Chapter 10 - lesson

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<<Fammi rivedere cosa ricordi dell'altra volta...>>
Bene. Presi un respiro profondo per sgombrare la mia mente da ogni pensiero. Dovevo essere concentrata unicamente sul mio obiettivo, ovvero tirar fuori per gradi il mio potere. Dosarlo, controllarlo. Sollevai le mani e puntai le dita in basso. Quando un formicolio mi invase le braccia ghignai ad occhi chiusi. Sentivo quel potere scorrermi fra le dita finalmente ed era bellissimo. Aprii gli occhi e vidi la neve cadere dalle mia mani sul terreno, formando due cumuli bianchi che stavano già iniziando a sciogliersi per via delle temperature ancora troppo elevate per mantenersi a lungo. <<Benissimo, vedo che hai fatto progressi.>> constatò Ivan con un sorrisetto. Scrollai le spalle e fermai le dita che avevano iniziato a muoversi per aumentare l'intensità della neve. Alzai le mani ad altezza del viso e le guardai soddisfatta, girandole e rigirandole per guardarle bene. Erano sempre le stesse mani, eppure sembravano totalmente diverse a causa di ciò che avevo imparato a fare. Non era molto, anzi era praticamente nulla, ma per me era soddisfacente. Era tutto così nuovo e non vedevo l'ora di imparare a fare cose nuove. Volevo che quel potere mi tornasse utile, volevo che fosse a mio vantaggio, non a mio svantaggio. Fu per quel motivo che guardai Ivan più determinata che mai e dissi: <<Il prossimo passo qual é?>>. Incrociò il mio sguardo e sospirò. Si prese qualche secondo per osservarmi come suo solito. Aveva quel modo di fare che non sapevo a cosa fosse dovuto. <<Hai creato la neve, ora voglio che ghiacci qualcosa.>> affermò risoluto. Bene, si iniziava a fare sul serio. Annuii convinta, aspettando che mi spiegasse come fare. <<Mio padre diceva sempre che per creare il ghiaccio, doveva pensare a qualcosa di brutto. Le emozioni negative accendevano qualcosa nel suo cervello che se controllata faceva si che riuscisse nel suo intento. >> iniziò a spiegare. Nonostante fosse un bene per ciò che stavo per fare, sapere bene a cosa pensare mi intristiva. Alla mia età non avrei dovuto avere così tanti brutti ricordi, eppure avevo l'imbarazzo della scelta in quel momento. Ne avevo così tanti, ma uno spiccava su tutti. Sapevo bene a cosa pensare. Ritrovare quella immagine nel mio cervello non era affatto difficile, anzi tutt'altro. Pensarci mi scatenava un misto di rabbia e dolore.
<<Focalizza il tuo ricordo, osservalo, fai riemergere le emozioni legate ad esso.>>
E così feci. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, tornando indietro con la mente. Mi rividi a quella finestra, a guardare in giardino. La vista offuscata dalle lacrime e il respiro corto. Quel vetro e dei pochi metri erano l'unica cosa a separarmi da loro. Rividi mia madre cadere al suolo in una possa di sangue, subito dopo la testa di mio padre volare dall'altra parte del cortile. <<Ci sei, Ava ci sei...>> sussurrò Ivan senza farmi perdere la concentrazione. Una piccola lacrima sfuggì dal mio controllo e la sentii gelida e solida controlla mia guancia. <<Prova a sfiorare qualcosa.>> ordinò. Mi inginocchiai sul terreno e poggiai la mano sul terriccio, affondando le dita nell'erba verde. Aprii gli occhi ma no successe niente. <<Devi volerlo ora. Sei nello spirito giusto. Pensa a quel dolore, a quella forza e falla scorrere lungo il tuo braccio.>> aveva la voce rauca. Si inginocchiò davanti a me e mi osservò. Lo guardai negli occhi e lo vidi mutare come pochi giorni prima. Erano di un azzurro chiarissimo, quasi bianco. Ricordavano il ghiaccio. Annuii. Fissai quell'erba e mantenni viva quella scena nella mia testa. Strinsi i ciuffi d'erba e desiderai si ricoprissero di ghiaccio. Serrai i denti e sentii una fitta alla tempia. D'un tratto percepii come una scossa elettrica al mio braccio e vidi con i miei stessi occhi l'erba ricoprirsi di ghiaccio. <<Ah!>> esclamai entusiasta, guardando Ivan con gli occhi sbarrati. Lui mi fissava con un sorriso compiaciuto ed uno sguardo che non gli avevo mai visto addosso. Mi allontanai di qualche centimetro e mi rimisi in piedi. Lui seguì il mio movimento e dopo essersi schiarito la voce si allontanò. <<Bene, ottimo lavoro.>> si complimentò senza incrociare il mio sguardo. Si schiarì la voce. <<Ora voglio che provi a crearlo dal nulla. Non voglio che ghiacci qualcosa, voglio che tu produca ghiaccio dal nulla.>> si passò una mano tra i capelli.
