Capitolo 12

18.9K 637 123
                                    

Buon pomeriggio!

Per scrivere questo capitolo ho sottoposto il mio ragazzo ad un vero e proprio interrogatorio solo per scoprire che è praticamente incapace di esprimersi verbalmente e di spiegare - anche solo in poche parole, non mi aspettavo di certo un elaborato super dettagliato - concetti semplici e basilari. Nonostante sia stata un'impresa più complessa di quel che avevo originariamente immaginato, devo però ammettere che alla fine è stato abbastanza d'aiuto per farmi entrare un po' nella testa di un ragazzo che si trova in una determinata situazione, quindi possiamo dire che questo capitolo sia stato scritto quasi a quattro mani. Quasi, non è stato così tanto d'aiuto, ma gli avevo promesso che gli avrei dato credito per lo sforzo.

Dopo questo breve salto dietro le quinte, posso dirvi che avremo, ovviamente, un POV Harry che continua quello del precedente capitolo - ci siamo capiti, insomma. A parte questo, entreremo anche un po' nella mente di Prim per quanto riguarda alcune cose che non sto a rivelarvi qui ed ora, visto che le leggerete a breve.

Spero di riuscire a postare presto il prossimo capitolo anche se, come sempre, non l'ho ancora cominciato, e nel frattempo spero che questo vi piaccia!

Un bacio e buona lettura :) x

***

HARRY'S POV:

Un treno notturno diretto in Nebraska non era decisamente il luogo in cui avevo immaginato che io e Prim l'avremmo fatto per la prima volta dopo più di un anno di distanza dall'ultima.

Riflettendoci, però, aveva solo senso che le cose andassero esattamente così: eravamo in viaggio da soli ormai da quasi un mese, ci eravamo spostati di città in città condividendo un letto tutte le sere e ci eravamo più volte stuzzicati a vicenda, ma il momento più giusto sembrava essere uno in cui eravamo in uno spazio di pochi metri, che oscillava continuamente come conseguenza dei movimenti del treno e senza neanche avere un vero letto a disposizione. Perfettamente nello stile caotico ed inusuale di quello che era sempre stato il nostro rapporto, su questo non c'era alcun dubbio.

La verità, in fondo, era che a nessuno dei due importava davvero quando, dove o come l'avremmo fatto, poiché eravamo già ben oltre tutto ciò: avevamo deciso in un silente accordo di andarci piano, quella volta, e nonostante farlo fosse stato piacevole ed avesse contribuito a far crescere l'anticipazione in attesa di quel momento, quelli non eravamo stati realmente noi, o almeno non fino in fondo.

Ricevere da lei quel tanto agognato via libera fu, più di ogni altra cosa, liberatorio. Nelle settimane precedenti mi ero sempre dovuto preoccupare di dosare ogni bacio, di calibrare ogni gesto ed ero stato attento a non farmi trascinare oltre il punto di non ritorno per attenermi ad una regola non scritta che stava, in fondo, stretta a tutti e due; per questo, una volta abbattuto definitivamente quell'unico muro ancora erto tra noi, sgretolatosi di giorno in giorno fino a divenire sottile quanto un pezzo di cartone, non avevo esitato un secondo di più a lasciare che tutte le emozioni e le sensazioni che avevo arginato per tutto quel tempo mi investissero come un fiume in piena.

Il bacio in cui intrappolai le labbra di Prim era intriso di così tanta enfasi e trasporto che entrambi rimanemmo senza fiato dopo appena pochi minuti. Le mie mani percorrevano smaniose il suo torace nudo come per ricoprirne ogni singolo centimetro contemporaneamente, le sue, non meno impazienti, si appigliavano con le unghie alla mia schiena al di sotto del maglione per stringermi a sé, nonostante avvicinarmi ancora mi fosse pressoché impossibile: con il mio bacino che premeva contro il suo per creare una pressione che fece rapidamente aumentare quella all'interno dei miei jeans e le nostre gambe praticamente intrecciate, non c'era un solo centimetro a separare i nostri corpi improvvisamente accaldati.

Under PressureWhere stories live. Discover now