Capitolo 7

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L'idea geniale di Wilm fu quella di attraversare e seguire i binari fino al loro destino incerto, con la buona probabilità di essere investiti da un treno di passaggio.

Ester non andava pazza per quella idea, ma non aveva altra scelta che affidarsi a quel disgraziato, come lo chiamava Sonja.

Di solito aveva le cose tutte sotto controllo, era una perfezionista come suo padre, invece Wilm la sopraffava con l'orma dell'incertezza e del dubbio lasciandola con la gola secca e tanta confusione in testa.

Il ragazzo sembrava essersi ripreso molto velocemente dall'ipotermia poiché Ester lo aveva imbottito di strati e strati di capotti e maglioni di lana.

Lo guardava divertita mentre camminava impacciato con la testa sotto la sciarpa e gongolava, gli aveva chiesto se adesso che stava bene aveva bisogno di aiuto per togliersi tutti gli indumenti di dosso, lui aveva risposto che sinceramente non gli importava granché, beh la ragazza aveva constatato che non gli importava granché di quasi tutto.

Si trovò a indugiare con la mente se per lui contava qualcosa la sua presenza ma scacciò via quel pensiero.

Barcollò sopra la parte metallica del binario mentre fingeva di essere una di quelle donne sulla fune nei circhi che amava tanto guardare da piccola, mentre il ragazzo camminava con nonchalance sopra le assi di legno con le mani in tasca.

Quel pensiero malinconico le strinse la bocca dello stomaco, volendo ritornare a quei giorni felici dove lei e la sua famiglia vivevano in serenità, ma decise di sotterrare anche quello, cercando di non farsi sopraffare un'altra volta dai sentimenti o sarebbe crollata.
Ester gli guardò la nuca continuando a camminare dietro di lui.-Wilm.- 

-Si?- lui si voltò sfoggiando il suo tipico sorriso sghembo e trovò per la prima volta la fossetta al lato del viso incredibilmente adorabile, gli addolciva quello sguardo malizioso e sbarazzino e lo faceva sembrare più un bambino capriccioso.

-Sto morendo di fame e sta calando la sera, dobbiamo sbrigarci, quanto ci manca?- si mise di fianco a lui.

-Non ne ho idea.- sbuffò Wilm. 

-Stiamo andando a vuoto quindi...come sempre.- lo guardò male, quando si abbatterono in una struttura diroccata, sembrava un magazzino.

Pareva inusato, le intemperie avevano reso le pareti, una volta gialle, grigio pallido con qualche chiazza di muffa, la grande entrata era chiusa da travi di legno, alcune erano oblique e cadute.
-Che ci fa un magazzino fuori città?- chiese ragionevolmente la ragazza.

-Probabilmente ci aspettava.- sempre col sorriso sulle labbra prese la mano di Ester e entrò dentro l'edificio passando sotto a delle travi che impedivano l'accesso.

Sembrava più un deposito di cose inusate, c'erano divani, poltrone, armadi, quadri e grandi casse di legno, tutto impolverato o con un velo bianco steso addosso.

Ester proprio mentre vagava tra questi notò, sotto il tessuto color neve, la sagoma di un piano a corda abbandonato come il resto della struttura.

-Guarda cosa c'è li.- Wilm indicò lo strumento come se lei non lo avesse notato. -Suonami quello che suonavi in macchina, voglio sentirlo.-

Ester era incerta, e se delle guardie naziste stavano perlustrando il territorio e li avessero sentiti? Cosa sarebbe accaduto?

Non ci pensò molto visto che aveva già tolto il lenzuolo, alzando la polvere depositata tra le pieghe per chissà quanti anni.

Come al suo solito si legò i capelli in una crocchia alta, mentre il ragazzo si sedeva accanto a lei.
Si scrocchió le nocche e cominciò a far danzare le dita affusolate sul piano intonando La Marcia dello Schiaccianoci velocemente, come le aveva insegnato il suo maestro di piano.

The Nutcracker SuiteWhere stories live. Discover now