Chapter 8 - Book

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Mi sentivo dannatamente male. Ogni muscolo del mio corpo era in rivolta. Sentivo dolore ovunque, era come se un camion mi avesse investita. Ero a malapena riuscita ad alzarmi dal letto, trascinandomi a fatica in quello che era il salotto dell'appartamento privato all'ultimo piano. La mia corsa aveva avuto, ahimè, vita breve: ero stata costretta a lasciarmi cadere sul divano in preda alla sofferenza e ai sospiri. Mi dava fastidio essere così debole, soprattutto in quel momento quando mi sarei dovuta impegnare al massimo per imparare a gestire quello stupido potere. In più avevo un freddo cane... Avevo non una, ma ben due coperte a sostare sul mio corpo e una bella borsa d'acqua calda tra le braccia. Per la cronaca: riuscire a recuperare una dannata borsa d'acqua calda in una casa di licantropi la cui temperatura corporea in media era di circa quaranta gradi era stato pressoché impossibile. A quale licantropo sano serviva una borsa d'acqua calda?! Sembrava una brutta barzelletta!
Ad aggravare la situazione era il fatto che non riuscivo a mangiare niente, anzi, la sola idea mi faceva venire i conati. Ingoiare cibo solido quel giorno era la sfida più grande, mi si serrava la bocca al pensiero e il mio stomaco partiva alla rivolta. Era da un giorno intero che trangugiavo tisane bollenti, ne avevo assaggiate di tutti i tipi, ero ad un passo dal diventare somelier di tasane. Avevo scoperto che la mia preferita era quella all'arancia e cannella, insieme a quella alla rosa canina. Avevo invece scoperto di odiare l'infuso al finocchio. Cavolo non lo avrei più benuto in vita mia dopo quel giorno. Fabian piangeva in continuazione ed era come se percepisse che qualcosa non andava e non si era voluto staccare un attimo da me, nemmeno per stare in braccio al padre... Il che era strano, considerando quanto si rilassasse a dormire sulla sua spalla o semplicemente sentendo il suo odore. In quel momento era sdraiato su di me, tranquillamente dormiente dopo due ore estenuanti di urla, anche lui sommerso dalle coperte. Stranamente il troppo calore non lo infastidiva, il che era preoccupante ai miei occhi, tanto da misurare anche a lui la temperatura corporea ogni mezz'ora. Di norma, i neonati dovevano mantenere una temperatura corporea più alta rispetto a quella degli adulti, cosa valida anche per quelli di razza umana. Il fatto che Fabian potesse aver ereditato da me quella debolezza mi faceva sentire dannatamente in colpa. La cosa buona era che fino a quel momento era tutto nella norma e spiegavo la sua pace con il fatto che volesse starmi addosso ad ogni costo. Il trillo dell'ascensore mi fece girare leggermente il capo per vedere chi fosse venuto a trovarmi. Sulla soglia vidi Aidan che camminava tranquillo verso di me. Si sedette sul tavolino da caffè, guardandomi in silenzio. Inclinò il capo e vidi un angolo della sua bocca alzarsi nel notare che Fabian si era finalmente addormentato. <<La piccola peste si è fatta sentire oggi.>> mormorò. Sorrisi. <<Già.>> sussurrai per non svegliarlo. Gli scostai una folta ciocca di capelli dal visino e mi concentrai nuovamente su Aidan. <<Ti prego dimmi che ha funzionato. Dimmi che sono andati via.>> supplicai. Speravo quantomeno di non star soffrendo invano. Speravo con tutto il cuore che la mia idea avesse funzionato. Aidan annuì. Si avvicinò per darmi un lungo bacio sulla fronte. Inspirai il suo odore a pieni polmoni, inebriandomi della sua fragranza di bosco. I miei muscoli reagirono di conseguenza e si rilassarono. <<Ce l'hai fatta piccola Boswell. Sei stata grande.>> sorrise. Tirai un sospiro di sollievo. Almeno avevo dato un senso a tutta quel dolore fisico. Ero stata ripagata in qualche modo. <<Stavolta ci hai dato dentro alla grande, hai innevato una grossa fetta di foresta. Hai persino ghiacciato un lago, era piccolo, ma hai dato un tocco di classe.>> ghignò. <<Era quello l'obiettivo, no?>> domandai retorica. <<Cos'è successo tra te ed Ulrik quel giorno? Marta mi ha detto che non vi rivolgete la parola e a stento vi guardate in faccia.>> domandai dopo aver scrutato i suoi occhi. Riuscivo a leggervi sofferenza e senso di colpa, pentimento. Non mi piaceva ciò che stavo osservando. Non volevo vederlo in quel modo. Sospirò, gettandosi il capo. Rimasi in silenzio in attesa che iniziasse a parlare. <<Sono scoppiato. Io->> s'interruppe sospirando frustrato. Corrugai la fronte, incuriosita. <<Ero fuori di me quando ti ho vista a terra e il fatto di non potermi nemmeno avvicinare o fare qualcosa per aiutarti mi ha fatto perdere il senno. Gli ho scaricato addosso tutta la mia rabbia.>> continuò, senza riuscire ad incrociare il mio sguardo. Ero certa si fosse già pentito dell'accaduto. Per quanto Ulrik non mi andasse a genio, era come un fratello per Aidan e non volevo chiudessero i rapporti. Si volevano fin troppo bene per troncare ogni cosa e sapevo che entrambi stavano da cani in quel momento. <<Gli ho rinfacciato il fatto di aver salvato Marta per lui, mentre lui non ha fatto altro che sminuirti e mortificarti in questi mesi. E poi...>> chiuse gli occhi sospirando. <<E poi?>> lo incoraggiai a parlare. Luna, avevo i brividi. <<E poi gli ho detto che se era quello il Beta che avevo, avrei fatto meglio a sceglierne un'altro.>> incrociò il mio sguardo. Nel suo c'era sofferenza, tanta sofferenza. Aveva capito che non avrebbe dovuto dirgli quelle ultime parole.
