Capitolo 14

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Anno 1943, Berlino
Villa dei Schmidt

L'aria fredda entrava dalla grande finestra aperta, facendo ondeggiare il candido tessuto della tenda di lino bianco, accarezzando il letto matrimoniale dove riposava una donna.
Ella si svegliò dai dolci sogni mettendosi seduta, stropicciandosi gli occhi e guardando la mano nera e sporca di trucco che non aveva rimosso il giorno prima.
Si alzò frettolosamente, calciando le lenzuola morbide e prendendo le vesti, buttate la sera prima sul pavimento lucido con violenza e passione dall'uomo con cui condivideva la stanza, o almeno, che aveva condiviso per quella sera.
Si coprì il seno nudo guardandosi intorno, la stanza era ampia, occupata per la maggior parte dal letto e dal grande armadio di legno, pieno di completi da uomo che profumavano di colonia.
La donna corse verso la porta più vicina dove stava il piccolo bagno personale, parandosi di fronte allo specchio e cercando di sistemarsi il più possibile, guardandosi con ribrezzo.
I capelli biondi scendevano in boccoli disordinati sulle clavicole, erano sformati e scomposti, qualche forcina pendeva ancora dalle ciocche lunghe e morbide, il rossetto ormai era sbavato e il mascara era colato, aveva in sintesi un aspetto orrendo.
Si lavò la faccia aprendo il rubinetto di porcellana, sciacquandosi con vigore il viso con sapone e acqua calda e asciugandosi col panno decorato ai bordi con motivi floreali.
Nonostante senza trucco non fosse un granché, si preferiva in quello stato abbastanza apprezzabile che quello di prima.
Si sistemò alla bell'e meglio e corse nel salottino scendendo frettolosamente le scale, dirigendosi verso Friedger Schmidt, uomo facoltoso dell'alta società, possedeva ben tre fabbriche che rifornivano l'esercito tedesco ogni qual volta ci fosse stato il bisogno.
Era un uomo affascinante, alto e slanciato e la sua figura veniva risaltata dal tait color melograno, mentre fumava elegantemente dal costoso sigaro Por Larrañaga poggiando le labbra sottili e sensuali su di esso, seduto sul divano di pelle della grande stanza accogliente e moderna, per niente sfarzosa ma di un eleganza che pochi riuscivano a cogliere.
I capelli gli cadevano sulla fronte neri come la pece e gli occhi verdi erano cristallini, attenti, furbi, che guizzavano e osservavano con attenzione e curiosità, come se il soggetto interessato fosse una nuova marca di sigaro da degustare.
Fece uscire il fumo dalle narici, posando gli occhi sulla donna che aveva interrotto i suoi pensieri.
Era l'amante Amalia, una ragazza di appena 25 anni che aveva sposato un uomo per la sua rendita settimanale e che aveva accalappiato in meno di un minuto, riuscendo ad accompagnarla nella sua camera da letto.
Bella e giovane, gli piaceva ma non lo interessava, era una bel passatempo e l'avrebbe tenuta finchè non si sarebbe stancato, come faceva con tutte.
Fino ad allora nessuna donna lo aveva colpito a tal punto da farlo innamorare, nessuno riusciva a carpire il suo essere profondo e il suo comportamento a volte tedioso e attento ai particolari, a volte svogliato e freddo.
Si era anche sposato, ma colei che aveva giurato di amare in eterno ora viveva con i genitori a Mosca e non era stato che un matrimonio di convenienza, si incontravano raramente e non con piacere, ognuno viveva la sua vita.
Era troppo impegnato con il lavoro per occuparsi di futili storielle d'amore, quindi si divertiva di tanto in tanto con donne di poco conto, non gli piaceva mettersi nei guai ma quando succedeva sganciava una mazzetta e tutto veniva magicamente dimenticato.
Guardò la donna che indossava l'abito del galà della sera prima dove l'aveva incontrata, dal taglio scontato e dal tessuto economico, lo guardava imbarazzata ma felice.
-Io devo..?- chiese timorosa indicando la porta d'ingresso.
-Oh, no. Fammi compagnia.- disse semplicemente spegnendo il sigaro ormai finito e alzandosi velocemente dal divano di pelle con eleganza.
-Andiamo a fare una passeggiata, ti compro un bel vestito, mh?- le poggio una mano sul fianco guardandola gentilmente, una cordialità vuota e di circostanza.
-Oh ma mio marito...-
-Lui non batterà ciglio, ne sono sicuro.-
Dopo poco erano tra le vie di Friedrichstraße, quartiere caratterizzato dalla presenza dei molti negozi e meta per sperperare soldi in vestiti, scarpe, borse e accessori vari.
Il Signor Schmidt di solito passeggiava li, si sentiva a suo agio quando era circondato dalle persone che correvano e con passo sostenuto sbrigavano una faccenda e l'altra, parte di un economia scalpitante e viva, come un cuore pulsante.
Amalia gongolava felice piena di pacchetti raccontandogli cose che essenzialmente non gli interessavano, cose frivole e da cortile.
L'aveva reputata diversa all'inizio, si era interessato sinceramente, ma aveva perso interesse poco dopo che aveva aperto bocca, la sua mente era imbottita e insonorizzata, doveva essere soltanto un abbellimento dell'uomo.
Friedger aveva incontrato donne in gamba, intelligenti, tutte sottovalutate ma con un grande potenziale, ma a differenza di quelle frivole non riuscivano a carpire le sue esigenze e i suoi sentimenti.
Ma dopotutto se la passava bene, era ricco e non aveva bisogno di nulla.
Guardò in alto, dando un'occhiata alle bandiere rosse dei nazisti, quando un pensiero gli balenò in testa.
-Amalia?- chiese interrompendo il fiume di parole che le usciva dalla bocca.
-Si?- chiese sorpresa lei.
-Vorresti accompagnarmi in un viaggio? Per stasera devo partire per Cracovia e ho bisogno di qualcuno che mi intrattenga.- Amelia gli sorrise felice.
-Certo! E che farai li?- chiese lei curiosa, prendendogli il braccio, non pensando più minimamente al marito.
-Ho una cena con mio fratello, il Generale Schmidt, lavora nei pressi e volevo fargli visita.-

The Nutcracker SuiteWhere stories live. Discover now