Chapter 4 - you're the key

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Camminavo avanti e indietro in quel corridoio da dieci minuti buoni. Avrei voluto buttare giù quella stramaledetta porta e costringerlo a parlare, ma conoscendolo non sarebbe servito a nulla. Non mi avrebbe nemmeno risposto alla domanda come stai, figurarsi parlare di altri discorsi.
Ad un certo punto la porta di camera sua si spalancò e mi lui fissò con quegli occhi vitrei.
<<È da quindici minuti che i tuoi piedi non mi lasciano riposare, perciò o mi dici cosa vuoi o cambi rotta e cammini in un altro corridoio.>> ringhiò.
In effetti me lo aspettavo.
<<Fa spazio.>> dissi solamente, superandolo sulla soglia e accomodandomi sulla poltrona. Lo squadrai da capo a piedi, rimanendo spiazzata dalla sua figura. Aveva delle occhiaie da far schifo e ancora appoggiava tutto il suo peso sul bastone da passeggio. E poi era la prima volta che lo vedevo in tuta da quando lo conoscevo. Faceva tutto un altro effetto senza giacca e cravatta, sembrava più giovane dei suoi trentasette anni. Inoltre era scontroso il doppio del solito.
<<Parla.>> disse stringendo i denti dallo sforzo e lasciandosi cadere sul letto a peso morto. Mi passai la lingua sulle labbra, sentendole immediatamente così secche e screpolate da far male. <<Come stai?>> fu la mia prima domanda. Vederlo in quelle condizioni mi preoccupava. Era la prima volta che assistevo ad una sua visione e non ero sicura di volerlo rifare.
<<Ci sono abituato.>>
Continuava a non guardarmi negli occhi. <<Cosa hai visto?>> domandai ingenuamente.
Lui scoppiò a ridere. <<Se te lo dicessi non dormiresti più.>> continuò a ridere <<E poi conosci le fottute regole, non posso dire un cazzo di quello che vedono i miei dannati occhi.>> ringhiò poi.
Il mio shock continuava ad aumentare. Non era da lui dire così tante parolacce in una sola frase e ciò mi fece preoccupare più del dovuto. <<È tanto terribile? Ciò che hai visto intendo.>> continuai cauta. Non sapevo nemmeno io dove volevo andare a parare.
Solo a quel punto lui incrociò il mio sguardo. Mi fissò per un tempo che parve infinito. Posò gli occhi altrove e mi parve di vederli leggermente lucidi. Me lo ero sicuramente immaginato. <<Non puoi nemmeno immaginare.>> sussurrò. Mi vennero i brividi. Se nemmeno lui riusciva a sopportare quelle immagini, figurarsi io. Di qualunque cosa si trattasse.
Improvvisamente mi tornò in mente un particolare. <<Mia madre. Cosa c'entra mia madre? Hai detto il suo nome oggi.>>
Lui sorrise mesto, guardando il pavimento. Sembrava così perso in quel momento.
<<Lei era sempre lì con me quando succedeva. Mi aiutava sempre. Almeno fino a quando non è andata via.>> aveva la voce fottutamente bassa e roca.
Ed io continuavo a non capirci un bel niente!
Si conoscevano già da prima che lui conoscesse mio padre? <<So a cosa stai pensando e si, conoscevo Selina da più tempo di tuo padre. Siamo cresciuti nello stesso branco e lei era la mia migliore amica.>> esordì, lasciandomi con la bocca aperta a mangiare le mosche. E chi se l'aspettava una cosa del genere?
<<È stata lei a far incontrare me e tuo padre quando eravamo giovani. Lui ed io... Beh prima di diventare fratelli ci odiavamo a morte.>> ghignò al ricordo.
<<Io perché lo vedevo come colui che aveva portato via la mia unica amica e lui perché pensava che io non potendo trovare una compagna fossi una minaccia, che volessi provarci con lei.>> rise poi. <<Che pazzo! Non avevo mai pensato a Selina in quel modo... Era mia sorella.>> mi fissò.
<<Tu le somigli tanto. Più di quanto credi.>>
Mi vennero le lacrime agli occhi.
Lo avevo sempre visto freddo, privo di qualsiasi emozione e forte come nessun altro.
