Parte 3

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Dopo la sveglia che suonò per la decima volta mi alzai e mi preparai.
I miei genitori presero ferie per non farmi andare da sola in aeroporto, perchè sapevano che io e Laura insieme ci saremmo di sicuro perse.
Appena scesi le scale già vestita e truccata andai in cucina per fare colazione, sul tavolo trovai una tazza di caffè latte con dietro un peluche di un orso.
Avevo scommesso che l'idea dell'orso fosse di mia madre...
Mio padre: <<l'idea del peluche è mia, carino vero>> ci avrei creduto.
Dopo aver fatto colazione andai a lavarmi i denti, pensando a tutte le cagate che avremmo fatto io e la mia migliore amica.
Poi mi domandai... ma quella ebete si sarà svegliata? L'unica cosa che odiava di partire era alzarsi presto per prendere l'aereo.
Presi il telefono che avevo messo sul mobile affianco al lavandino e aprii la chat di Laura.

Ehiii puttana, ti sei svegliata?

Oi troia, buongiorno anche a te

Se se buongiorno, ti ricordo amor mij che tra 20 minuti devi essere da me

A cazz è vero, e... non posso ho un impegno
Certo che so che tra venti minuti devo essere da te.

Detto questo li lasciai il visualizzato senza rispondergli, cosa che so gli da tanto fastidio.
Neanche il tempo di risciacquarmi la bocca che entrò Christian in bagno con la faccia ancora addormentata. E io visto che sono molto amorevole e simpatica gli lasciai un po' d'acqua.
Subito dopo i suoi lamenti, uscii per lasciarli la sua privacy.
Passando davanti alla camera di mio fratello lo vidi ancora preso dai suoi sogni, anche dopo i dieci richiami che avevo sentito da parte dei nostri genitori. È sempre stata una persona che dorme come un porco e forse questo l'ho imparato da lui.
Invece il ragazzo alto, carino e biondo che si era fermato a dormire da noi si alza con una facilità immane, lui è sempre stata una persona a cui piaceva il mattino, cosa che a me e mio fratello non c'è garbava proprio. Quei due erano uguali in tutto tranne che in questo.
Andai in camera mia e presi due valigie.
Mi avviai verso le scale e quando ci arrivai feci un respiro profondo, la parte più difficile era scendere senza rompersi le costole.
Proprio nel momento in cui misi il piede sinistro sul primo scalino sentii tirare la valigia che tenevo nella mano destra.
Chri: <<ti aiuto io, dammi qua, sennò tu impedita come sei cadi>>
Io senza farmi problemi accettai e li lasciai la valigia.
Le appoggiammo tutte davanti alla porta di casa, così mi padre le avrebbe messe in macchina.
Dico tutte perchè dopo quel giro di valigie ne avevo fatto un'altro.
In totale tre valigie più uno zaino, e sono poche.
Dopo 15 minuti che i ragazzi stavano facendo colazione sentii suonare alla porta di casa.
Io: <<bonjour amor mij>>
Laura: <<bonjour>> mi rispose abbracciandomi.
L'unica frase che sapevamo del francese era: bonjour e baguette. Penso avessimo studiato nell'unico linguistico dove non si studia il francese ma il russo.
Mio padre salutò la mia migliore amica e poi caricò in macchina anche le sue valigie.
Mio padre: <<va bene ragazze, siete pronte?>>
Sorrisi, non ai miei genitori, o a Leo, e neppure a Chri, ma alla mia casa.
Sembrava come se mi dovessi trasferire per sempre, ma la verità era che l'avrei rivista solamente tre mesi dopo. Davanti alla porta arrivarono i due selvaggi e quella buona donna che riusciva a sopportarli.
Questa volta sorrisi a loro, e gli abbracciai.
Nel mentre che la ragazza mora, che prima era al mio fianco, salutava mia madre, non so nemmeno il motivo perchè sarebbe venuta in aeroporto con noi, vidi Christian con qualcosa in mano.
Non ci credo... sono cioccolatini?
Chri: <<questi sono da parte di tutti noi>>
Io: <<mi volete fare ingrassare>>
Leo: <<non servono>>
Io: <<scemo...>> dissi guardando il pavimento e scuotendo la testa.
Io: <<mi mancherai più di tutti>>
Leo: <<lo so>> penso che per la prima volta in 21 anni noi due ci siamo abbracciati.
Feci lo stesso con il ragazzo che consideravo come un fratello iperprotettivo.
Chri: <<chiamami se c'è qualcuno che ti importuna>> mi disse all'orecchio e io gli sorrisi.
Io: <<certo, capo>> dissi facendogli il saluto militare, che anche loro due dopo mi copiarono.
Non potevo far altro che sorridergli. Gli presi per un abbraccio di "gruppo", eravamo in tre.
Ma non mi importava, loro erano le seconde persone che mi erano state accanto quando avevo perso tutto.
E non desideravo altro che un nostro abbraccio.

unexpected love//Federico ChiesaWhere stories live. Discover now