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«Secondo te che faccio, gli parlo?» sbuffo mentre sono sdraiata sul mio letto e sono in videochiamata con Sandro. L'altro ieri ho visto mio padre parlare con Giovanni per una decina di minuti e voglio troppo sapere cosa si sono detti.
«Non puoi parlargli solo per fatti tuoi, lascialo stare. Parlane con tuo padre se proprio lo vuoi sapere, altrimenti fregatene e basta» mi consiglia lui e sarebbe la cosa giusta da fare ma io, purtroppo, so già che non lo farò.
«Con mio padre non ci parlo lo sai. E ho troppa voglia di parlare con Gio, mi manca e anche solo parlargli tre minuti mi farebbe stare bene» gli spiego sincera più che mai.
«Vuoi farlo? Fallo, ma sappi che non ha senso. Ma tanto è inutile che stiamo qui a discutere, tesoro. Alla fine farai come vuoi quindi lasciamo perdere» fa roteare gli occhi e si alza portandomi in giro nell'azienda con lui. La mia azienda che mi manca da morire.
«Come vanno lì le cose? La collezione autunno inverno per l'anno prossimo è pronta? Non mi hai mandato più le bozze» domando e lui mi fa vedere delle stoffe e dei modelli disegnati dai nostri designer. Mi si stringe il cuore a non poter essere lì e poter supervisionare e toccare con mano il lavoro che stanno facendo.
«Domani ti mando tutto, stiamo ultimando i dettagli. Ma perché non vieni qualche giorno qui? Stacchi un po' dalla situazione pesante di Napoli e ti rilassi» mi invita e se potessi direi immediatamente di sì.
«Magari, ma non posso. Devo dimostrare a mio padre che può fidarsi di me e che il Napoli è la mia priorità» gli dico e lui si ferma fissandomi per poi scuotere la testa.
«Ma mi fai capire da quanto in qua ti interessa tanto di questa cosa? Tu eri quella che se ne fregava delle aziende familiari, quella che si era costruita il futuro da sola... ora perché devi dimostrare qualcosa a tuo padre?» non capisce il mio comportamento e non ha torto. Me ne sono sempre fregata di ciò che mia madre e mio padre volevano da me ma ora le cose sono diverse.
«Ho preso un impegno e devo mantenerlo. E poi mio padre e mio fratello non mi ritengono in grado quindi voglio dimostrare che si sbagliano. Tutto qui» do le mie spiegazioni e lui annuisce anche se non è molto convinto. «Ora ti saluto che devo andare al centro sportivo, ci sentiamo dopo» lo saluto e lui ricambia.

Vado a farmi la doccia, mi preparo e vado a Castelvolturno. Passo prima dal mio ufficio poi raggiungo Cristiano a bordo campo come ogni giorno. Non so se lui sa qualcosa di me e Giovanni, non so se mio padre gli ha detto qualcosa. Lui si comporta normalmente con me e io con lui, nessuno dei due tira in mezzo l'argomento e va bene così.
L'aria oggi è un po' pesante perché domenica i ragazzi hanno perso e il nervosismo si fa sentire. Quando l'allenamento finisce escono tutti e vanno verso gli spogliatoi. Giovanni è in un gruppone con Lorenzo, Matteo, Fabián e altri e mi ignora. Entrano negli spogliatoi e io e Cristiano andiamo nei nostri uffici. Io però ho deciso di voler parlare con Giovanni e allora consegno un modulo alla segreteria per lui così che lo chiamano e lui ci va. Quando esce io lo aspetto per parlargli lontano da occhi indiscreti.
«Ehi, ciao» esordisco guardandolo dritto negli occhi. Lui corruccia le sopracciglia e il taglio che ha su quella destra si accentua ancora di più. I suoi occhi verdi sono più scuri di quanto ricordassi e il fatto che se ne sta in silenzio senza rispondermi mi fa agitare da morire.
«Ciao» dice per poi fare il movimento per superarmi ed andarsene ma lo fermo.
«Ho visto che ieri hai parlato con mio padre, che vi siete detti?» vado subito al punto o se ne sarebbe andato. Fa un mezzo sorriso e abbassa la testa per poi alzarla e guardarmi.
«Chiedi a lui» dice soffiando dal naso spazientito.
«Gio, che vi siete detti?» insisto e gli appoggio una mano sul braccio che lui però ritrae quasi subito. Il contatto con la sua pelle mi ha riportata subito alle nostre nottate insieme, alle nostre gite di notte nella città, alla prima volta che ci siamo sfiorati. Chiudo per un attimo gli occhi e rivivo tutti quei mesi in un nano secondo, poi la sua voce mi riporta al presente.
«Niente» mormora ma io so che non è così.
«Avete parlato dieci minuti non mi dire 'niente' non sono stupida» sbuffo e mi avvicino di un passo a lui.
«Mi ha detto che abbiamo fatto la cosa giusta e che devo pensare alla carriera» mi dice con la voce piatta e atona, senza alcun sentimento.
«E basta?»
«Sì, il succo è questo. E onestamente penso che abbia ragione. Allontanarsi è stata la cosa giusta, non poteva durare» conferma incrociando le braccia e guardandomi sempre negli occhi.
«La cosa giusta?»
«Sì, per tutti» annuisce e si passa le mani tra i capelli per poi guardare l'Apple Watch che ha sul polso destro. «Devo andare che mi aspettano, ci vediamo» dice e senza aspettare nemmeno la mia risposta va via.
Io resto ferma in mezzo al corridoio per qualche attimo per metabolizzare ciò che mi ha appena detto. Lui che non voleva che la nostra storia finisse, lui che era pronto a parlarne con mio padre, ad assumersi tutti i rischi e ad affrontare le conseguenze, lui ora si dice d'accordo con la rottura della nostra relazione. 'È la cosa giusta' ora anche per lui. Io non so se lo pensa davvero, se mio padre gli ha detto qualcosa per convincerlo ma questa cosa mi devasta. Non mi vuole più, ha deciso di andare avanti perché pensa che io l'abbia fatto e non vedendo alcun gesto nei suoi confronti da parte mia lo sta facendo anche lui. Fa bene e poi non è uno che si piange addosso quindi sta reagendo e di questo sono felice. Ma saperlo così lontano da me, da ciò che siamo stati, così convinto di non volermi più nella sua vita, beh, mi devasta, lo ripeto. Perché io per lui ci tengo davvero anche se forse, anzi sicuramente, non l'ho dimostrato abbastanza. E quando non dimostri con i fatti di tenerci ad una persona la perdi. La perdi e non si torna indietro anche perché facendolo incasinerei di nuovo tutto e non è il caso. Non ho il coraggio di rischiare tutto per tornare da lui, sono una codarda ma sono onesta.
Il dolore mi passerà e vedrò la nostra storia come quella relazione impossibile che mi ha riempito il cuore per qualche mese, niente di più. E spero che questa fase arrivi presto perché ora come ora non riesco ancora ad immaginarmi senza Giovanni nella mia vita.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoWhere stories live. Discover now