Capitolo 2

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Arrivate a casa, Ester si diresse verso l'appartamento dove viveva insieme alla sua famiglia.

Davanti alla porta sostava la stella di Davide con la scritta sotto in ebraico Shalom che significa ''pace a voi'', un piccolo simbolo che veniva affisso davanti all'entrata di ogni buon ebreo praticante e che alla vista provocava sentimenti opposti all'adolescente.

Entrati, l'appartamento era piccolo ma confortevole, prima che Hitler diventasse cancelliere vivevano una vita molto più agiata, suo padre lavorava come dottore e la madre faceva l'impiegata in un ufficio pubblico, ora purtroppo avevano entrambi perso il lavoro essendo tutti e due parte della comunità ebraica.

Sorpassata la porta si poteva ammirare il salotto, le pareti erano dipinte di un colore simile a quello della sabbia e due divani messi uno di fronte all'altro erano posizionati al centro della sala, nello spazio tra i due un tavolino basso rendeva l'ambiente moderno, con sopra adagiati due libri e un vaso di peonie rosa.

Alla destra il camino scoppiettava riscaldando la fredda giornata mentre alla sinistra si trovavano la grande libreria e il piano che Ester suonava di consuetudine.

Una grande finestra illuminava la stanza, coperta appena da una tendina bianca, mentre attaccato al salone stava la sala da pranzo, consisteva semplicemente nel tavolo che adesso era apparecchiato per mangiare e la cucina, piccola ma efficace.

In seguito un corridoio portava allo studio del padre, la camera di lei e dei suoi genitori, il piccolo bagno e lo sgabuzzino, dove tenevano nascoste oggetti preziosi e la radio.

Si sedette a tavola, mentre aspettava che la madre arrivasse con la pentola del cibo.

Mangiavano molto sano in quel periodo, i pochi soldi che racimolavano li conservavano per comprare il necessario, quindi carne e latticini era fuori discussione visto il loro prezzo elevato, ogni tanto per far festa e mangiare qualcosa di più sfizioso vendevano i libri universitari del Signor Heilbrunn che non usava più o qualche oggetto d'oro con qualche tedesco di confidenza, per non essere scoperti.

Tutto sommato non se la passavano male, Ester non poteva più ascoltare i suoi dischi preferiti ma pazienza, poteva farne a meno.

La Signora Ariela Heilbrunn era una donna alta, dai capelli rosso carota brizzolati di bianco e gli occhi grandi e neri, ma non di un nero inquietante, erano di un colore profondo e confortevole per la ragazza, li riconosceva subito per la rarità e per il modo in cui la osservava severa quando Ester la faceva arrabbiare.

Aveva le rughe per l'età e un sorriso gentile e amorevole, la cui risata contagiosa riscaldava il cuore a tutti, la figlia era molto affezionata e portava dolci ricordi di lei, non avrebbe potuto stare senza il fidato braccio destro della madre.

-Avete preso i bottoni per Angelika? - chiese mentre versava la minestra nei piatti.

-Alla merceria hanno messo il cartello. - non c'era bisogno di specificare, era chiaro il significato.

-Anche loro? -chiese triste, mentre bussava al muro per richiamare l'attenzione del marito, chiuso nel suo studio.

-Già, questa situazione è insopportabile...-

-Lo so tesoro, ti sei lavata le mani? - chiese la donna bussando di nuovo al muro visto che il marito sembrava farsi sordo ai suoi richiami.

-No, sto morendo di fame. -

-È così che ringrazi il nostro Signore per il cibo che abbiamo a tavola?!- La Signora era una ebrea praticante e tradizionale, all'antica diciamo.

Ester sbuffò -Mi perdoni per l'affronto rabbino, vado subito. -

-Non dire certe stupidaggini.- lei ridacchiò all'ironia di Ester ma in seguito la riprese, dicendole che non si doveva scherzare su queste cose.

The Nutcracker SuiteWhere stories live. Discover now