Ero sorpresa da quel suo imbarazzo, perché si, era in imbarazzo. Lo notavo dal leggero rossore sulle sue guance e da come evitava di guardarmi negli occhi. Che cavolo prendeva a quel tipo?!
Sospirai ed evitai di farmi troppe domande a cui non avrei trovato risposta e tornai a concentrarmi.
Ormai avevo capito il meccanismo e sperai che allenandomi sarei riuscita a diventare ogni giorno più forte.
Fu un gesto dettato da un riflesso spontaneo quello di abbassarmi nuovamente sul terreno. Non seppi perché lo feci, ma il contatto con la terra mi aveva immediatamente ispirata. <<Che stai facendo?>> chiese Ivan scocciato. Lo zittii immediatamente con un sonoro e infastidito "sh!" che lui non apprezzò molto, ma non me ne curai minimamente. Ero troppo concentrata per farlo. Affondai nuovamente le dita nel terreno e un'immagine prese forma nella mia mente, come un lampo. La visualizzai per bene e cercai di darle vita anche nella realtà. Seguii il procedimento di poco prima e sentii Ivan imprecare.
Aprii gli occhi e vidi delle punte dannatamente affilate di ghiaccio infilzare il terreno e aizzarsi verso il cielo. <<Porca troia, Ava!>> esclamò qualcuno. Persi la concentrazione e le così come tutto era iniziato, era finito. Le punte si bloccarono e non ne uscì più nessun'altra. Sbuffai <<Dai però ci ero appena riuscita!>> mi lamentai alzandomi e girandomi verso la figura, anzi, le figure che mi avevano disturbato. Aidan si avvicinò e mi scoccò un bacio sulla bocca, mentre i miei fratelli e Liana si avvicinarono alle punte di ghiaccio. <<Questa è senza dubbio la cosa più strabiliante che io abbia visto...>> commentò Dominic toccando il ghiaccio con un dito. Ritirò immediatamente la mano e un rivolo di sangue scarlatto scese lungo il polso, infrangendosi sull'erba. <<Sono dannatamente affilati, stavi cercando di uccidermi Ava?>> si lamentò Dom. Ridacchiai abbracciando il fianco di Aidan e appoggiandomi a lui. <<Ovvio, in qualche modo devo pur farti pagare tutti gli anni di torture.>> Ryan rise, così come Aidan. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla testa. <<Diventi ogni giorno più brava, sei fantastica.>> sussurrò al mio orecchio. Sorrisi spontaneamente. Era raro si complimentasse, anche con me, quindi accettavo molto volentieri quelle parole e ne facevo tesoro. Vidi che Ivan mi stava fissando, ma quando si accorse che me n'ero accorta si girò immediatamente da un'altra parte. Davvero strano. Inconsciamente mi strinsi più forte ad Aidan. <<Puoi farmi quella cosa della neve?>> chiese Ryan eccitato come un bambino. Ridacchiai. Perché no? Alzai una mano, mi concentrai fissandola attentamente ed iniziai a muovere le dita. Lui rise esterrefatto e applaudì mettendosi poi le mani fra i capelli. <<Ancora non ci credo, sei diventata una specie di strega o qualcosa del genere?!>> domandò come un bambino. Ora chiamarmi strega era un tantino esagerato. A malapena sapevo fare due cose messe in croce. <<É un Lupo della Morte. Gelo e Morte sono due cose collegate ed è per questo motivo che riesce a fare queste cose. Dovresti quantomeno essere al corrente di cosa sia tua sorella.>> rispose Ivan con stizza. Ryan perse il sorriso e mosse un passo verso di lui. <<Ehi, fermo la!>> esclamò Liana mettendosi in mezzo insieme a Dominic. <<Non provocarmi straniero. So meglio di chiunque altro chi, e soprattutto di cosa sia capace mia sorella. Non mi serve uno sconosciuto che me lo mandi a dire.>> sbottò.
