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«Quando prima ho preso il palo non so quanti santi dal paradiso ho fatto scendere» siamo in un locale dopo il pareggio casalingo con l'Atalanta e Lorenzo si dispera per il suo ennesimo palo in campionato.
«Al prossimo fai gol, te lo garantisco» è Politano a rincuorarlo e lui sbuffa. Non segna su azione in campionato dall'anno scorso e sente molta pressione. Quello che gli ha detto mio padre, poi, non ha fatto che peggiorare la situazione.
«Aggiusta un po' la mira la prossima volta» dico e lui ride, ritrovando la sua solita ironia.
«Devo fare la convergenza, hai ragione» annuisce e quando sposto i miei occhi da quelli di Lorenzo mi ritrovo quelli di Giovanni puntati addosso. E' da quando siamo qui che mi guarda in modo strano e a dirla tutta sono una decina di giorni, da quando è tornato da Lucca, che è strano in generale. Strano non nel modo brutto e negativo del termine, ma in positivo. E' molto più presente, mi chiede di vederci più di frequente, dormiamo più spesso insieme, mi dice cose che non mi aveva mai detto prima e questo mi fa pensare che forse si sta seriamente innamorando di me. Questa idea mi piace perché forse mi sto innamorando anche io ma è pericolosa, non avremmo dovuto arrivare a questo.
Ci penso per tutta la serata e poi quando lo raggiungo a casa sua sono ancora più sicura che lui provi davvero qualcosa di profondo per me perché facciamo l'amore in un modo così viscerale e sentito che alla fine mi sento come se le nostre anime si fossero mescolate e ne avessero formata una nuova che ora ha vita propria.
Continua a baciarmi e a stringermi a sé, come se non volesse lasciarmi andare via per nessuna ragione al mondo. Non so perché ultimamente è così ma me lo godo.
Dormiamo abbracciati e la mattina dopo a svegliarmi è la suoneria del mio cellulare che insulto visto che avevo intenzione di non svegliarmi fino a mezzogiorno. Ma quando leggo il nome di mio fratello Edo sul display decido di rispondere. Anche Giovanni si è svegliato e si tira su appoggiando la schiena alla spalliera del letto. Rispondo e lui mi lascia un bacio sulla guancia.

«Pronto Edo?»
«Aurora, come stai?» mi domanda. A Los Angeles dove è lui adesso saranno le tre di notte, che ci fa ancora sveglio? Mah.
«Io bene tu?»
«Bene» si schiarisce la voce e continua «con la squadra come sta andando? Come ti stai trovando?» mi chiede e io cerco le parole giuste per spiegargli come stanno le cose.
«Mi ci è voluta qualche settimana per ambientarmi ma ora va bene. Non te l'ha detto Giuntoli, o papà?» è strano che lui ora mi chiami per farmi queste domande, in quasi cinque mesi non l'ha mai fatto, perché ora che sta tutto per finire?
«Sì certo ma volevo saperlo anche da te» si interrompe e sospira «senti Auro, so che vorrai uccidermi per questa cosa ma qui in America le cose vanno a rilento. Papà mi ha mandato a trattare con Amazon ma non è facile, mi serve ancora del tempo» dice e io sgrano gli occhi e guardo Giovanni.
«Del tempo?» ripeto e Gio scuote la testa confuso. Forse è anche per questo che ultimamente è così affettuoso con me, perché sono i nostri ultimi giorni insieme o almeno così dovrebbe essere.
«Sì, penso che fino all'estate resto qui» dice.
«Fino all'e - estate?» balbetto e deglutisco faticosamente a vuoto aspettando la sua risposta. I miei occhi sono in quelli di Gio che segue attento la mia conversazione con Edo.
«Sì, prima di luglio non riesco a concludere nulla. Mi dispiace, so che per te è un grande sacrificio e che vuoi tornare a Milano ma purtroppo non dipende da me ma da quest'affare che è complicato» dice e decido di essere onesta.