Sospirai. Tentai di mettermi seduta e lui mi aiuto. Mi strinsi Fabian al petto per non svegliarlo, con la mano libera afferrai quella di Aidan e feci incrociare le nostre dita. <<Devi andare a parlare con lui. Non pensi davvero queste cose e sono convinta che è stata la Bestia a farti parlare. Dovete chiarire Aidan. Devi farlo per lui, per il rapporto che vi lega, ma soprattutto per te. Stai male, riesco a vederlo, anzi, riesco a sentirlo. Accantona l'orgoglio per questa volta e vai a chiedere perdono. Sono convinta che anche Ulrik lo farà.>> lo rassicurai. Lui sospirò e si porto le nostre mani incrociate alla bocca. Non appena le sue labbra sfiorarono la mia pelle, un tepore piacevole mi avvolse la mano. <<Stai diventando sempre più saggia.>> sorrise. Ridacchiai. <<Smettila.>> lo guardai amorevolmente negli occhi. <<Va da lui, forza.>> lo spronai. Lui sospirò alzando gli occhi al cielo, ma alla fine si convinse ad andare da Ulrik.
Mi faceva stare bene sapere di aver cercato in qualche modo a convincerlo a fare pace con quel testone del suo Beta. Era brutto vederli litigare e potevo dire che da quando avevo messo piede in quella casa, loro non avevano fatto altro. Mi sentivo un po' come la causa di tutto.
Sospirai e poggiai la testa contro il cuscino. Avevo la testa pesante e non riuscivo nemmeno ad alzarmi, ma dovevo rimettermi al più presto. Avevo sbloccato qualcosa nella mia mente, lo percepivo. Sentivo una nuova forza scorrere nelle mie vene, qualcosa di nuovo, sconosciuto e senza dubbio spaventoso. C'era parecchio lavoro da fare, parecchia strada da percorrere ed io avevo fatto un solo passo. Mi abbassai con il collo e diedi un bacio a Fabian sulla sua testolina già piena di capelli. Luna quanto lo amavo. In tutto quel caos lui era la pace. Era la luce nel buio. Era per lui se mi impegnavo, perché volevo vederlo crescere e chissà, un giorno dargli la compagnia di una sorellina o un fratellino. Volevo farcela, dovevo farcela. La minaccia del fratello di Aidan era vicina a detta di Sanders e da quanto ci avevo capito ero io, anzi, il potere che avevo ad essere la nostra unica speranza.
Cercai di cambiare posizione, volevo alzarmi e fare almeno quattro passi. Da seduta avvicinai il passeggino di Fabian sporgendomi verso il corridoio. Non ero per nulla stabile e non potevo rischiare di cadere con lui in braccio. Lo poggiai lentamente sul materasso del passeggino e lo coprii. Aspettai senza respirare in ansia in caso di un pianto isterico improvviso. Quando mi assicurai che non succedesse nulla, tirai un sospiro di sollievo. Scostai la coperta dalle mie gambe e la misi sulle spalle stile mantello. Gettai i piedi fuori del divano e reggendomi dal bracciolo mi tirai su. Mancava solamente un "hoplá" finale e dopodiché sarei potuta andare a giocare a bingo nel weekend al centro anziani.