<<Ma che gli prende?>> mi sussurrò Aidan all'orecchio. <<Credimi, non ne ho la più pallida idea.>> sussurrai di rimando mantenendo lo sguardo fermo su mio fratello. Che diavolo gli prendeva? Da quando era così nervoso? Non reagiva mai d'istinto in quel modo, ad una minima provocazione come quella poi! Era più Dom ad avere il sangue caldo e ad agire d'istinto, ma non Ryan. Lui era un tipo più razionale, più calcolatore e mi aveva sempre rimproverato di essere schiava delle mie emozioni. E poi non era una testa calda, non aveva mai minacciato qualcuno per averlo punzecchiato così poco. <<Avete interrotto una lezione importante, vi pregerei di lasciarci.>> disse impassibile Ivan lanciando un'occhiata severa ai nuovi arrivati, incluso Aidan. <<Dai, possono rimanere se non creano disturbo.>> dissi scrollando le spalle. Non vedevo dove fosse il suo problema. Se rimanevano zitti e in disparte non c'era alcun bisogno di mandarli via. E poi lui era stato il primo a far partecipare Ulrik ed Aidan al nostro primo allenamento. Lui scosse la testa. Era visibilmente infastidito dalla loro presenza. Rimasi a guardarlo confusa, con la bocca leggermente aperta. Era una persona difficile da comprendere. Scorbutica, a tratti maleducata. <<Non voglio spettatori. Sono fonte di una distrazione che non ti puoi permettere.>> ringhiò. Lo guardai sbarrando gli occhi. Quel tono. No, non mi era piaciuto per niente. Va bene, aveva anche ragione sul fatto che potessi distrarmi, ma non era quello il modo di dirlo. <<Credo proprio che tu debba cambiare tono.>> constatai attirando nuovamente la sua attenzione su di me. Non doveva ringhiarmi contro, lo avrei rimesso al suo posto altre cento volte se necessario. Lui digrignò i denti e mi osservò per qualche secondo prima di far schioccare la lingua contro il palato. Mi indicò ghignando. <<Eh no, non funziona così...>> mormorò. <<Io so quello che hai bisogno di imparare e tu hai bisogno di me per non morire, perciò fai quello che ti dico, quando lo dico.>> puntualizzò facendo un passo avanti. Sentii i muscoli di Aidan tendersi sotto le mani e lo vidi scattare davanti ad Ivan. I suoi occhi erano scarlatti e il suo braccio teso verso l'alto con la mano chiusa intorno alla gola di Ivan. <<No Aidan!>> urlai avvicinandomi. Era stato così veloce da non riuscire nemmeno a vederlo muoversi. <<Eh no, non funziona così...>> lo imitò Aidan facendo un sorriso falso e dannatamente agghiacciante. <<Tu, brutto insetto, non decidi un cazzo. Sei ancora vivo per il semplice fatto che sei l'unico che può aiutare Ava.>> iniziò. Ero concentrata a guardare il volto di Ivan che mano a mano assumeva un colore rosso-violaceo. <<Aidan lascialo!>> ordinai tenendogli l'altro braccio, ma era come parlare ad un muro. Non mi guardava nemmeno. Vidi gli artigli della sua mano crescere e dei rivoli di sangue volare giù dal collo di Ivan. <<Se caso mai dovessi risultare inutile, ti spezzerei il collo in meno di due secondi.>> ringhiò.
Fortunatamente i piedi di Ivan toccarono nuovamente terra. Aidan si avvicinò al suo viso. Sembrava un boa pronta ad avvolgerlo con le sue spire e a stritolarlo lentamente. Si leccò le labbra e lo fissò da vicino. <<E non pensare che non abbia visto i tuoi sguardi. Stai attento straniero sono un tipo molto possessivo e non mi piace quando qualcuno tocca ciò che più amo.>> ringhiò prima di strattonarlo e buttarlo a terra. Ivan tossì tenendosi il collo. Guardai Aidan e lui mi fissò gelido. Aveva ancora gli occhi scarlatti perciò non diedi molto peso a quella sua freddezza. Se c'era qualcun altro a dover imparare il controllo, quello era proprio lui. <<Hai esagerato.>> dissi duramente senza staccare gli occhi da lui. <<Come al solito.>> sussurrai più a me stessa che a lui. Mi abbassai sulle ginocchia accanto a Ivan. Provai ad aiutarlo a mettersi in piedi ma il braccio di Aidan che mi tirava su me lo impedì. Lo guardai male scrollandomelo di dosso. <<Ma sei matto?!>> alzai la voce. Lui si avvicinò con il viso. <<Non dargli un motivo per fantasticare ancora su di te.>> ringhiò. Mi spiazzò. Cosa intendeva con quelle parole? <<Penso che sia proprio tu a fantasticare troppo.