Sentire quelle parole mi aveva fatto capire che forse anche lui aveva un lato fragile. <<Non lo sapevo...>> borbottai. Si strinse nelle spalle. <<Non era dovuto che tu lo sapessi. Poche persone sono a conoscenza di queste cose.>> rispose. Nella camera calò il silenzio. Io non sapevo più che cosa dire. La conversazione era andata in maniera totalmente differente rispetto a come avevo sperato. Pensavo di poter cavare qualche informazione riguardo la visione, ma lui era irremovibile ed era più che giusto da una parte. Se io avessi saputo, si sarebbero evitate determinate decisioni che ci avrebbero condotto a quel finale, modificando le vite di tutti noi. Si sarebbero spezzati gli equilibri e non andava bene.
<<Se ti serve qualcosa puoi...>> iniziai a dire, ma lui mi interruppe nuovamente. <<Non ho bisogno di niente. Ora, se non ti dispiace, vorrei riposare.>> tagliò corto. Ero veramente combattuta e un po' mortificata per il suo comportamento. Non volevo che mi allontanasse e che mi rispondesse in quel modo, ma allo stesso tempo ne capivo il perché.
<<Va bene.>> mormorai. <<Credo di ricordare alcune delle cose che Helena mi ha mostrato. Appena ti sarai rimesso ne parleremo e tu mi dirai ciò che la sera del Rito dovevi dirmi.>> dissi con tono fermo. Anzi, glielo ordinai. Era arrivato il momento di farsi valere. Mi alzai da quella poltrona e a passo lento uscii dalla sua camera. Riuscivo a percepire il turbine di emozioni dentro di lui. Mi chiusi la sua porta alle spalle e mi poggiai con la schiena contro la parete. Diamine...
Presi un respiro profondo e mi passai una mano fra i capelli.
Sentii dei passi avvicinarsi ed immediatamente mi ricomposi.
Liana, la ragazza di mio fratello, procedeva a passo militare lungo il corridoio. <<Oh.>> disse non appena mi notò. <<Tutto a posto?>> mi chiese avvicinandosi. La fissai per qualche istante, concentrandomi sui suoi occhi. Continuava a ricordarmi vagamente qualcuno. Ma non riuscivo a  capire chi. Annuii.
<<Vai da mio fratello?>> domandai, giusto per fare un po' di conversazione. Ci eravamo scambiate pochissime parole da quando era arrivata con mio fratello e mi dispiaceva perché voleva realmente conoscerla. <<No, vado a salutare mio padre prima che parta.>> rispose con un'alzata di spalle.
Mi bloccai sul posto, facendole fare lo stesso.
Quel giorno partiva Oliveira, se ne tornava in Messico. Feci due più due e la mia bocca si spalancò dallo stupore. <<Oliveira è tuo padre?!>> sbottai quasi. Lei ridacchiò ed annuì. <<Non sapevo nemmeno avesse una compagna!>> esclamai facendo allargare il suo sorriso.
<<Non ama parlare della sua vita privata.>> disse solamente.
Ero basita. Fin troppe scoperte quel giorno. E pensare che ero sveglia da nemmeno dieci ore.
<<Tu e mio fratello vi fermerete ancora, vero?>> domandai speranzosa. Era troppo tempo che non vedevo mio fratello e avevo bisogno di avercelo li al mio fianco, almeno per qualche giorno. Liana mi sorrise ed annuì. <<È preoccupato per te.>> ammise poi. Imboccammo le scale ed io mi persi a guardare il marmo lucido dei gradini, mano a mano che scendevo. Non volevo che si preoccupassero tutti a morte per me, ma capivo anche che era inevitabile. Se i ruoli si fossero invertiti, sarei sicuramente morta dalla preoccupazione e dall'ansia conoscendomi. Sospirai, mordendomi il labbro inferiore, stringendolo forte tra i denti. <<Già, penso sia normale...>> mi limitai a dire, non sapendo cos'altro fare.
Era arrivato il momento di smetterla di incassare colpi e aspettare che la soluzione mi piovesse dal cielo. C'era il serio ed alto rischio che ci rimanessi secca e avevo fin troppo da perdere! Cosa sarebbe successo a Fabian e ad Aidan se fossi morta? Aidan ne sarebbe morto, nel vero senso letterale, e non ero certa del fatto che se non fosse morto dietro di me sarebbe riuscito a prendersi cura di Fabian nel modo giusto. No, avevo troppo per cui vivere. Morire non era un'opzione ed io ero dannatamente sicura del fatto che se fossi stata vittima di un'altro attacco di gelo sarei morta. Il mio fisico ne risentiva e lo dimostrava il fatto che mi ero svegliata dopo una cazzo di settimana senza ricordare o essermi accorta di nulla.
