3. Vieni alla festa?

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Il posto in cui lavoravo era un locale niente male, poco distante dal centro della città

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Il posto in cui lavoravo era un locale niente male, poco distante dal centro della città. Un posto carino dove poter bere caffè, frullati e mangiare dolci di ogni tipo.

I miei turni si alternavano, alcuni erano di mattina mentre altri che andavano dal pomeriggio fino a tarda sera. Per fortuna io e papà eravamo bravi a gestire la cosa. Cercavo di lasciare il meno possibile Matt da Sally che seppur sempre gentile e disponibile, aveva anche lei i suoi impegni.
Sally era una signora anziana che fin da subito aveva accolto la nostra famiglia nella sua vita.
Sally era una sorta di nonna moderna acquista per me e Matthew. Le volevamo molto bene e nei tempi duri era sempre stata la sola ad aiutarci.
C'era voluto un po' di tempo prima che ci adattassimo alla nostra vita a Chicago ma eravamo riusciti a trovare il nostro equilibrio.

La casa in cui stavamo era un piccolo appartamento in periferia. Una zona carina. E i vicini non erano niente male.

Io lavoravo per il Black and White Muffin già da cinque anni e in quel posto avevo trovato una seconda famiglia.

Diego era il nome del responsabile. Un uomo di cinquant'anni che dipendeva dai desideri dalle figlie. Delle brave persone che insieme erano riuscite a tirare su un ottimo posto ormai parecchio conosciuto dai cittadini.

Era grazie a questo locale che avevo conosciuto la mia migliore amica, Beatrix.
Ricordo ancora quando la conobbi. Io ero entrata per lasciarle il curriculum quando la vidi che stava servendo un cliente.
Me ne stavo in silenzio mentre stavo aspettando il mio turno quando un ragazzo prepotente si fece spazio tra la folla di clienti superando tutti, compresa me.
Il ragazzo, mi diede uno spintone che mi fece cadere. Aveva fretta e la sua ragazza lo stava aspettando in auto.
Bea lo strillò così tanto che lo fece mortificare davanti a tutti, diventando improvvisamente la mia paladina di giustizia (e anche del resto dei clienti in attesa, ovvio).

I cafoni come lui non avevano scampo con lei e quel giorno, dopo averlo cacciato dal locale, Beatrix mi aiutò a rialzarmi. Quando Beatrix ebbe un attimo libero mi offrì una cioccolata calda e un muffin che mi misero subito di buon umore. Ero preoccupata e avevo decisamente bisogno di un lavoro.
Bea mi diede delle dritte, cosa che mi aiutò a conquistare la fiducia del proprietario quando venni richiamata per il colloquio.

Diego era tipo burbero ma con me e Bea era sempre stato gentile. Un padre di famiglia che anche lui si era ritrovato all'improvviso costretto a ricoprire il ruolo non soltanto del padre ma anche della madre.  Ma a differenza di Anthony, con Diego, la vita era stata molto più crudele, la moglie era morta in un incidente stradale. Con due gemelle di diciassette anni, cercava di portare avanti il lavoro per assicurare stabilità alla sua famiglia.

Il suo locale aveva una certa fama ma era appunto per questo che alcune volte lavorare per lui era davvero straziante. Diego non accettava errori, nessuna mediocrità.
Beatrix si occupava dell'accoglienza dei clienti e degli ordini, io delle macchine da caffè e dell'esposizione dei dolci in vetrina.
Più era ordinata la vetrina, più lui era felice.

PERFETTI SCONOSCIUTI (COMPLETA)Where stories live. Discover now