Capitolo 36

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Buonasera!

Come vi avevo anticipato su twitter, il capitolo arriva un po' in ritardo perché è lungo più di 10.000 parole e ci ho messo una vita a correggerlo. Ad un certo punto volevo solo finire ed è quindi probabile che ci sia qualche errore, mi scuso in anticipo e prometto di rileggerlo in futuro per correggerlo ulteriormente!

In ogni caso, sono 10.000 parole perché ci sono diversi avvenimenti che però mi sembrava giusto raggruppare in un unico capitolo piuttosto che dividerli in capitoli più brevi. La stessa cosa, in realtà, si può dire per i prossimi, quindi per questa ultima parte della storia preparatevi a passare un bel po' di tempo a leggere ogni aggiornamento ahahah

Inoltre, c'è qualcosa che so già che farà storcere il naso a qualcuno di voi, ma, come sempre, abbiate fiducia in me!

Un bacio  buona lettura x

PS: no, il nome del cafè in cui lavora Prim non è casuale. Cherry è una delle mie canzoni preferite di Fine Line, si meritava una menzione, per quanto piccola, nella storia!

***

«Salve, benvenute al Cherry Top cafè!» Accolsi con un bel sorriso la coppia arrivata poco prima, tirando il blocchetto fuori dalla tasca del grembiule per poter prendere le loro ordinazioni. «Cosa vi porto?»

«Per me un sandwich vegetariano ed un americano, per lei un french toast ed un espresso,» ordinò una delle due ragazze per entrambe.

«Anche una spremuta d'arancia» aggiunse l'altra, io annuii mentre annotavo tutto sul taccuino.

«Perfetto, grazie.» Rivolsi loro un altro sorriso smagliante che non tardarono a ricambiare prima di riprendermi i menù. «A tra poco.»

Mi allontanai dal tavolo per dirigermi verso la cucina, fermandomi solo per lasciare i menù appena recuperati ad un tavolo che era appena stato occupato e per raccogliere dal pavimento una forchetta caduta ad un uomo di mezza età, sostituendola con una pulita prima di proseguire a passo spedito. Il lunedì era, di solito, un giorno tranquillo, ma dal momento che eravamo nel bel mezzo delle vacanze di primavera molti ragazzi erano tornati a casa o erano in vacanza lì a Baltimora, il che si traduceva in un locale costantemente pieno per un'intera settimana a prescindere dal giorno.

«Prim, vai» mi esortò Jill, proprietaria del cafè e cugina di Christine, quando le portai le nuove ordinazioni in cucina, «sei già stata gentilissima a venire con così poco preavviso ed in più con un aereo da prendere.»

«C'è l'inferno, lì fuori» le comunicai con uno sbuffo, togliendomi di dosso il grembiule, «sei sicura di farcela?»

«Sì, David sta prendendo le ordinazioni e Charlie sta arrivando,» mi rassicurò, rivolgendomi poi un sorriso prima di stringermi in un veloce abbraccio, «ci vediamo al tuo ritorno la settimana prossima.»

Ricambiai quell'abbraccio e andai poi dritta nello spogliatoio, riponendo il grembiule nel mio armadietto prima di recuperare le mie cose ed infilare velocemente il cappotto; un minuto dopo, stavo già salutando un'ultima volta tutti i miei colleghi mentre sfrecciavo verso l'uscita del locale.

Normalmente, per tornare a casa avrei preso un autobus che mi avrebbe lasciata poco distante ed avrei fatto il restante tratto a piedi, ma quel giorno sapevo di non averne il tempo: per questo fermai il primo taxi che vidi lungo la strada e comunicai subito l'indirizzo all'uomo, imprecando sottovoce per tutto il tragitto a causa del traffico che da qualche giorno bloccava la città. Per quando il taxi mi lasciò fuori la villa, ero abbastanza certa che sarei arrivata in aeroporto giusto in tempo per vedere l'aereo decollare senza di me.

«Hey,» mi salutò Harry quando aprii la porta di casa, la mano sollevata per mostrarmi il cellulare, «stavo per chiamarti per chiederti che fine avessi fatto.»

Under PressureOnde histórias criam vida. Descubra agora