«Diciamo che non me lo aspettavo e che mi hai stravolto un po' i piani ma non mi dispiace più di tanto rimanere qui. Almeno seguo i ragazzi fino alla fine della stagione e vedrò come va a finire, mi dispiaceva lasciarli a metà strada» rispondo e dall'altro lato del telefono c'è prima silenzio poi stupore.
«Davvero? Guarda che non c'è bisogno che lo dici solo perché devi, se vuoi insultarmi lo capisco» dice e io rido.
«No, sono seria. Spero che riuscirai a risolvere la questione in America ma finché sarai lì ti sostituisco io qui, tranquillo» gli occhi di Giovanni sono sempre su di me ma ora si alza dal letto, si infila un boxer pulito e cammina su e giù nella stanza.
«Va bene allora, grazie mille e scusami ancora. Ah e prenditi una casa che non ti voglio più sapere in hotel, ok?» sorrido a quella richiesta e rispondo.
«Domani vado a cercarla, promesso. Ci sentiamo, a presto» lo saluto e lui ricambia.
«Ciao Auro, a presto» stacca e il mio sguardo corre subito a Giovanni che si blocca e mi fissa negli occhi. Non sa che fare ed è agitato.
«Resti ancora?» mi domanda dopo qualche secondo.
Annuisco e lui salta sul letto raggiungendomi e abbracciandomi.
«Sono felicissimo, stavo già male alla sola idea di non averti più qui con me ogni giorno» mormora al mio orecchio mentre siamo stretti l'uno contro l'altra. Io non parlo non riesco a dire nulla ma sono anche io felicissima di restare ancora e questa cosa non me la aspettavo. E' per questo che non so che dire. Quando sono arrivata qui non vedevo l'ora che tutto finisse e non potevo mai immaginare di arrivare ad oggi, quasi cinque mesi dopo, ad essere felice di dover restare ancora.
«Tu lo sei?» mi chiede quando vede che io non dico nulla.
«Certo che lo sono, tantissimo, e non lo immaginavo qualche mese fa» spiego e lui annuisce per poi baciarmi.
«Visto che abbiamo avuto questa bella notizia ne approfitto anche per parlarti di una cosa di cui volevo parlarti già da un po'» dice e facendo un respiro profondo mi prende le mani nelle sue stringendole.
«Dimmi» ora capirò perché ultimamente è così strano, ne sono sicura.
«Quando vuoi, io sono pronto a parlare con tuo padre» dice diretto e chiaro. Non c'è modo di interpretare erratamente le sue parole, si capisce benissimo a che si riferisce. Per un attimo resto immobile senza dire né fare nulla poi sorrido.
«Vuoi parlargli?»
«Io sono sicuro di volerti nella mia vita quindi sì, voglio che lui lo sappia e non voglio più nascondermi. Però capisco che per te è più dura quindi quando vorrai me lo dici tu. Io sono pronto, poi sta a te decidere se dirglielo domani, tra una settimana, un mese o tre mesi» spiega e l'agitazione inizia ad impossessarsi del mio corpo seminudo.
«Non hai paura di perdere il tuo posto di lavoro?» gli chiedo, non è una cosa da poco.
«Non può licenziarmi, nel mio lavoro sono esemplare e la vita privata non può essere motivo di licenziamento. E comunque anche se fosse troverei un'altra squadra, che devo fare?» dice e io scuoto la testa.
«No Gio, la tua carriera è troppo importante per rischiare così» dico e lui mi prende il viso tra le mani appoggiando la sua fronte alla mia.
«Io sono pronto, ti voglio vivere per davvero e sono pronto a rischiare» mi ripete e la sua sicurezza mi fa tremare le gambe.
«Sei pronto a rischiare la tua vita per questa storia che non andava neanche iniziata e che sapevamo dall'inizio fosse impossibile?» gli chiedo con la voce che si è ridotta ad un filo flebile.
«Sono pronto a tutto. E tu?» I suoi occhi verdi oggi mi sembrano più chiari e limpidi che mai e mi convincono, una volta in più, della purezza dell'animo del ragazzo che ho di fronte.
«Sono pronta» rispondo e lo sono davvero.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoWhere stories live. Discover now