Rabbrividii e mi strinsi maggiormente nella coperta di lana. Un passo dopo l'altro cercai di dirigermi verso il bagno. Sembravo uno spettro aggirandomi in quel modo per casa. Dopo un'estenuante passeggiata, finalmente arrivai in bagno. Mi guardai allo specchio e notai quanto anche quella volta apparissi spossata. Avevo un aspetto malaticcio: ero pallida, con gli occhi gonfi e le occhiaie, inoltre alcuni capillare si erano rotti sul viso, formando leggeri ematomi, soprattutto intorno agli occhi. Mi guardai la mano che il giorno prima aveva fatto apparire il fiocco di neve. Un mezzo sorriso mi si formò sul viso. Era un minuscolo passo, eppure mi aveva fatto iniziare a sperare. Per un singolo istante avevo avuto il controllo ed era stato... Wow.
Iniziai a muovere le dita, involontariamente, mentre osservavo la mia mano. Lentamente iniziarono a cadere dei fiocchi di neve che si depositarono sul marmo scuro del lavandino. Spalancai la bocca e trattenni il respiro. Lo stavo facendo ancora. Portai l'altra mano davanti alla bocca, per evitare di fare rumore con la risata che mi era appena scappata. <<Vai così!>> sussurrai euforica. Quello era senza dubbio un minimo passo in meno verso l'obiettivo.
Chiusi le mani a pugno e le alzai verso il cielo in un'esultanza silenziosa. La coperta mi scivolò via dalle spalle e raggelai. Mi abbassai a recuperarla e la smisi di fare la scema davanti allo specchio.
Sorrisi mestamente alla mia immagine nello specchio, dando un'occhiata alla neve ormai sciolta in una piccola pozza d'acqua a causa dell'alto riscaldamento che avevamo in casa. Aidan moriva di caldo mentre io a malapena riuscivo a non avere i brividi. Okay, li avevo comunque ma sicuramente con il riscaldamento a palla andava meglio.
Continuai a camminare dentro ogni stanza per cercare di ammazzare il tempo. Mi stavo annoiando.
Sbuffai e tornai in salotto. Mi sdraiai nuovamente sul divano e pensai di accendere il televisore. In mancanza d'altro era l'unica cosa che potevo fare. Poi però ci ripensai. Sarebbe stato meglio un libro, l'unico problema era che si trovavano tutti nello studio di Aidan. Volevo chiamarlo e chiedergli di portarmene qualcuno, ma avevo paura di interrompere in pieno la discussione tra lui e Ulrik, perciò feci l'unica cosa possibile da fare. Mi alzai nuovamente dal divano e afferrai il passeggino. <<Una passeggiatina fino allo studio non ci farà male.>> mormorai includendo anche Fabian.
Prendemmo l'ascensore e quando arrivammo al piano inferiore e le porte si aprirono, il lungo corridoio con il lunghissimo tappeto persiano mi apparve davanti.
Iniziai a camminare, notando quanto silenzio ci fosse in quella casa. Era pomeriggio, quindi molto probabilmente il branco era impegnato negli allenamenti. Aidan era da qualche parte a parlare con Ulrik, ma dei miei fratelli e le loro compagne non c'era traccia, dei nostri alleati men che meno. Arrivai allo studio ed entrai. Lasciai il passeggino accanto all'enorme scrivania scura che faceva da padrone all'intera stanza. Mi avvicinai alla libreria, perdendomi nei numerosi tomi elegantemente ricamati sulla copertina. Avrei tanto voluto leggerli tutti, uno per uno e perdermi in quelle parole.
Sfiorai con le dita la copertina di una libro che attirò la mia curiosità. Anzi lo aveva già fatto in passato, quando avevo sfogliato le sue pagine per la prima volta. Non ero riuscita a finirlo perché Aidan mi aveva interrotta, ma ne avevo tutta l'intenzione in quel momento. Lo sfilai dalla libreria e mi accomodai sulla poltrona. Mi rannicchiai sotto la coperta e cercai il punto al quale ero rimasta.
Ricordavo vagamente che quel libro parlasse della maledizione del lupo nero e di come la famiglia Reed ne fosse rimasta colpita nei secoli a venire. Non conoscevo nessuno che portasse quel cognome, quindi dubitavo fosse una famiglia dei territori limitrofi al mio.
Ripresi al punto dove avevo interrotto e, leggendo, notai di come quella maledizione somigliasse alla maledizione della Bestia. Corrugai la fronte, ma continuai con la lettura, più incuriosita che mai.
Narrava la breve storia di ogni maledetto, di ogni maschio della famiglia Reed che puntualmente, alla prima trasformazione, era posseduto dalla bestia. L'ultimo della famiglia Reed ad essere posseduto era stato un certo Jonathan. La data di morte non era nemmeno così tanto lontana poi, circa ventidue anni prima. A scrivere quel libro doveva essere stato un discendente di quel Jonathan perché molte volte ricorrevano le parole mio padre.
E fu in quel momento che scoprii perché era stato l'ultimo Reed ad essere posseduto dalla Bestia.
Voltai pagina con così tanta foga che per poco non la strappai.

Alpha's snarl - the revenge of the true heirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora