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Un'altra giornata iniziata, un'altra giornata di lavoro al Napoli per me. Mi sono recata al centro sportivo di mattina presto e ho iniziato a sbrigare le mie faccende. Poi verso le dieci sono iniziati gli allenamenti e ho raggiungo Cristiano a bordo campo, giusto per fare presenza. Sono passati dieci giorni da quando sono qui e di calcio, ovviamente, non ci capisco ancora nulla.
Gli allenamenti terminano ma oggi ci sarà doppia seduta quindi pranzeremo tutti qui e poi i ragazzi torneranno in campo nel pomeriggio.
Nella sala ristorante sono a tavola con Cristiano, Luciano e altri due nostri collaboratori stretti. Mangiamo leggero e poi ognuno torna nella sua camera. Io ci resto per una decina di minuti poi esco presa dalla noia. Me ne vado in zona relax e mi metto a guardare un po' i social dal mio cellulare. Sono completamente immersa nella mia home page di Instagram quando un tocco leggero mi scuote la spalla.
«Ehi» alzo la testa e mi ritrovo Giovanni con uno dei suoi bei sorrisi che mi punta gli occhi addosso.
«Ehi, ciao» da quando ci siamo parlati in terrazzo poi non abbiamo più avuto modo di scambiare due chiacchiere e ora siamo di nuovo qui a tu per tu.
«Che fai qui tutta sola?» mi domanda inclinando la testa e restando con la sua mano sulla mia spalla che sento andare a fuoco.

Perché mi guardi così, Giovanni? Perché mi tocchi così?

