Capitolo 31

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Buon pomeriggio!

Lunedì ho postato una piccola anticipazione di questo capitolo sul mio profilo twitter, quindi all'inizio chi l'ha letta sa già più o meno cosa aspettarsi mentre per tutti gli altri sarà una sorpresa... e poi sarà una sorpresa per tutti.

Scrivendo questi capitoli mi è venuta un po' di malinconia, tanto che sono quasi stata tentata di rileggere Undercover e Under Pressure (cosa che non faccio MAI con le mie storie) e se non l'ho ancora fatto è solo perché ancora devo finire di scrivere questa storia e quindi non sarò in pace fin quando non avrò postato l'epilogo ahahah

Chissà, magari leggendo questo capitolo verrà anche a voi un po' di nostalgia e allora mi sentirò io un po' più normale!

Un bacio e buona lettura :) x

***

Ricky ed i miei genitori erano stati nuovamente in camera, quando mi ero svegliata, ma avevo dormito in modo così profondo da non essermi minimamente accorta del loro ritorno.

Dopo essermi presa qualche secondo per uscire dal momentaneo stato confusionale, mi ero poi resa conto di essere rimasta in uno stato di incoscienza più a lungo di quanto avessi pensato o sperato, poiché il vassoio con la cena era già stato consegnato e poggiato sulla scrivania; mia madre mi aveva praticamente costretta a mangiare, quindi l'avevo accontentata controvoglia prima di congedare tutti non solo per permettere loro di andarsi a riposare nell'albergo vicino in cui avevano preso una camera, ma anche per poter essere libera di andare da Harry.

C'era una parte di me che si sentiva in colpa per il fatto che non lo vedessi da quella mattina, ma stavo facendo del mio meglio per metterla a tacere ed ascoltare invece solo quella che mi suggeriva che avessi fatto bene a prendermi qualche ora per me. Quando infatti attraversai la porta che conduceva alla terapia intensiva, il cuore cominciò comunque a battere come un tamburo contro il torace e le mani a sudare freddo, ma mi sentivo un po' più calma rispetto a quando avevo percorso quello stesso corridoio ore prima; esitai giusto qualche secondo davanti alla porta della sua stanza, ma dopo aver preso un respiro profondo mi convinsi ad abbassare la maniglia ed entrare solo per ritrovarmi di fronte allo stesso medico della sera prima.

«Oh, mi dispiace» mi scusai, facendo per arretrare, «non volevo disturbare.»

«Nessun problema, signorina Atwood, ho terminato,» mi rassicurò con un sorriso, «può entrare.»

«È successo qualcosa?» domandai con il cuore improvvisamente in gola, sentendolo riscendere per riprendersi il suo posto nel petto solo quando il dottor Wilson scosse la testa.

«No, affatto. Un semplice controllo di routine.»

«Come sta?»

Il medico mi fece cenno di entrare ed avvicinarmi al letto, cosa che feci con passi pesanti ed ansia che mi attanagliava il petto. Non ebbi tuttavia alcuna esitazione nell'afferrare la mano di Harry non appena fui abbastanza vicina, sentendo un minimo conforto invadermi da capo a piedi nel momento in cui la strinsi tra le mie.

«Oggi non ci sono stati particolari miglioramenti, ma neanche dei peggioramenti, il che è un bene,» m'informò poi, «non ci aspettavamo comunque che si riprendesse così in fretta.»

Osservai il suo viso, pallido esattamente come la notte precedente, i capelli castani decisamente più lunghi di quanto gli piacesse normalmente portarli sparsi sul cuscino sotto la sua testa.

«C'è qualcosa che posso fare?» domandai allora, accarezzando il dorso della mano di Harry con il pollice. «Posso parlargli o non può comunque sentirmi?»

«Ci sono studi contraddittori, ma la mia personale opinione è che parlandogli non può comunque fargli alcun male e quindi tanto vale provarci.» Mi voltai verso il medico, vedendolo scrollare le spalle. «Magari non ricorderà nulla al risveglio, ma potrebbe comunque riuscire a sentirla al momento e trarne qualche beneficio.»

Under PressureWhere stories live. Discover now