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Sono raggomitolato nell'armadio e sto trattenendo anche il respiro per evitare di fare qualsiasi rumore. In che cazzo di situazione mi sono messo, Dio mio. Smetto di disperarmi e ascolto la conversazione tra i due De Laurentiis con attenzione. Il padre chiede ad Aurora se domani andranno a Castelvolturno insieme e lei gli dà appuntamento al bar dell'hotel alle nove per la colazione e per poi partire insieme. Il padre accetta e la saluta, lei gli dà la buonanotte e chiude la porta. Non sento i suoi passi per qualche secondo, poi la sento saltellare verso di me e aprire le ante dell'armadio. Esco come se fossi in apnea nell'Oceano da dieci minuti e finalmente ritorno a respirare.
Lei mi fissa senza dire niente e parlo io per primo.
«Tu lo sapevi? Sapevi che era qui? Sapevi che era qui nell'hotel e mi hai fatto venire lo stesso?» le domando e lei annuisce.
«Sì. Qual è il problema? Ho pensato che fosse divertente farti venire qui con papino...» si ferma e sale sul letto a gattoni per poi bussare piano con le nocche sul muro sopra la testiera del letto «che dorme proprio qui accanto» dice facendomi l'occhiolino.

Non ci credo, suo padre è nella stanza accanto...

«Tu sei pazza, e se ci becca?» mi passo le mani nei capelli in preda ad una crisi isterica e lei tranquilla come se nulla fosse, scuote la testa.
«Non succederà» dice.
«Me ne vado altrimenti domani mattina potrebbe vedermi in giro nell'hotel e può sospettare» cerco con gli occhi i miei vestiti ma lei mi dice subito di no.
«No, te ne vai domani. Lui prima delle nove non uscirà dalla sua stanza, tu per le sette e mezza vai via» spiega, come se avesse questo piano pronto da chissà quanto tempo.
«E' pericoloso Auro, e se ci scopre?»
«Ti ho detto che non succederà» scuote la testa e viene verso di me. Appoggia le sue mani sulla mie spalle tirandomi a lei. Mi guarda negli occhi come se volesse sfidarmi e io quando fa così non le resisto. «Non ti eccita saperlo a pochi metri da noi? Mio padre, il presidente, il tuo datore di lavoro a pochi passi da te che ti scopi sua figlia» mi sussurra all'orecchio. Chiudo gli occhi e quelle parole mi fomentano immediatamente. I brividi mi percuotono il corpo e la bacio, non so che mi prende ma salto anche io sul letto e la metto sotto di me. Mi infilo il preservativo e le entro dentro senza troppi giri di parole. Lei inizia a mugolare, a gemere e ad un certo punto alza talmente tanto la voce che ho davvero paura che suo padre possa sentirci.
«Shhh» le tappo la bocca con una mano e mi seppellisco dentro di lei sempre più forte.
In effetti l'idea di avere ADL così vicino a noi mi eccita da morire e guardarla venire e mugolare il mio nome mentre le arrivo dentro non ha prezzo. Crollo accanto a lei e in meno di mezz'ora siamo entrambi addormentati.

La mattina dopo sgattaiolo fuori alle sette e mezza e oltre la persona in reception nessuno mi vede. Me ne torno a casa per farmi una doccia veloce e poi guido fino a Castelvolturno. Sono negli spogliatoi con i ragazzi quando entrano Aurora, il mister, giuntoli e il presidente.
Inizio ad agitarmi e non sentirmi più la terra sotto ai piedi. Ogni tanto guardo Aurora che sorride e dissimula bene il nervosismo. Mi ha mandato prima un messaggio e mi ha detto che il padre non sospetta nulla ma che ha comunque il terrore di averlo qui con noi.
Faccio degli esercizi di respirazione e cerco di calmarmi. Ci mettiamo tutti in schiera e aspettiamo che il presidente dica qualcosa.

«Buongiorno ragazzi, come andiamo?» fa due passi verso di noi e noi in coro rispondiamo. «State giocando bene, complimenti. Siete forti e quest'anno la Champions non ce la toglie nessuno» continua per poi avvicinarsi a Kalidou e stringergli la mano. Poi arriva a Piotr e gli dà una pacca sulla spalla, con Dries scambia un sorriso e poi arriva a me.

Ho paura, sto tremando. Mi guarda negli occhi e sono dello stesso identico colore degli occhi di Aurora e mi ritornano in mente le scene di me e lei a letto insieme e lei che urla mentre mi muovo sul suo corpo caldo e accogliente. Cristo, smettila cervello, smettila!

«Spero che quando torni a casa hai un po' di tregua e che la tua ragazza non ti sfinisca ancora di più» dice e io resto senza parole. I miei compagni se la ridono e anche lui ride, così lo faccio anche io.
«Riposo il necessario, tranquillo presidente» gli dico e alle sue spalle anche Aurora sta ridendo coprendosi la bocca con una mano. Aurelio mi oltrepassa e fa i complimenti a Fabián fermandosi poi di fronte a Lorenzo.
«Quando farai un gol su azione parleremo del rinnovo, ok Lorè?» gli stringe la mano e il capitano annuisce. Non è stata una bella scena, soprattutto davanti a tutti noi. Ma ormai il presidente lo conosciamo e non ci stupisce più niente. Ed è proprio per questo che capisco la paura di Aurora. E' uno imprevedibile, capace di andare a spiattellare tutto o di fare casini esagerati. Non sai mai cosa aspettarti da lui.
Resta ancora qualche minuto negli spogliatoi e poi esce accompagnato dal resto dello staff. Con noi resta solo il mister e la prima cosa che fa è incoraggiare Lorenzo e lo stesso facciamo noi.
Usciamo e ci alleniamo sotto gli occhi vigili del presidente e del direttore sportivo. Sarà venuto sicuramente anche per parlare del mercato visto che manca poco all'apertura della finestra invernale.
Abbiamo l'ultima partita e poi una settimana di ferie per Natale. Io ho già preparato tutto per passare dei giorni tranquilli con la mia famiglia in montagna e non vedo l'ora di andarci per riposare un po' e staccare anche mentalmente dalle partite. Ormai giochiamo ogni tre giorni e c'è assolutamente bisogno di questa sosta. Mi dispiace solo dovermi allontanare da Aurora ma ci rifaremo sicuramente, sia prima che dopo. E dal modo in cui mi guarda da bordo campo so che questo è un pensiero che sta facendo anche lei...

Impossibile || Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora