XII

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non c'era dubbio, quello era definitivamente il cellulare di "lee minho". ovviamente jisung si era fatto qualche idea sul suo possibile aspetto prima del loro incontro; tuttavia, ritrovarsi all'improvviso davanti a quello che sembrava un vero e proprio modello di vogue korea aveva superato di gran lunga le sue aspettative.

era persino troppo bello per essere reale, tenendo conto soprattutto che era stato proprio quel tale "minho" ad averci provato con lui e non il contrario. come poteva non essere tutto un sogno?

jisung, insomma, era rimasto di stucco quando incontrò per la prima volta il bel viso del "pseudo-sconosciuto". e paonazzo, con le labbra semi chiuse e il battito cardiaco accelerato, si face timidamente aiutare ad alzarsi dal ragazzo che, altrettanto incredulo, iniziò subito a ridacchiare felice.

«sono lee minho» disse mentre ancora teneva la mano di jisung, appena più basso, al quale poverino tremavano le ginocchia dall'imbarazzo. «sono quello del numero di telefono dietro lo scontrino».

«non mi stai prendendo per il culo vero?».

«e perché dovrei?». minho accennò ad un lieve sorriso, lasciandogli libero il palmo per raccogliere il cellulare che nell'impatto gli era caduto di mano. «per caso non sono credibile?».

«non—». jisung si ritrovò a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua, incapace ancora di far chiaro la situazione. il suo aspetto era così affascinante da sentirsi minacciato. «non sto dicendo questo ma— io ecco—».

mentre il bruno soffiava per qualche strana ragione sopra la schermo del cellulare, analizzandolo come se fosse un reperto prestorico, il moro prese finalmente un respiro profondo e cercò di rilassare tutti i muscoli del corpo. doveva calmarsi.

«certo che è stata una bella coincidenza questa, non pensi?» prese di nuovo parola minho.

«be'— sì, è stato strano ma... ecco... uhm, scusami per il telefono, comunque».

«eh?». il ragazzo gli rivolse un'occhiata sorpresa. «questo, intendi?» e indicò con un dito il proprio cellulare scuotendo la testa, «non preoccuparti, era già scheggiato da qualche mese».

«però—».

«dico davvero jisung, non mi devi niente. anzi, sono io quello che ti devo qualcosa dato che ti ho fatto venire fin qui solo per mio capriccio; ti va un caffè?».

«va bene» jisung rispose senza pensarci troppo perché ancora agitato, però si ritrovò a diventare sempre più rosso poco più tardi quando inziarono ad incamminarsi.

il suo tono era stato estremamente informale nei confronti di uno sconosciuto che sembrava inoltre più grande di lui, ma questo al posto di farglielo notare sorrise come se fossero amici di lunga data.

«sei proprio adorabile, sai?».

le parole di minho lo presero allo sprovvista. «pardon?».

«sono felice che alla fine sei riuscito a venire, tutto qui».

no perché avrò riscritto questo capitolo tipo quattro volte ik it sucks e non ha molto senso ma fatevelo andare bene grr

cute. minsungWhere stories live. Discover now