Nel silenzio più assoluto, dopo esserci scambiate quelle poche frasi, arrivammo nel cortile, dove i due restanti e vecchi alleati stavano discutendo delle ultime cose. <<Fammi sapere come andrà, Al. Dì a Clay che lo saluto.>> disse Oliveira più serio che mai. E soprattutto senza un briciolo di ironia. Vedendo Liana spalancò le braccia e lei sorridendo si buttò su di lui. <<Te quiero mucho, mi hija. Yo te extrañaré.>> sussurrò al suo orecchio, anche se tutti i presenti lo avevano sentito. Liana sospirò. <<Yo tambien, buen viaje padre.>>
Per la prima volta in vita mia vidi il lato umano di Oliveira. Il lato paterno e forse quello fu l'unico momento in cui mi sentii più vicina che mai a lui.
Dopo aver salutato tutti, quel burbero se ne andò.
Io andai a cercare Aidan, con l'intenzione di dirgli che non avevo più intenzione di starmene con le mani in mano. Era arrivato il dannato momento di agire. Lo trovai nel suo ufficio, concentrato a leggere alcuni documenti. <<Ehi.>> lo salutai. Lui alzò gli occhi dalla scrivania e mi sorrise. <<Ciao.>> ricambiò, allontanando la sedia e stravaccandosi su di essa. <<Devo aggiornarti su alcune cose.>>
Iniziavamo bene... Mi avvicinai a lui e mi sedetti sulle sue gambe. <<Spara.>> mormorai poggiando la testa sulla sua spalla. Lui iniziò ad accarezzarmi i capelli con fare pensieroso. <<Skarsgård partirà tra qualche giorno. Andrà a far visita ad una persona molto vicina a qualcuno come te.>>
Mi raddrizzai immediatamente, guardandolo con la fronte corrugata. <<Non era morto?>> domandai solamente. Lui sorrise leggermente. Annuì con la testa. <<Si, ma pensa che questa persona sappia molte cose su quest'uomo e possa aiutarti.>> chiarì.
Bene. Un passo avanti. Solo che sembrava da idioti mandare solo Skarsgård, in qualsiasi posto dovesse andare. Ero io la diretta interessata, perciò sarei come minimo dovuta andare con lui. Peccato che Aidan non la pensasse allo stesso modo.
Quando glielo dissi, infatti, mi guardò malissimo e iniziò ad elencare le numerose ragioni per le quali sarei dubita rimanere a Vancouver. <<Fra troppo freddo lì, soffriresti molto ed io non voglio che accada, in più ti ricordo che c'è un neonato completamente dipendente da te e scordati l'idea di portarlo con te. Non te lo lascerò fare è troppo freddo e pericoloso quel luogo.>> disse ancora prima che potessi anche solo pensare una cosa del genere. Non avrei mai portato Fabian con me, non lo avevo nemmeno pensato, non ero stupida e non volevo mettere la vita di mio figlio in pericolo. <<E poi Skarsgård ha detto di essere l'unico tra noi che potrebbe gestire una situazione e una persona del genere. Evidentemente lo conosce già. E a logica, un uomo che abita in un posto del genere di propria scelta, sicuramente non ama la compagnia e chi va a curiosare.>> continuò. Lo fissai. <<Punto primo, non avrei mai portato Fabian con me e mi meraviglia che tu abbia solo potuto pensare che lo avrei fatto mettendolo in pericolo. Punto secondo, si tratta di me Aidan... Sono io quella che dovrebbe farlo, io sono come era quell'uomo e se c'è qualcuno che deve ammazzarsi per cercare informazioni quella sono io.>> ribattei più determinata che mai. <<Non sai a cosa andrai in contro. Non lo sa nemmeno Skarsgård del tutto.>> alzò la voce. Un bussare delicato alla porta interruppe la nostra conversazione. <<Avanti!>> urlai, forse con troppa foga. Una testa bionda fece capolino da dietro il pesante portone. Quando varcò la soglia notai la minuscola figura appisolata sulla sua spalla. <<Scusate, sono venuta a portarvi il piccolo, Al rompe le scatole.>> ridacchiò avvicinandosi. Sorrisi. Aidan di fianco a me continuava a fissarmi. <<Se non vuoi farlo per me almeno fallo per lui.