Capitolo 6

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Ester spalancò gli occhi mentre le persone uscivano velocemente dalle loro abitazioni, correndo ai rifugi prima che la morte si abbattesse su di loro.

Si alzò, cercando di richiamare le attenzioni di qualcuno, toccando una spalla, chiedendo educatamente, ma molti la ignoravano spontaneamente o correvano via pietrificati dalla paura.

Ormai la sirena suonava da più di 5 minuti e le strade stavano ritornando deserte, le lacrime minacciavano di uscire dagli occhi della ragazza ma di certo non si sarebbe arresa, non si sarebbe inginocchiata tra la neve a piagnucolare.

Invece pregò, pregò di trovare una persona con un cuore gentile che potesse ascoltarla e aiutarla.

Cominciò a tirare le persone, cercando di farsi ascoltare, disperatamente, ma alla fine rimase solo lei, lei e i bigliettini di protesta contro Hitler che volavano sulla città silenziosa.

Si sedette accanto a Wilm, ormai con le lacrime che scivolavano silenziosamente sul viso.

Gli strinse la mano -Mi dispiace...- sussurrò con la voce incrinata dalle lacrime.

Non avrebbe rivisto più i suoi genitori, né la madre del ragazzo svenuto, e cosi che sarebbe finita la sua vita? Sotto un cielo torbido e scuro?

Guardò il viso di Wilm, ormai dalla carnagione bluastra, le ciglia bionde gli accarezzavano la guancia pallida mentre silenziosamente la morte per ipotermia si stava avvicinando.

Ormai non c'era più nessuno a cui chiedere perdono, nessuno da cui scappare.

Ester ripeté quelle due sillabe un'ultima volta disperatamente, mentre appoggiava la testa sul petto del ragazzo che si alzava e abbassava a fatica, ascoltando il suo cuore che batteva ancora.

Il rumore della sirena che sferzava il silenzio della notte le invadeva le orecchie scuotendola fino nelle ossa, in quel momento aspettava soltanto la morte.

Eppure, con gli occhi socchiusi e pieni di lacrime intravide una porta aprirsi e una famiglia di 4 persone fermarsi davanti all'uscio.
Una delle sagome si avvicinó a loro e prese il corpo esanime del giovane.

-Sbrighiamoci!- urlò una voce ovattata mentre correvano.

Una mano strattonò il bracciò della ragazza facendola alzare, Ester aveva gli occhi appannati e la mente confusa ma riuscì a focalizzarsi sulla realtà velocemente.

Stava scendendo le scale del rifugio, mentre un uomo corpulento portava Wilm in braccio.

Si asciugò le lacrime e fece un bel respiro profondo, riprendendo il controllo di se stessa.

Arrivati di sotto, la stanza era larga e gremita di gente silenziosa e impaurita, bimbi, anziani, donne e uomini erano ammucchiati in gruppi fatti di famiglie, l'ambiente puzzava di muffa e di chiuso e solo qualche lanterna appesa a delle travi sul soffitto illuminavano l'ambiente malsano.

Poggiarono Wilm su una panca mentre l'uomo che lo aveva portato prendeva il suo cappotto e glielo metteva sotto la testa a mo' di cuscino, la ragazza prese subito in mano la situazione, Wilm sudava freddo ed era andato in iperventilazione, dovevano agire alla svelta.

Gli poggiò una pezza recuperata da una famiglia di Potsdam imbevuta di acqua tiepida, purtroppo era il minimo che potevano fare e adesso restava aspettare.

La rossa non lasciò mai il suo capezzale, aveva bisogno di stare vicino al ragazzo.

Non sentiva nemmeno i botti che scuotevano la terra e facevano sussultare e piangere i bambini, era troppo impegnata a osservare i lineamenti di Wilm fino a quasi memorizzarne i contorni in attesa di un segno di risveglio.

The Nutcracker SuiteNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