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«Va bene papà, ci vediamo a cena, a dopo» riaggancio la telefonata e resto nel mio letto a non fare nulla ancora per qualche secondo. Mio padre mi ha appena avvertito che stasera arriverà in città e che ceneremo insieme qui in hotel. Non lo vedo da mesi e l'ultima volta che ci siamo visti abbiamo litigato pesantemente quindi ora non so come comportarmi con lui. Da un lato voglio dimostrargli che sono in grado di mandare avanti alla grande l'azienda di famiglia e dall'altra vorrei dimostrare esattamente il contrario per fare in modo che mi faccia ritornare a Milano. Ma le cose qui stanno andando più che bene e non posso distorcere la realtà quindi lascerò che siano i fatti a parlare.
Mi alzo dal letto e vado a farmi la doccia per poi scendere a fare colazione al bar dell'hotel. Stanotte non sono stata con Giovanni perché ieri sera aveva ospiti e si è fatto tardi e ora non riesco a pensare a nulla se non a lui. Non riesco a stargli lontana, è come una calamita per me.
Mangio velocemente, torno in camera a lavarmi i denti e darmi l'ultima sistemata e poi mi metto in auto guidando fino a Castelvolturno.

«Buongiorno ragazzi» entro nella zona massaggi dove i ragazzi si rilassano prima degli allenamenti e dove Tommaso sta preparando il caffè per loro.
«Presidentessa buongiorno, dormito bene?» è Kalidou ad accogliermi per primo e io lo guardo male per il modo in cui mi ha chiamata ma poi il suo sorriso è così contagioso che non posso che ridere con lui.
«Sì, abbastanza» guardo Giovanni che ricambia lo sguardo in un modo che mi fa salire il sangue al cervello.

'No, per niente, Giovanni non c'era e mi è mancato da morire' avrei voluto rispondere ma mi sono limitata ad un 'sì, abbastanza' di circostanza.

Chiacchiero ancora un po' con i ragazzi e ogni volta che guardo Gio ho sempre più voglia di recuperare la notte persa. Ormai non sono più abituata a passare le notti lontana da lui e sento il bisogno fisico di avere un contatto con lui.

«Aurò» sento una voce richiamarmi e scuoto la testa come se mi fossi appena svegliata da un'ipnosi.
«Lorenzo, dimmi» rispondo e lui guarda nella direzione in cui mi ero imbambolata io non vedendo nulla perché Giovanni si è appena spostato.
«Quando possiamo parlare del contratto? Il mio procuratore vuole parlare con tuo padre che non gli risponde a telefono» mi spiega e io non so che dire. Su queste cose non ho voce in capitolo e il fatto che Lorenzo mi chieda novità in continuazione mi fa sentire a disagio.
«Lorenzo ti ho già detto che su questo non posso esserti utile, dì al tuo procuratore di insistere o chiedi a Giuntoli» dico senza ammettere replica. «Ci vediamo fuori ragazzi» li saluto ed esco dalla zona massaggi raggiungendo Cristiano a bordocampo.
Parliamo un po' col mister delle strategie per la prossima partita e per gli eventuali nuovi acquisti da fare nella prossima finestra di mercato e poi io e il DS ci allontaniamo aspettando la squadra che arrivi.
«Con Insigne cosa farete?» gli chiedo e lui alza le spalle.
«Tuo padre vuole fargli un'offerta al ribasso perché ridurre i costi ora è la nostra priorità. Se vuole restare e accettare ben venga, altrimenti le nostre strade si divideranno» mi dice chiaramente. Annuisco un po' triste, mi dispiace per Lorenzo ma è la realtà dei fatti. Sto per rispondergli ma arrivano i ragazzi tra le risate e gli schiamazzi che da sempre li caratterizzano. Entrano in campo e raggiungono il mister al centro del campo.
«Mister torno subito, ho sbagliato scarpe» Giovanni si allontana dal gruppetto e scappa verso gli spogliatoi ed è in quel momento che ho l'dea. Fingo di dover fare una telefonata e corro dentro anche io. Entro negli spogliatoi e non lo vedo, mi guardo intorno e poi lo chiamo.
«Gio?»
«Sì un attimo, non trovo le cazzo di scarpe nuove» si lamenta e seguo la sua voce raggiungendolo.
«Aurora» mi guarda strabuzzando gli occhi «che ci fai qui?» smette di fare quello che stava facendo e aspetta la mia risposta.
«Mi sei mancato, ho voglia di recuperare» mi avvicino a lui e lo bacio. All'inizio è rigido ma poi si lascia andare e partecipa.
«Ora? Qui?» Se la ride mentre continua a baciarmi divertito.
«Non è colpa mia se non trovi le tue nuove scarpe» gli faccio l'occhiolino e scendo giù, mettendomi in ginocchio ai suoi piedi.
«Aurora, che stai facendo alzati» mi prende per le braccia ma io resisto e con un gesto deciso gli prendo il membro con le mani e lo lecco sentendo i suoi brividi fin da qui. Cerca ancora di fermarmi ma non ci crede nemmeno lui e finalmente mi lascia fare. Cerco di essere veloce ma nello stesso tempo di fare le cose per bene e ci riesco perché passano cinque minuti scarsi e lo vedo poggiarsi con la schiena al suo armadietto, alzare la testa al cielo e stringere gli occhi.
«Ecco... ecco...» mormora e io lo spingo più infondo alla mia gola. Mi inonda del suo nettare e lo ingoio tutto per poi spostarmi e alzarmi. Lui mi guarda col fiatone e con gli occhi sbarrati.
«Sei incredibile» dice dopo un po' per poi tirarmi a lui e baciarmi.
«Stasera ti aspetto al mio hotel, alle undici» gli faccio ancora l'occhiolino e scappo fuori tornando da Giuntoli. Resto lì ancora per un po' e dopo poco torna anche Giovanni inventandosi una scusa col mister.
Me ne torno in ufficio e sistemo una pratica che avevo in sospeso, poi ad ora di pranzo vado via. Passo il pomeriggio a pensare all'incontro con mio padre e al rischio di far venire Giovanni qui ma non me ne pento, ho bisogno di adrenalina.
Arriva l'ora della cena e con mio padre va tutto bene, tutto liscio come l'olio. Non litighiamo e si dice soddisfatto del mio lavoro in questi mesi al Napoli. Mi dice che Edo è ancora impegnato ma che per inizio febbraio dovrebbe tornare e io gli rispondo che non ci sono problemi. Alle dieci e mezza la nostra cena è terminata e me ne torno in camera. Lui ha preso quella accanto alla mia ma conoscendo le sue abitudini so che una volta entrato non ne uscirà fino a domani mattina.

