IV

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jisung, seduto sul letto, si stava torturando nervosamente le dita. i suoi occhi erano puntati su quel pezzo di carta ed inchiostro che aveva lasciato sopra alla scrivania, mentre il cellulare sopra alle sue cosce mostrava sullo schermo la pagina aperta dei contatti.

«no, che cazzata». si scompigliò i capelli per sbarazzarsi dello stress superficiale. «non se ne parla proprio!».

era tentato di salvare quel numero e scrivergli, ma allo stesso tempo era sicuro fosse solo uno scherzo di cattivo gusto. jisung aveva bisogno di un parere esterno per prendere una decisione, ma chiederlo a hyunjin no, non se lo sentiva. d'altronde non poteva dirgli di essere gay, così, di punto in bianco dopo tutti quegli anni di conoscenza. temeva troppo che la loro amicizia potesse in qualche modo sbiadirsi, o persino arrivare a punto di taglio se lo avesse confessato. non valeva la pena rischiare senza prima tastare il terreno, soprattutto con tutte le insicurezze che in quel periodo aveva addosso.

così iniziò a pensare. ah sì, giusto. felix, perché non chiedere a lui?

felix forse era l'unico con cui poteva confidarsi sull'argomento, siccome non era un segreto che fosse attratto sia dalle ragazze che dai ragazzi, o almeno così gli aveva detto. essendo sempre stati compagni di banco durante il liceo si erano raccontati di tutto e di più, tra cui anche le varie loro cotte. e perciò jisung era abbastanza certo che in un modo o nell'altro l'australiano avesse capito che fosse gay — o che almeno lo sospettasse, seppur mai lo avesse esplicitamente dichiarato. ma in ogni caso non è che in quel momento avesse altra scelta, anche perché le altre opzioni lo spaventavano a morte. doveva farsi coraggio, tutto qui.

riempiendo d'aria il petto aprì kakaotalk e cercò il contatto di felix, iniziando subito a scrivergli.

jisung
ehi amico, ho bisogno di un parere veloce ahahah|

prima di inviare però cancellò l'intero messaggio, urlando esasperato.

«no no no, così non va!». spense la schermata del cellulare buttandolo in un angolo del letto. «e dopo come dovrei continuare? "sì sono gay e un commesso di una caffetteria mi ha scritto il suo numero dietro lo scontrino chiedendomi praticamente se sono gay"?? aaah! assolutamente no! che imbarazzo!».

che codardo.

jisung affondò il viso sul cuscino, stendendosi per intero sul materasso e iniziando a sbattere i piedi come una studentessa delle medie frustrata dall'amore adolescenziale. si sfongò così per una decina di secondi e per altri quindici invece trattenne il respiro in gola fino a calmarsi.

«ok, non ho altra scelta». con un balzo scese dal letto e con un altro si fiondò di fronte alla scrivania, strofinando le mani. «o ora o mai».

rileggendo le parole scritte a matita dietro lo scontrino però non se la sentì di ridurre quel pezzo di carta in un mucchietto di cordiandoli. no, che assurdità. sì limitò così ad accartocciarlo sul proprio palmo, lanciando sul cestino senza nemmeno riuscire a fare centro.

«no vabbè, e ti pareva?!».

jisung non aveva altra scelta, ormai il destino aveva deciso per lui.

cute. minsungWhere stories live. Discover now