XIV

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jisung e minho, assaporando i loro adorati caffè con il condizionatore alle loro spalle a solletticarli il collo, discussero del più e del meno per rompere il ghiaccio.

ad esempio si scambiarono l'età, il segno zodiacale, il gruppo sanguigno e altre futili informazioni tipiche di un'uscita al buio alla coreana. ma al posto di essere sincero per vergogna della sua infima vita jisung mentì su certi aspetti, come sull'università e sul lavoro.

'«ho studiato un anno di giurisprudenza alla Yonsei ma poi ho deciso di lasciare. diciamo che non faceva proprio per me diventare avocato come mia madre»' e '«ho provato a mandare il mio curriculum in giro per qualche buona agenzia ma non avendo esperienze sono sempre in fondo alla lista. forse dovrei provare con qualche lavoro più modesto come il cameriere ma i miei insistono che faccia qualcosa di più dignitoso per potersene vantare con i parenti. che seccatura»'.
il tutto accompagnato con sbuffi, risatine, spallucce e occhi rivolto ovunque tranne che sul bel ragazzo per cercare di essere il più credibile possibile.

minho intanto lo aveva ascoltato con il suo solito bel sorrisetto sulle labbra color ciliegia, annuendo interessato ed esprimendo la sua sorpresa nel scoprire che anche jisung venisse da una famiglia benestante.
così iniziò «la mia invece possiede un diciamo "grande" business culinario da un paio di generazioni ma sono principalmente i miei zii ad occuparsene. per questo motivo quando espressi il mio desiderio di studiare danza qui a seoul i miei genitori non hanno mai cercato di ostacolarmi. al contrario hanno sempre sostenuto i miei sogni».

per meraviglia del corvino minho non era solo un barista estremamente carino, ma bensì un ballerino professionista con una laurea nuova zecchino in coreografia.
al momento insegnava hip-hop a bambini e teenagers nello studio di un suo insegnante universitario mentre il barista era solo un part-time per arrotondare su qualche capriccio a fine mese. tuttavia, così aveva soggiunto un po' per vantarsene, stava lavorando anche ad una coreografia insieme ad un paio di amici assegnatogli da una importante agenzia idol per un gruppo maschile ben in nota al momento. e per ulteriore sorpresa del disoccupato, quella non era nemmeno la prima volta che si occupava di un simile incarico.

a quella notizia ovviamente jisung era rimasto pietrificato da testa a piedi, con i grandi occhi a palla spalancati come quelli di un pesce. come avrebbe potuto un ragazzo bello e talentuoso come minho trovare interesse per un fallito e scansafatiche che alla lista aveva appena aggiunto l'essere un catastrofico bugiardo?
era spacciato.

«non hai mai pensato di fare l'idol?». la domanda di jisung colse di sorpresa il bruno, che si soffermò per qualche secondo a riflettere prima di rispondere.

«si è no» si limitò a stringere le spalle. «quando avevo quindici, no, sedici anni un mio amico superò un'audizione e mi propose di provarci. così per mettermi in gioco lo feci e superai persino la prima fase, ma quando mi richiamarono per la seconda rifiutai».

«come mai?».

minho sorrise all'espressione attonita di jisung. «pensai che non faceva per me fare l'idol. o meglio, all'improvviso mi è sorta la domanda se sarei mai riuscito a debuttare e se quello stile di vita avrebbe influenzato la mia passione in modo negativo. certo, avrei continuato a ballare in qualsiasi caso ma chissà, magari mi sarei stancato o avrei trovato lo stile inadeguato ai miei gusti. e così mi sono fatto prendere dai dubbi a dall'ansia e puff, eccomi qui».

«wow». il corvino sbattè più e più volte le palpebre traendo le spalle verso lo schienale della sedia. «alla fine hai comunque raggiunto i tuoi obiettivi e questo è davvero ammirevole. come dire, sei rimasto fedele a te stesso hyung».

«e tu invece? qualche passione o hobby?» gli domandò il bruno sorseggiando un po' dell'amara bevanda ghiacciata.

«umh». jisung accavallò le gambe e si grattò la nuca, abbassando lo sguardo sul pavimento prima di rialzarli sul ragazzo con timidezza. «scrivere, forse? poesie e cose così, nulla di ché... e la musica, mi piace la musica; mi piace ascoltarla e, uhm, suonarla, e cantarla e... ah che imbarazzo».

per la troppa vergogna era finito per bisbigliare sempre di più, ma le sue parole erano state abbastanza chiare per attrarre incuriosito l'attenzione del maggiore.

«la musica? anche a me piace la musica ma penso questo sia abbastanza sottointeso» gli sorrise quest'ultimo. «e ti piace pure scrivere eh? io onestamente di poesie non me ne intendo molto, sono più tipo da murakami che baudelaire però non è affatto roba semplice comporre versi e rime; ci vuole talento!»

«be' sì, suppongo sia così ahah».

parlare delle sue passioni a jisung non era mai piaciuto e solitamente se le teneva per sé anche con gli amici. tuttavia l'entusiasmo del maggiore aveva risvegliato una piccola scintilla nei suoi occhi, quella piccola scintilla che i suoi genitori avevano spento non concedendogli di sviluppare il suo sogno.

«sai, in realtà anch'io—».

un brontolio riscosse d'acchito l'aria interruppendo il corvino che sotto i denti aveva solo messo la tazza per bere il caffè. il suo stomaco in quel momento infatti si fece sentire come un tuono burrascoso, procurando in tutto il viso del ragazzo un rossore talmente intenso che sembrava avesse appena inghiottito un jalapeño intero.

minho udendolo socchiuse la bocca in una via di mezzo tra il sorpreso e il perplesso, ritrovandosi a boccheggiare un paio di volte come un pesce fuor d'acqua prima di riuscire a formulare un frase compiuta.
«non dirmi che non hai ancora mangiato!»quasi sbattè le mani sul tavolo, «se me lo avessi detto prima io—».

«a—ah! no no hyung, non fraintendere! s—sono abituato a mangiare tardi è solo che, uh—uhm! non farci caso ok?».

jisung in quel momento non desiderò altro che essere sotterrato vivo sotto otto tonnellate di terra e terriccio. eppure avrebbe dovuto aspettarselo.

«aish!» il bruno sbuffò esasperato passandosi le mani sul viso, così da nascondere il largo sorrise che proprio non riuscì a trattenere.
non trovò momento migliore di quello per chiederglielo.

«sai questo cosa significa jisung?».

«e—eh? c—cosa?».

«come cosa? che ti devo un pranzo o una cena, jisung. quand'è che saresti libero la prossima volta?».

minho smooth like butter vai leggenda conquista quel manzone di jisung anche perché qui mi devo dare una mossa che se no 'sta storia diventa noiosa hdbsjdbsjs è solo l'inizio ok

comunque avrei una mezza changlix chat scritta tra le bozze da tipo un po' e volevo pubblicarla una volta finita mA da persona lenta e poco fantasiosa che sono non so quanto mi ci vorrà perciÒ volevo chiedervi se per compensare gli aggiornamenti lenti di questa storia intanto pubblicassi un paio di volte a settimane la changlix ditemi ditemi che nel caso lo faccio tanto a me non cambio molto arrivederci

cute. minsungWhere stories live. Discover now