>> mi ripresi da una momentanea confusione. <<Smettila di dire idiozie e fammi aiutare questo povero disgraziato.>> lo sfidai con lo sguardo. Mi abbassai ancora e quella volta non gli permisi di tirarmi su. Aiutai Ivan ad alzarsi che si sorresse alla mia spalla, continuando a tossire. Non mi era piaciuto il modo in cui si era rivolto a me, ma Aidan non poteva reagire in quel modo ogni volta che qualcuno mi parlava in una maniera poco cortese. <<Come al solito non hai il senso della misura.>> borbottai guardando i buchi lasciati dagli artigli sul collo di Ivan. Naturalmente non si sarebbero rimarginati come avrebbero dovuto. Aidan era un Alpha e aveva appena lasciato un bel ricordino per la vita su quel collo. <<Lo accompagno da Clara per medicarlo...>> avvisai, prima di trascinarlo sul prato. Alle mie spalle sentii i bisbìgli dei miei fratelli e di Liana. Non mi concentrai a capire le parole perché i passi svelti e pesanti e il ringhio di Aidan mi distrassero. Che se ne andasse offeso per quante volte voleva. Non potevo lasciargliela passare ogni santa volta, che cavolo! Non si reagiva in quel modo. Mi sembrava di avere a che fare con un cucciolo indomabile che partiva all'attacco senza pensare e senza controllarsi. Prima era già difficile da gestire, ma da quando era diventato la Bestia era impossibile. <<Stai bene?>> domandai ad Ivan non sentendolo parlare per tutto quel tempo. Mi guardò dal basso della sua testa chinata contro la sua spalla. <<Potrei stare meglio.>> mormorò con la voce rauca. Il solo pensiero che Aidan pensasse davvero di ucciderlo mi mandava in bestia. Sospirai nervosa e mi affrettai ad entrare nella casa branco. Dopo il mio drammatico parto in una camera da letto avevo chiesto di adibire un'ala dell'enorme casa ad infermeria. Il mio obiettivo era quello di avere un piccolo ospedale a portata di mano, viste le numerose cose che succedevano in quella cavolo di parte imboscata del Canada. Sembravano avercela tutti con noi, non si vedeva un periodo di pace da praticamente mai. Il progetto non era ancora completo, visto che solo da poco erano iniziati i lavori ma eravamo in linea con la tabella di marcia. Bussai ed aspettai l'avanti di Clara. Entrai facendo attenzione a non far sbattere Ivan allo stipite della porta. Clara era intenta a sistemare tutte le sue boccette strane piene di intrugli naturali sugli scaffali, proprio accanto agli attrezzi più moderni. <<Abbiamo un ferito.>> annunciai distraendola. Si girò, guardandomi con i suoi cuciono grandi. Aveva i capelli più rossi che mai ed era fasciata da un vestito verde smeraldo a motivo floreale che sfiorava terra. <<Aidan colpisce ancora...>> commentò divertita venendomi incontro. Alzai gli occhi al cielo e annuii sconfitta. Lo fece accomodare su un lettino e gli controllò il collo. <<Sai benissimo che rimarrà la cicatrice, vero?>> chiese con voce professionale. Prese una boccetta, ne verso il contenuto su un batuffolo di cotone e iniziò a disinfettare i tagli. La vidi stringere la bocca in una linea dura. <<Non sono molto profondi, ma ci vorranno lo stesso dei punti.>> borbottò. Sospirai. Cazzo. Non mi avrebbe più aiutata dopo quell'episodio, ne ero più che certa. Addio potere e benvenuta morte lenta e dolorosa. Ne avevo le scatole piene delle sue sfuriate. <<Torno subito.>> dissi senza aspettare risposta. Sbattei la porta forse con troppa enfasi ed iniziai la mia marcia. Non sapevo dove fosse andato Aidan, ma mi concentrai ad annusare il suo odore e a seguire la scia. Camminai a passo svelto per i corridoi, fino a trovarmi nel suo ufficio. Entrai come una furia senza nemmeno bussare. Era con Max e Tyson e stavano discutendo di qualcosa. <<Fuori.>> dissi solamente guardando i due energumeni appoggiati alla scrivania. Aggrottarono la fronte.<<Sei ser...>> stava iniziando a chiedere Max ma lo interruppi urlando. <<Fuori!>>
