Chapter 3

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LOGAN

Entrai nel parcheggio della scuola attirando l'attenzione di tutti quelli che erano già lì attendendo l'inizio della prima ora di lezione dopo la pausa invernale.

Non badai ai loro occhi insistenti e andai a parcheggiare nel posto più lontano dall'entrata. Il posto vicino al mio, come di consueto era vuoto, ma poco dopo venne occupato dall'auto di mio fratello.

Presi il telefono dal vano portaoggetti per scrivere un messaggio.

"Sono arrivato a scuola, ci sentiamo dopo" digitai, spedendo il messaggio ad Ashley. La risposta non ci mise molto ad arrivare, sapevo che in quel momento doveva ancora iniziare allenamento e ne avevo approfittato. "Fai il bravo e comportati bene" sorrisi prima di inviarle una mia foto con il pollice alzato.

Scesi dalla macchina quando ormai sentivo che la folla si stava accumulando attorno ad essa. Ogni mattina prima dell'inizio dell'orario scolastico un gruppo, quelli che pensavano essere nostri amici, venivano sempre a parlarci e con loro anche un gruppo di gattemorte.

Mi salutarono tutti con il pugno e mi avvicinai a mio fratello, appoggiato con la schiena alla sua auto. Da lì guardai tutto il parcheggio, non stando attento alla conversazione che stavano portando avanti quelli davanti a me. Girai lo sguardo solamente quando Noah mi tirò una gomitata.

<<Che cazzo vuoi?>> gli chiesi.

<<Le tizie stanno aspettando che tu le guardi, oggi mi sembrano più agguerrite che mai>> gli feci il dito medio.

<<Non mi giro neppure se mi paghi la benzina>> scosse la testa, ma io continuai a guardare dritto davanti a me. <<Farei di tutto per vederle venire solo perché hai rivolto loro uno sguardo. Offro cinquanta dollari>> ci pensai un minuto e poi girai il capo verso destra, non dicendo niente a Noah.

Guardai la mia auto e poi diedi una rapida occhiata a quelle ragazzine piene di sé. Quando tornai con lo sguardo su mio fratello, gli mostrai la mia faccia compiaciuta.

<<Sgancia i cinquanta>> gli dissi porgendogli la mano.

Lui sospirò prima di prendere dalla tasca dei pantaloni della tuta la cifra. Lo guardai negli occhi mentre mi metteva in mano i soldi. In ogni caso glieli avrei ridati, era solo per fargli smontare la testa di tanto in tanto.

Facevamo delle scommesse dove ovviamente vincevo io, ma la quota non la tenevo mai e gliela restituivo mettendogliela sopra il mobile vicino alla porta della sua camera mentre dormiva. Forse dopo un po' aveva capito che trovare sempre soldi sparsi per la casa della stessa cifra che aveva scommesso non poteva essere una semplice coincidenza, ma nessuno dei due ne aveva mai parlato e andava bene così.

Guardai poi alla mia destra, concentrandomi sull'auto che entrava in quel momento nel parcheggio.  La Chevrolet Malibu si parcheggiò a qualche decina di metri da noi, in uno degli ultimi posti liberi a pochi minuti dall'inizio delle lezioni.

Sapevo chi era che guidava e chi era seduto al posto del passeggero in quella vettura vedendoli ogni mattina, ma decisi di osservare comunque la coppia nella loro camminata fino al gruppo radunato davanti a noi.

Osservai soprattutto la ragazza mora, Sophia, mentre camminava accanto al fidanzato. Era stata amica, e lo era anche in quel momento, di Ashley; ma i suoi comportamenti mi avevano sempre fatto rimanere con qualche dubbio, soprattutto per quel che riguardava i suoi discorsi sulla sua famiglia, comparata a quella di Ashley.

Quando lei si accorse che la stavo fissando, distolse immediatamente lo sguardo leggermente impaurito, per rivolgerlo davanti a lei, al gruppo di ragazzi che salutavano Matthew Patton.

Saudade Wherever I GoWhere stories live. Discover now