamente. Dovevo essere più veloce. <<So a cosa stai pensando. Non farti offuscare la mente, concentrati su una cosa per volta.>> sentii dire alle mie spalle. Finalmente si era deciso a farsi vedere. Strinsi la mascella e mi girai di scatto, lasciandogli una punta di ghiaccio. Lui la scansò per un pelo, prima che gli trafiggesse il collo. <<Questa non me l'aspettavo in effetti.>> mormorò, gli occhi ancora spalancati dallo spavento. Incrociai le braccia, continuando a guardarlo male. <<Sei sparito. Capisci o no che abbiamo pochissimo tempo?>> lo aggredii. Lui imitò la mia posizione. <<Hai fatto tantissimi progressi da quando me ne sono andato, mi chiedo se la mia assenza non frutti più della mia presenza.>> ghignò. Alzai gli occhi al cielo. <<Sei  un bastardo lo sai vero?>> chiesi retorica. <<Torna in posizione e finisci ciò che avevi iniziato, voglio vedere a che livello sei.>> m'indicò in terreno. Feci come aveva detto e ripresi da dove avevo lasciato. Circa dieci minuti dopo avevo innalzato una barrieria di sette metri, con lo spessore di circa trenta centimetri. L'avrebbero distrutta con una misera zampata. Mi girai a guardare Ivan, sospirando di frustrazione. <<La distruggeranno solo guardandola...>> commentò acido. <<Sei a buon punto, su questo non ho nulla da ridire, ma devi impegnarti di più. Sei lenta e la barriera è molto fragile. Per il momento ci concentreremo sulla resistenza, poi sulla velocità.>> spiegò. Fin lì c'ero arrivata anche sola, non serviva di certo lui a farmelo capire. Il problema era un altro. <<Ma come? Non riesco a capire come fare.>>  sospirai di frustrazione. In quei giorni ci avevo pensato tanto, avevo cercato di capirci qualcosa ma i risultati erano sempre insoddisfacenti. Ivan si avvicinò a me e tirandomi da un braccio mi fece sedermi a terra accanto a lui. Prese le mie mani e le poggiò sul terreno, com'ero solita fare quando invocavo il mio potere. <<Per ora aiutati così, però ricorda che dovrai essere in grado di farlo anche senza trarre forza dalla terra.>> mi ricordò. Annuii ed aspettai che iniziasse a parlare. Ero tutta orecchie, non aspettavo altro che mi spiegasse come fare. <<Non é facile e comprendo se non capirai ciò che ho da dirti.>> iniziò. Iniziai a preoccuparmia quelle parole. Possibile fosse così tanto difficile? <<Tu vuoi creare qualcosa di più robusto e resistenze, giusto? Ciò che devi fare è metterci più forza. So che stenterai a crederci, ma al momento hai paura del tuo potere, non lo stai sfruttando al meglio.>> disse. Io lo guardai di sbieco, sapevo per certo che quelle parole non erano vere. Io non avevo paura del mio potere, anzi lo avevo addirittura accettato. <<Ti stai sbagliando, non ho paura.>> puntualizzai. Lui sospirò. <<Certo che si invece. Al momento è come se stessi guigando con il piede sul freno. Il fatto che tu non riesca a creare nulla se non prima entri in contatto con il terreno ne è la prova. Ti stai inconsapevolmente contenendo perchè hai paura di essere sopraffatta.>> sbottò e li mi ritrovai a non sapere cosa rispondere. <<Se tu provassi per una sola volta a mollare quel freno, ti accorgeresti di quando potenziale in realtà tu abbia, Ava. Provaci, libera la mente da ogni paura e timore e vedrai che sarai capace di cose straordinarie.>> concluse. In effetti, il terrore di essere nuovamente vittima del mio potere non mi aveva mai abbandonata. La paura di riavere uno dei miei attacchi era sempre dietro l'angolo, non mi fidavo al 100% del mio autocontrollo. Se mi fossi lasciata troppo andare e fossi rimasta ibernata per più di una settimana come l'ultima volta? Non me lo potevo permettere, i miei tempi di riabilitazione erano sempre più lunghi. <<E se dovessi essere vittima di un altro dei miei attacchi? Potrei restare in quello stato per un lungo periodo...>> mormorai. Ivan sospirò e mi poggiò una mano sul braccio. Lì per lì mi diede fastidio quel contatto, non mi piaceva che si prendesse troppe confidenze visto com'era andata a finire l'ultima volta. Alzai lo sguardo dalla sua mano ai suoi occhi. <<Non ti verrà un altro attacco. Una volta imparato a rilasciarlo poco alla volta, le possibilità che ti sottometta sono molto basse. Aumenterà semplicemente la tua forza.>> mi guardò fisso negli occhi. <<Provaci. Non pensare a quanto potrà fare male, pensa a quanto ti farà bene. Più potere rilasci, meno rischi di esserne vittima e più sarai invincibile.>>. Ogni sua parola mi colpì, sarà stato il modo serio con cui le aveva mormorate o forse la determinazione nei suoi occhi. Ma mi ritrovai ad annuire. Non credevo di dover ancora lasciarmi andare, non credevo di avere ancora paura del mio stesso potere. Pensavo di aver superato quella fase, di essere finalmente riuscita a spiegare le ali... Invece mi sbagliavo. Inconsciamente ero terrorizzata e ciò mi bloccava. <<Non so come fare.