XI

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jisung per poco non perse l'equilibrio quando cercò di indossare di fretta le scarpe all'ingresso di casa, e sua madre, sentendo un leggero tonfo alla parete, lo raggiunse dalla cucina con in mano un paio di bacchette di legno e lo sguardo corrucciato.

«dove pensi di andare tu, uh? il pranzo si sta raffreddando e per colpa tua farò nuovamente tardi a lavoro».

«mangia senza di me mamma». il ragazzo si assicurò che i nodi delle scarpe fossero ben stretti prima di rialzarsi, continuando a dare le spalle alla madre come se non ci fosse. non gli andava di discutete.

«sono in ritardo per un appuntamento» la congedò.

«cosa scusami?».

jisung ebbe solo il tempo di afferrare la maniglia della porta prima che la donna ritornasse a parlare con tono fermo.

«in ritardo per un appuntamento hai detto?» ripeté lei incredula, avanzando di pochi passi verso la schiena del figlio che si irrigidì non appena realizzò di aver usato una scelta di parole a dir poco fraintendibile.

«n-no!» le sue guance si tinsero subito di un rosso inteso simile a quello del rossetto della madre. «non è un- intendevo dire che- ah! h-hyunjin mi sta aspettando! d-devo andare! a-a stasera!».

prima di diventare un intero pomodoro maturo jisung si chiuse dietro di sé la porta in un soffio, appoggiando le spalle su di essa mentre la mano lasciò andare lentamente la maniglia, finalmente fuori di casa. devo essere più cauto; basta cazzate oggi. 

come gli era d'abitudine uscì dal vialetto di casa, percorrendo la solita strada che portava al solito punto di incontro tra lui e hyunjin ma ritrovandosi d'improvviso a chiedersi il motivo per cui si fosse diretto fin lì se non aveva, per l'appunto, alcun appuntamento con il migliore amico.

a quel punto si guardò le punte ingiallite delle scarpe, poi spostò lo sguardo su un piccolo fiore nato da una crepa nel marciapiede e infine si concentrò su una cannuccia rossa proprio affianco alla povera pianta. ecco, quella fu la scintilla che svegliò il criceto che jisung aveva in testa, che presto iniziò a correre sulla ruota cigolate facendo crollare le ginocchia al ragazzo sempre-in-sovrappensiero dai capelli corvini.

«basta distrazioni!» pensò involontariamente a voce alta, acchiappando gli sguardi confusi di alcun passanti che lo circondavano. minho, accidenti, perché continuo a dimenticarmi?!

fortunatamente la caffetteria si trovava a solo un paio di isolati dal parchetto in cui jisung si trovava, perciò con un po' di grinta iniziò a velocizzare il suo passo con il cuore a bussargli nei timpani e le orecchie infuocate sia per l'imbarazzo che per la frustrazione verso sé stesso. un altro errore e—.

sbam.

d'improvviso si ritrovò a sbattere contro qualcuno, proprio quando i suoi occhi incrociarono l'insegna della sua destinazione dall'altra parte della strada, come se fosse una fonte di salvezza.

«ouch!» si ritrovò ad esclamare non appena il suo sedere toccò il gelido e duro asfalto del marciapiede. aveva persino perso l'equilibrio da quanto lo scontro fosse stato intenso, nonostante l'altra persona fosse riuscita a tenere i piedi attaccati al terreno e la schiena dritta senza troppi problema.

«o-oh, scusami» lo raggiunse la voce di un ragazzo — che suppose fosse quello del sconosciuto di fronte a lui, — trovandolo per un attimo familiare.

quando fece per alzare lo sguardo dai suoi piedi i suoi occhi si soffermarono sullo schermo scheggiato di un cellulare — non suo — caduto affianco alla sua mano nell'istante dell'incidente.

oh merda. il cuore di jisung iniziò ad agitarsi all'idea di essere lui la causa di quella rete di crepe che si allargavano da un singolo angolo del cellulare come una fitta ragnatela all'angolo di una stanza. ma ciò che lo fece raggelare di più, un istante successivo, fu notare ciò che c'era proprio sullo schermo di esso.

un messaggio.

no, una serie di messaggi.

messaggi che aveva già visto prima.

messaggi che era stato proprio lui ad inviare, poco tempo prima, ad un ragazzo di cui non conosceva il volto.

«... jisung

cute. minsungWhere stories live. Discover now