«Guardavo un po' i social, non ho altro da fare onestamente» rispondo sincera alzando le spalle e lui sorride ancora di più.
«Vieni con noi, dai. I ragazzi di là ci aspettano» indica col pollice alle sue spalle e vedo le teste di Insigne e Mertens sbucare dalla sala dove ci sono la Playstation e altri giochi.
«No, Gio, non voglio pesare su di voi» rispondo scuotendo la testa.
«Pesare su di noi? Ma scherzi? Dai che ci manca la quarta persona per giocare a scopone» scende con la mano fino ad afferrare la mia e mi tira. «Vieni?» mi domanda e io annuisco divertita da quella sua insistenza.
«Va bene ma con le carte non sono un granché, ti avviso»
«Tranquilla farai coppia con me che sono il re dello scopone» mi fa l'occhiolino e lo seguo nell'altra sala dove gli altri due mi accolgono con fischi, schiamazzi e applausi.
«Aurò siediti ja, io e Dries vi diamo una bella lezione ora» Insigne dà un colpo sulla tavola e Dries annuisce.
«Scommettiamo?» chiede Giovanni e loro accettano subito.
«Chi perde offre una cena a chi vince» propone il capitano e gli altri sono subito d'accordo.
«E cena sia» accetta Giovanni e si siede facendo sedere me di fronte a lui.
«Io faccio schifo Gio, non voglio che perdi a causa mia» dico con un'espressione disperata che lo fa ridere.
«Ma tranquilla che è un gioco, ci stiamo solo divertendo» mi rassicura e io annuisco calmandomi.
Iniziamo a giocare ed è una guerra punto per punto. La prima partita finisce 8-6 per noi, nella seconda ci recuperano punti e siamo sul 17-16. Ci aspetta l'ultima partita, la bella.
Il clima è teso, manco stessimo giocando una finale delle Olimpiadi.
«Ora vediamo se sai scopare» chiede Dries a Giovanni che viene dopo di lui. Tutti ridiamo e torniamo ad un clima scherzoso come dovrebbe essere in una situazione del genere. Dries tira un cinque e a Giovanni gli si illuminano gli occhi.
«Scopa!» urla e si alza in piedi sporgendosi verso di me alzando le mani chiedendomi di battere il dieci con lui. Lo faccio mentre Dries e Lorenzo litigano in sottofondo.
«Ma c'hai un culo enorme, ma come è possibile!» si lamenta Dries e io me la rido. Lorenzo riflette sulle carte che ha in mano e pensa a cosa tirare per non far fare scopa anche a me.
«Ma cosa è questo casino?» la porta si apre e Cristiano si affaccia. Resta esterrefatto quando mi vede a tavolo con i ragazzi e con le carte in mano.
«Cristiano, ciao... stavamo solo giocando a scopone» dico, sentendomi un attimo in imbarazzo.
«Da loro me lo aspettavo ma tu...» dice e io inizio ad agitarmi. Sapevo che non era una buona idea giocare con loro e dallo sguardo del DS ne ho la conferma. Poi però Giuntoli sorride e sbircia le mie carte. «Non sapevo che ti piacesse giocare a carte» mi dice.
«Non sono un'appassionata ma se capita gioco, e i ragazzi mi hanno invitata» cerco di spiegare e lui annuisce.
«Hai fatto bene, tuo padre ne sarebbe felice. Sai quanto ama giocare a carte» mi dice e io faccio di sì con la testa. «Comunque, chi vince?»
«Per ora noi ma Insigne deve giocare» Giovanni lo spinge e il capitano annuisce. Tira un cavallo di coppe e io sorrido subito. Mi alzo in piedi e scaravento il mio cavallo di denari sulla tavola urlando.
«Scopa!» Giovanni si alza subito dopo di me e di nuovo ci diamo il dieci esultando.
«Ma sei scemo Lorè? Ma un cavallo ce l'ho anche io, ne hai uno in mano e lo tiri? Ma che hai in testa? abbiamo perso, per colpa tua abbiamo perso!» io e Giovanni ancora esultiamo mentre i nostri avversari litigano di brutto. Era l'ultimo giro e siamo quattro punti sopra, non possono più raggiungerci.
«E' stato Giuntoli oì, mi ha distratto! Volevo tirare il re che ne ho tre. Faccio ricorso, questa mano è da rigiocare» Insigne si alza in piedi e inizia a fare casino.
«Ma quale ricorso ma non stai proprio bene! Avete perso, accettatelo! Ci dovete offrire una cena» Giovanni è così orgoglioso e soddisfatto che mi fa ridere. Si fa il giro della tavola e mi raggiunge appoggiandomi un braccio intorno alle spalle.
«E' una gara falsata dall'ingresso di Giuntoli, deve intervenire l'ASL di Napoli, chiamate De Luca mannagg tutt cos!» sbraita ancora il napoletano non accettando la sconfitta.
«Ma dai Lorè, hai sbagliato, basta. Accettalo hai perso» stavolta sono io a parlare mentre Giuntoli ci segue divertito e il braccio di Giovanni è ancora sulle mie spalle.
«Vabbè ja, ho capito. Mi vado a preparare per gli allenamenti qua sono un martire che non viene capito» fa la vittima e Giovanni si stacca da me per raggiungerlo e tirargli uno schiaffo dietro la testa.
«Ma zitto» se la ride prendendo in giro il suo compagno.
«Quanto mi fai stizzare tu, Gesù Cristo mio. Pure a scopone devi essere perfetto, e che cazz» Lorenzo sembra davvero innervosito ma poi Giovanni gli fa la linguaccia e ridono insieme.
«Andiamocene dai, il ristorante lo decido io però» dice Dries e noi siamo d'accordo.
«Dove vuoi Dries, ci fidiamo, vero Aurora?» mi guarda radioso e io annuisco.
«Tutto bellissimo e divertente ma ora andatevi a preparare che tra dieci minuti dovete essere in campo, su!» Cristiano li caccia e loro annuiscono ubbidendo. Mi salutano al volo e vanno via, tranne Giovanni che resta ancora.
«Ci vediamo dopo, ok? Così ci organizziamo anche per quella cosa di cui abbiamo parlato l'altra volta in terrazzo» mi guarda negli occhi e io mi sciolgo. Annuisco lentamente e lui mi sorride.
«A dopo» dico e lui va via.

Avevo quasi rimosso quella nostra conversazione e quell'accordo. No, Aurora, se sei sana di mente trovi una scusa e non ci esci. Non puoi farlo. Fai la persona seria.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoWhere stories live. Discover now