Capitolo 28

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Buon pomeriggio!

Nuovo capitolo e, come preannunciato, nuovo POV! Mi diverte sempre scrivere POV diversi da quelli dei protagonisti, ed in particolare un POV di Liam credo che ad un certo punto fosse necessario in questa storia. Il capitolo è un po' più breve dei precedenti, ma contiene chiarimenti che prima o poi dovevano arrivare e che mi sono divertita tantissimo a mettere giù! Chi di voi mi conosce da tempo saprà ormai che sviluppare la trama ed intrecciare tutte le vicende è una delle mie cose preferite, quando programmo e scrivo una storia, perché vedere tutto prendere finalmente forma dà un senso di soddisfazione e completezza imparagonabili.

In ogni caso, vi lascio ora al capitolo! Spero, come sempre, che vi piacerà :)

Un bacio e buona lettura! x

PS: fossi in voi, mi preparerei psicologicamente per il prossimo capitolo. Semplice avvertimento!

***

LIAM'S POV:

«Okay, Prim.» Chiusi il blocco di appunti sul quale avevo scritto non più di un paio di righe, sospirando ed incrociando le dita delle mani mentre le ponevo l'ultima domanda di routine. «C'è qualcos'altro che vorresti dirmi e che non ti ho chiesto?»

Proprio come mi aspettavo sarebbe successo, la ragazza dall'altro lato del tavolo scosse lentamente la testa, il suo volto pallido ormai quasi inespressivo.

«No, nulla.»

«Perfetto,» dissi, nonostante nulla lo fosse davvero. Spensi il registratore, il cui audio sarebbe stato una copia quasi perfetta di quello del giorno precedente e di quelli prima ancora, e mi alzai in piedi per aprire le manette che tenevano la ragazza legata a quella sedia ormai da ore.

«Per quanto tempo dovremo andare avanti così?» mi domandò mentre mi dava le spalle in automatico, sapendo che avrei dovuto legarle i polsi prima che potessimo andar via da quella stanza.

«Fin quando non ti verrà in mente qualcosa di nuovo,» fu la mia risposta vaga e piuttosto standard. In un interrogatorio si fingeva sempre di credere che la persona dall'altro lato non stesse nascondendo nulla, quindi il "fin quando non ti verrà in mente qualcosa di nuovo" era sempre preferito ad un più onesto "fin quando non la smetterai di raccontarmi cazzate". Prim dovette, comunque, supporre ciò che realmente intendevo con quell'affermazione, poiché quando tornai a guardarla in faccia la vidi semplicemente sospirare ma senza replicare.

Nei secondi successivi, durante i quali mi ritrovai ad osservarla più da vicino, non potei non notare quanto il suo volto apparisse, in qualche modo, distrutto: la carnagione era più chiara del solito, delle profonde occhiaie le scavavano la parte alta delle guance e, in generale, aveva un aspetto trasandato che in casi normali non avrebbe mai assunto; le guardie a cui avevo ordinato di tenerla d'occhio ventiquattro ore su ventiquattro, poi, mi avevano riferito che spesso saltava i pasti e, quando non lo faceva, non mangiava comunque più di qualche boccone prima di lasciare il resto intatto. Non potevo negare che vederla in quello stato mi facesse male, ma non sapevo comunque cos'altro fare oltre quello che stavo già facendo.

Avevo appena cominciato a pensare di dirle qualcosa durante il tragitto di ritorno alla sua cella, quando una guardia comparve dalla porta che conduceva alla stanza dietro il vetro a specchio.

«Agente, il Generale Newton vuole vederla,» mi riferì, aggiungendo subito dopo «con urgenza.»

Mi trattenni dal roteare gli occhi al cielo al pensiero di dover parlare con quell'uomo, probabilmente per ripetergli le stesse cose già gli avevo detto un milione di volte negli ultimi giorni.

«Accompagno lei in cella e sono da lui.»

«Ha chiesto a me e Callahan di riaccompagnare la Atwood in cella,» mi fermò prima che potessi fare anche un solo passo, «vuole vederla ora.»

Under PressureWhere stories live. Discover now