XIII

547 46 8
                                    

jisung si ritrovò ad arrossire più e più volte durante il tragitto, chiedendosi come facesse minho a sembrare così calmo e sereno.

forse stava solo esagerando, ma camminare affianco a lui gli aveva messo una certa suggestione. e no, non era niente di negativo; al contrario si sentiva fin troppo bene, come se il suo cuore continuasse a saltellare di gioia ma allo stesso momento tremasse dal terrore. un po' come se fosse in compagnia di una grande celebrità, quel tipo di inquietudine.

«ti va di fermarci qui?».

jisung aggrottò la fronte. inizialmente aveva pensato sarebbero andati al locale dove minho lavorava, ma si erano diretti su una via vicina e ora si trovavano di fronte ad una piccola caffetteria che non aveva mai notato prima. per la timidezza non aveva chiesto nulla, ma lo si leggeva in tutto il viso la sua perplessità.

«oh, uhm, pensavo sarebbe stato un po' imbarazzante andare dove lavoro siccome per oggi ho finito il turno» iniziò a spiegare minho sospirando appena. «e poi» continuò, «c'è anche l'altra mia collega, sai, quella che pensa tu sia carino».

«oh». per l'ennesima volta le orecchie di jisung si tinsero di rosso. «be', uhm, n—non è un problema, qui va bene».

in realtà jisung si era dimenticato dell'esistenza di un "secondo numero", siccome il suo interesse era andato fin da subito al ragazzo piuttosto che alla ragazza. ma adesso che minho glielo aveva ricordato la sua testa era andata in pappa di giuggiole. non capiva più nulla!

«e a proposito». minho aprì la porta d'ingresso del locale, che risuonò con un piccolo campanello, e gli fece segno di entrare per primo con un cenno del capo. «per caso hai scritto pure a lei?».

jisung si bloccò sul colpo, sussultando come se avesse preso uno spavento.

«no, perché dovrei?».

«è solo una curiosità».

nel viso di minho si formò un largo sorriso, come se fosse rimasto soddisfatto della risposta del ragazzo. jisung alla sua improvvisa felicità però decise di non farsi ulteriormente domande, e si limitò a scuotere appena la testa ed entrare.

subito un'espressione sopresa gli si dipinse in volto. nonostante l'apparenza la caffetteria all'interno era più grande rispetto a quello che sembrava all'esterno, e le pareti sembravano da poco essere state riverniciate. i colori era ben accessi e caldi, ma non troppo intensi da risultare fastidiosi agli occhi o stonare con l'arredo molto più semplice e minimale. nel complesso era un ambiente parecchio piacevole e di gran lunga molto più tranquillo dell'altra caffetteria. jisung si sentì subito sollevato da tutta quella quiete.

«buongiorno, siete in due?».

minho annuì al cameriere che si era avvicinato in modo cordiale a loro, raggiungendo presto il fianco di jisung che era rimasto a guardarsi intorno incuriosito.

«da questa parte».

i due vennero accompagnati ad un tavolo, e sedendosi uno di fronte all'altro ordinarono la stessa bevanda; un americano ghiacciato.

«immagino ti piaccia davvero molto l'americano ghiacciato» ridacchiò minho.

«già, e sono sorpreso che piaccia anche te».

si scambiarono entrambi un sorriso, e poco più tardi il bruno rivolse il suo sguardo alla vetrata del locale che dava dritto alla strada e al marciapiede pressoché deserti.

«è proprio tranquillo qui» sospirò affondando la propria guancia nel palmo di una mano.

jisung annuì facendo la stessa cosa. «d'altronde lavori più vicino alla via principale, e se non sbaglio il locale fa parte di una catena».

«esatto». prima di riprendere parola minho si ricompose, spostando lentamente gli occhi su quelli del ragazzo troppo impegnato ad osservare un paio di studenti camminare difronte al locale per accorgersi che il bel bruno aveva cambiato il target della sua attenzione.

«certo che se lavorassi in un posto tranquillo come questo il numero te lo avrei chiesto direttamente».

per poco jisung non si strozzò con la propria salivia per quanto improvvise fossero state quelle parole, scatenando al maggiore una lieve risata.

«guarda che sono serio» incrociò le braccia al petto minho, guardando man mano le guance del corvino diventare sempre più rosse. «ho accettato di scrivere il numero della mia collega dietro al tuo scontrino solo per aggiungere il mio, a sua insaputa, anche se ad essere onesto in primo luogo non avrei pensato te ne saresti accorto o almeno interessato a me; mi hai davvero sorpreso jisung».

«ah che imbarazzo!». jisung si portò ambe le mani al viso cercando di nascondersi davanti al mezzo sorriso soddisfatto del ragazzo. «ma tu ti diverti a farmi vergognare non è vero?».

«può darsi».

cute. minsungOnde histórias criam vida. Descubra agora