>> ammisi ed era vero. Come potevo rompere delle barriere che non sapevo nemmeno di avere? Non c'era qualcosa nel mio cervello che mi diceva "fermati o ti farai male" e che potevo mettere a tacere. <<Quando pensi che sia abbastanza e stai per fermarti, non farlo. Continua, arrabbiati, mettecci più forza, fa come ti pare. L'importante è che continui fin quando non senti scattare qualcosa, fin quando non percepisci il cambiamento.>> disse. A parole era facile come bere un bicchier d'acqua. Già ero a corto di energie dopo una semplice giornata di allenamento, figurarsi a superare il mio limite mentale. <<Ci provo, ma tu sta attendo che io non esploda e ferisca mio figlio.>> gli puntai un dito contro. <<Se muoio e lui si ferisce anche un minimo giuro che risorgo e ti ammazzo di botte.>> lo avvertii. Lui ghignò. <<Non succederà nulla a nessuno dei due ora smettila e lavora.>> sbottò, però lo vidi avvicinarsi a dove stava Fabian. Allora non era del tutto insensibile. Mi schiarii la voce e mi preparai mentalmente a ciò che stavo per fare. Mi tremavano le gambe al pensiero. Se davvero avesse funzionato, avrei avuto accesso ai miei pieni poteri ed era eccitante e terrificante allo stesso tempo. Se non avesse funzionato invece... Sarebbe stata la fine: o sarei rimasta per sempre in quel limbo inutile dove non ero né debole né potente, o sarei morta soccombendo al ghiaccio.
Mi legai velocemente i capelli, sentendo improvvisamente caldo per la prima volta in vita mia. Sarà stata l'ansia o l'agitazione, ma sentivo goccioline di sudore scendermi lungo la schiena e sulla fronte. Ricominciai a far alzare il muro, sentendo di ogni tanto di sottofondo la voce di Ivan che mi diceva di continuare, che era annoiato e che voleva lo spettacolo. Lì per lì ero tentata di dargli un cazzotto sul naso, ma mi sentivo debole persino per quello. Mi faceva un gran male la testa ed era come se una sanguisuga mi avesse risucchiato tutte le energie. <<Vuoi ucciderci tutti? Dove cazzo è quella barriera mocciosa?>> sbottò. E lì non riuscii più a trattenermi. <<Te la do io la barriera!>> ringhiai, girandomi di scatto verso di lui. I muscoli mi bruciavano, a tratti mi mancava il respiro dalla fatica e sembrava mi stessero pugnalando le articolazioni, ma lui meritava una lezione. Era una spina nel fianco e rimpiagevo i giorni in cui mi ero dovuta allenare da sola. Lui iniziò ad indietreggiare, guardandomi gli occhi in maniera strana. Era spaventato. <<Se continui a parlare come una macchinetta, mi spieghi come facciò a concentrarmi?>> urlai quasi. Alzai il braccio nella sua direzione, guidata da uno strano istinto ed una volata di vento gelido si alzò, colpendo Ivan in pieno petto e facendolo sbattere ad un albero di schiena. Nonostante fossi sorpresa di quella nuova cosa che ero riuscita a fare, il mio principare obiettivo era quello di fracassare la testa di Ivan. <<Non sei affatto divertente mocciosa e tantomeno pericolosa. Se pensi di poter ferire qualcuno con queste misere cosette ti sbagli. Ho visto il vero potere e il tuo non si avvicina minimamente!>> sputò a terra dopo essersi rialzato con una smorfia. Ruotai il polso e dopo averlo stretto a pugno Ivan fu totalmente circondato dalle punto di ghiaccio che spuntavano dal terreno. Si fermavano a pochi centimetri dal suo corpo. Se si fosse sbilanciato anche solo un pò sarebbe caduto sulle punte e si sarebbe fatto molto male. <<Stavi dicendo?>> domandai retorica. Lui mi guardò, tirò su col naso ed assunse un'espressione strana. Girò il polso e un nano secondo dopo mi ritrovai con le punte di ghiaccio che mi sfioravano il collo. Trattenni il respiro sbarrando gli occhi. Lo guardai camminare tranquillamente verso di me, libero dal ghiaccio. Quello si che era un colpo di scena. Non avevo idea che anche lui avesse quel potere. Non dissi una parola mentre lui si avvicinava. Mi guardò neglio occhi e alzò una mano verso destra. Un'enorme barriera si alzò maestosa verso il cielo con un boato. Chiuse la mano a pugno e la barriera esplose in una pioggia di ghiaccio. Guardai la scena sbalordita e posai il mio sgurdo su Ivan. <<Questo è potere.>> affermò. <<Ora liberati e torna a lavorare, non voglio perdere altro tempo.>> ordinò. Annuii senza aggiungere nulla. Non avevo davvero idea di quanto fosse potente. Pensavo che il suo sapere fosse dovuto al fatto che il padre fosse come me, non sapevo avesse ereditato anche lui quel dono.

Alpha's snarl - the revenge of the true heirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora