Capitolo 40

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Buon pomeriggio!

Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto per questo capitolo, ma come ho preannunciato nel messaggio su Twitter e qui su Wattpad le ultime settimane sono state... caotiche, per metterla in modo semplicistico ahahah

In ogni caso, l'ultimo capitolo di Under Pressure è finalmente qui! Non vi nascondo che mi sono un po' emozionata quando ho messo l'ultimo punto e mi sono resa conto che la storia era conclusa, un po' perché Prim ed Harry sono con me ormai da quasi cinque anni, un po' perché ad un certo punto ho avuto il timore di non riuscire mai a concludere la loro storia ed un po' perché, come sapete, non so ancora se pubblicherò mai qualcosa di nuovo qui su Wattpad.

C'è tuttavia ancora un epilogo (che non ho ancora scritto e che non ho idea di quando arriverà, ma credo comunque che sarà abbastanza breve) quindi non voglio salutarvi già da ora! Ciò che invece voglio fare è ringraziarvi per aver avuto abbastanza fiducia in me da continuare a seguire questa storia anche dopo la mia lunghissima pausa o, per chi l'ha cominciata solo di recente, per essere arrivati fino a qui nonostante la storia non fosse ancora conclusa. Ora che lo è, spero che vi terrà compagnia anche in futuro quando avrete bisogno di tornare da personaggi che conoscete e che, ad un certo punto delle vostre vite, vi hanno fatto ridere, piangere, emozionarvi o che avete semplicemente utilizzato per scappare dalla realtà almeno per un po'.

Prima di mettermi a piangere, vi lascio a quest'ultimo capitolo nella speranza, come sempre, che vi piacerà! Noi ci vediamo presto (spero) per l'epilogo :)

Un bacio e buona lettura! x

***

HARRY'S POV:

Passare diciotto mesi chiuso in una casa con la sola possibilità di godermi l'aria aperta in giardino o, nel migliore dei casi, nel bosco retrostante la villa, aveva fatto sì che dal momento esatto in cui un funzionario della CIA mi aveva annunciato la fine del mio periodo di reclusione avessi voluto passare, tra quelle mura, quanto meno tempo mi fosse possibile.

La prima cosa che avevo fatto una volta riacquistata la mia libertà, era stata recarmi a Langley per parlare con la Kleinmann e metterla al corrente delle decisioni che avevo preso in quell'anno riguardo la mia vita lavorativa: ad ormai trent'anni non mi era comunque più concesso continuare a far parte della J.F.U., per questo, nonostante il Generale non fosse stato chissà quanto entusiasta della mia decisione di porre fine alla mia carriera di agente operativo, non si era opposto quando avevo chiesto una lettera di raccomandazione per fare il passaggio all'Ufficio dell'Ispettore Generale per poter assumere la carica di agente speciale. Non si trattava infatti di un posto facile da ottenere, ma con il mio curriculum, le parole positive della Kleinmann e la mia specializzazione in investigazione criminale, dopo pochi giorni avevo già ricevuto una telefonata che mi aveva confermato la mia assunzione.

Il fatto che fossi l'ultimo arrivato aveva tuttavia significato che, nelle successive settimane, avessi passato più tempo tra Langley e Washington di quanto non ne avessi trascorso a casa: questo, dopo l'anno e mezzo chiuso costantemente tra quelle mura, non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto se non fosse stato per il fatto che avessi anche visto Prim meno di quanto non fossi ormai abituato a fare da quando lei era tornata permanentemente dalla California, complice anche il suo nuovo lavoro a Baltimora che l'aveva spesso tenuta lontana da casa anche quelle poche volte che io avevo avuto un giorno o un pomeriggio libero.

Per questo motivo, quando verso la metà di settembre ci eravamo ritrovati con una settimana libera coincidente, non avevamo esitato a prenotare un volo per le Isole Vergini per goderci almeno un po' di quell'estate passata per metà in casa e per la restante parte a lavorare. Niall e Christine si erano uniti a noi non appena avevano saputo dell'imminente partenza, cosa che non era dispiaciuta né a me né a Prim: nonostante fosse infatti il primo vero viaggio che io e la ragazza facevamo insieme, era stato strano per entrambi il fatto che le volte in cui avevamo visto la coppia negli ultimi mesi potessero essere contate sulla dita di una mano.

Under PressureWhere stories live. Discover now