«Per poco non mi vedeva un cameriere che entravo qui nella tua stanza» mi dice Giovanni non appena chiudo la porta alle sue spalle.
«Non ti ha visto però» lo bacio e lui mi prende di peso portandomi sul letto e salendomi sopra.
«No» scuote la testa «devo ricambiare il favore che mi hai fatto stamattina negli spogliatoi» continua con un'espressione vogliosa che mi fa impazzire. Annuisco e allargo le gambe, lui scende con la testa sulla mia pancia e poi più giù, tirandomi via il tanga. Mi stuzzica con la lingua e con la bocca, la sua barba mi punge e ad ogni movimento mi sento sempre più calda e pronta per lui. Dopo poco torna a portare il suo viso all'altezza del mio e mi entra dentro completando l'opera e facendomi felice per l'ennesima volta da quando lo conosco.
Restiamo abbracciati per tantissimo tempo mentre lui mi accarezza i capelli e la schiena e poi sono io a parlare ed interrompere la quiete.
«Ho parlato con Cristiano di Lorenzo» dico e sento subito gli occhi di Giovanni addosso.
«Che ha detto?»
«Che gli offriranno un rinnovo al ribasso...» dico rattristandomi e lui sospira.
«Mi dispiace, lui ci tiene tanto e pensa di non essere abbastanza apprezzato» risponde e io non so che dire.
«Non lo so, so solo che...» non riesco a terminare la frase perché qualcuno bussa alla porta. Mi alzo e col cuore a mille vado a vedere.
«Chi è?» chiedo.
«Sono papà, apri» resto immobile e non so che fare. Che vuole alle undici e mezza?
«Aspetta un attimo pà» corro da Giovanni che è saltato giù dal letto e gli indico l'armadio.
«Prendi le tue cose e nasconditi là, sbrigati» dico a bassissima voce.
«Tuo padre è qui, cazzo! Tu lo sapevi? Lo sapevi Auro?» mi domanda ma io lo zittisco.
«Shh, ti spiego dopo» lo chiudo nell'armadio e corro sull'uscio da mio padre.

Faccio un respiro profondo e apro la porta. Speriamo bene...

Impossibile || Giovanni Di LorenzoWhere stories live. Discover now