>> mi supplicò a bassa voce. Mi irrigidii a quella frase. Era raro vedere quello sguardo negli occhi di Aidan, così sofferente e speranzoso allo stesso tempo. Guardai nostro figlio mentre Cat lo porgeva ad Aidan e mi sentii morire al pensiero di stargli lontano. Era una cosa di vitale importanza ciò che dovevo fare, ma lo era abbastanza da farmi abbandonare mio figlio e l'uomo che amavo per tempo indefinito? E se fosse successo qualcosa e non li avessi più rivisti? Aidan ne sarebbe morto dal dolore ed io avrei lasciato un neonato senza madre. Forse Aidan non aveva tutti i torti a pregarmi di rimanere. Decisi di evitare quel discorso almeno per quel momento. Non volevo litigare, ero appena "ritornata", per così dire. <<Grazie Cat.>> sorrisi. Era un miracolo che Fabian volesse stare con qualcuno che non fossimo io o Aidan. Cat era la prima con cui non piangeva. Mi fece una carezza sulla guancia per poi sorridere in direzione del neonato. <<Figurati cara, è un piacere.>> disse portando una ciocca dei suoi capelli biondi dietro le orecchie. Salutò anche Aidan per poi uscire dal suo ufficio. <<Hai troppo da perdere Ava ti prego, non andarci. Per favore. Lascia che sia Skarsgård ad occuparsene e ti prometto che noi continueremo le nostre ricerche qui.>> mormorò poggiando la fronte sulla mia spalla. Come diavolo potevo resistere a quel tono? Per non parlare del fatto che era seconda volta che mi stava pregando di fare qualcosa. In più mi sorpresi del fatto che non avesse sputato ordini come suo solito. Sarebbe di sicuro nata una lite ancora più esplosiva. Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo. <<E va bene.>> dissi solamente. Non aveva poi tutti i torti. <<La prima cosa che devo fare è parlare con Sanders. La sera del Rito ha detto che aveva alcune da dirmi ma poi...>> lasciai la frase in sospeso, non c'era bisogno di continuarla. Aidan si era fatto pensieroso. <<Ti ricordi cos'hai letto in quel libro?>> disse di colpo, senza staccare gli occhi dalla porta. Corrugai la fronte. <<Non di preciso.>> non ricordavo bene le parole che avevo letto era stata o quasi un anno prima. <<Che è ereditario.>> spostò lo sguardo lentamente su di me. Lo fissai in quelle sue iridi verde brillante, facendomi tornare a mente tutte le parole che avevo letto in quel libro. <<Ciò significa che...>> lo interruppi continuando la sua frase <<Che qualcuno della mia famiglia era come me.>>
Rimasi spiazzata da quella improvvisa intuizione di Aidan. Nonostante quelle parole le avessi lette e rilette non mi era mai venuto in mente di cercare a fondo nel passato di mia madre e mio padre per scoprire di chi fosse il potere che avevo. Ma pensandoci, non avevo mai notato nulla di strano in mia madre e in mio padre a parte la Bestia non c'era traccia di altri poteri distruttivi. Avrei dovuto chiederlo a Sanders, lui conosceva i miei genitori da quando erano ragazzi ed ero pronta a mettere la mano sul fuoco che sapesse molte più cose di me sul loro passato. Guardai Fabian in braccio ad Aidan. <<Spero che lui non lo abbia ereditato.>> mormorai, pensando che se davvero fosse stato in quel modo mi sarei colpevolizzata a vita. Non volevo che Fabian o un'altro dei miei futuri figli avesse il mio stesso "potere". Avrebbero sofferto ed io non volevo morire con il pensiero che i miei figli non avrebbero trovato pace a causa mia. Era inconcepibile una cosa del genere. <<Speriamo.>> sospirò Aidan stringendomi la mano. Se la portò alla bocca e vi depositò sopra un bacio. <<Troveremo una soluzione, vedrai.>> ed io ci credetti a quelle parole.

Alpha's snarl - the revenge of the true heirWhere stories live. Discover now