I due chinarono il capo frettolosamente e se ne andarono mormorando un timido saluto. Aidan mi guardava a bocca aperta. <<Rifallo, sei eccitante quando fai così.>> mormorò. Quello mi fece incavolare il doppio. <<Taci due secondi!>> urlai. <<Gli stanno mettendo dei dannati punti di sutura al collo, te ne rendi conto o no che sei un idiota?>> mi avvicinai gesticolando. Vidi qualcosa nel suo sguardo cambiare: i suoi occhi persero quell'accenno di divertimento e si scurirono di botto. La sua fronte si corrugò, formando quella ruga d'espressione  in mezzo alle sopracciglia. <<Ho fatto quello che ho ritenuto necessario.>> disse con una calma quasi spaventosa. Risi isterica. <<Necessario? Ti rendi conto che molto probabilmente hai bruciato l'unica possibilità che avevo per imparare qualcosa?!>> gli urlai in faccia. Lui alzò gli occhi al cielo e il mio fastidio aumentò di molto. <<Non ho bruciato proprio niente. Ho lanciato un avvertimento e ho messo le cose in chiaro.>> fece brillare brevemente gli occhi di rosso. Sbattei le mani sulla scrivania di legno e mi sporsi arrivandogli ad un palmo dal naso. Feci cambiare anche i miei occhi velocemente, ma non ebbi nessun effetto da parte sua se non un ringhiò infastidito. Era come avere a che fare con una bestia selvaggia, e da un punto di vista era proprio in quel modo. <<Lo straniero ti aiuterà in ogni caso. Se non lo fa lo uccido.>> ringhiò avvicinandosi fino a sfiorarmi il naso. Lo spinsi per le spalle e lo feci riatterrare di culo sulla sua fottuta sedia in pelle imbottita. Si alzò rabbioso e in un movimento fulmineo mi fu davanti, bloccandomi tra la scrivania e il suo petto. Il suo profumo mi fece un certo effetto, come sempre. <<Hai sbagliato. Non puoi sempre risolvere così le cose.>> mormorai.
Sospirò. Una sua mano si sollevò fino a portarmi una lunga ciocca scura dietro l'orecchio. <<Questo è l'unico modo che conosco.>> alzai gli occhi fino ad incrociare i suoi. <<E poi non mi piace come ti guarda.>> iniziò e corrugai la fronte confusa. <<Ti guarda come se volesse essere al tuo fianco, come se volesse prendere il mio posto.>> sussurrò contro la mia guancia. Infilò il naso fra i miei capelli e lo sentii inspirare. Il mio respiro era spezzato. Non doveva finire così, ero parità così bene cavolo! Finiva sempre in quel modo quando mi arrabbiavo. <<Secondo me ti stai immaginando tutto. Sa che ci amiamo alla follia e che non si può spezzare il legame tra compagni. Non è così sciocco da mettersi tra di noi.>> mormorai quasi totalmente persa. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dal suo tocco e dalla sua voce, dal suo profumo che mi annebbiava i sensi. <<Vuole te ed io l'ho capito sin dal primo momento. Da come ti guarda. Avrei voluto ucciderlo sin dalla prima volta in cui ha poggiato i suoi occhi su di te.>> mi morse il mento. La sua mano scivolò sulla mia coscia e bruscamente mi fece atterrare sulla scrivania, con lui fra le mie gambe. <<Riesco quasi a sentire i suoi pensieri e giuro che ascoltare il suo battito accelerato quando ti sta vicino é la tortura più grande a cui mi abbiano mai sottoposto. Il solo pensiero che possa avvicinarti in questo modo...>> disse facendo congiungere i nostri corpi e mi strappò un ansimo <<...mi fa diventare pazzo e mi spezza il cuore.>>
Riaprii gli occhi a quelle parole e li fissai nei suoi. <<Sai che non sceglierei mai nessun altro, vero?>> presi il suo viso fra le mani, rassicurandolo. Non pensavo potesse avere questa paura, era più che scontato che per me fosse l'unico. <<Si, ma di lui non mi fido. Non lo conosco e non so di cosa sia capace. Se ti fa del male?>> domandò. Trattenni un sorriso. <<Allora lo trasformo in un ghiacciolo ancor prima che possa anche solo avvicinarsi.>> risposi trattenendo un sorriso. Poggiai il mento sul suo petto e lo fissai da quei pochi centimetri più in basso. <<Lo spero. Ora rassicurami.>> alzò un angolo della bocca prima di baciarmi. Sorrisi e ricambiai all'istante. Strano come passavo dal volergli staccare la testa al volergli strappare i vestiti di dosso. Non sapevo di essere così facile da convincere. Non mostrava molto spesso le sue fragilità, anzi quasi mai. Non riuscivo a mantenere un atteggio distaccato davanti a quegli eventi. A modo suo cercava di dimostrare che anche lui temeva qualcosa. Naturalmente comunicava in un modo tutto suo, ma se si andava oltre a quei gesti bruschi e a tratti cattivi, ci si accorgeva che anche lui aveva le sue insicurezze. Ed io non riuscivo a resistere.

Alpha's snarl - the revenge of the true heirحيث تعيش القصص. اكتشف الآن