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«Dai devi andare, basta» mi ripete per l'ennesima volta mentre ci stiamo baciando nel corridoio che porta al mio ufficio nel centro sportivo «ci vedono Auro» dice ancora.
«Non mi interessa» mormoro e lui se la ride sulle mie labbra.
Ormai tra di noi è così, ogni momento e ogni scusa è buona per baciarci fino a che ci manca il respiro.
«Stasera ci vediamo?» gli domando e lui annuisce tenendomi il viso tra le mani e lasciandomi un altro bacio a stampo sulla bocca.
«Dove vuoi andare?» mi chiede restando con gli occhi ancorati ai miei.
«Non mi interessa dove, basta che stiamo insieme» rispondo e un sorriso lucente gli illumina il viso.
So che tutte queste emozioni e sensazioni che provo da quando sto con lui non me le sto immaginando e so che lui prova lo stesso. Glielo leggo negli occhi, nel modo in cui cerca sempre il contatto con me, nel modo in cui mi bacia. Sembra che sia nato per fare questo, per baciarmi.
«Ci vediamo alle dieci fuori allo Chalet» sussurra e poi si stacca da me. «Adesso vai» fa due passi indietro e io annuisco. Gli lascio un ultimo bacio e me ne vado. Non cammino nemmeno per dieci metri che mi ritrovo Giuntoli di fronte.
«Ciao Cristiano» Dio mio, cosa mi sono appena scampata...
«Ciao Auro, arrivo subito al campo devo prendere una cosa in ufficio» spiega e io annuisco cercando di non fare caso al cuore che mi rimbomba in petto.
«Ci vediamo lì» gli sorrido e cammino verso l'uscita e poco dopo lo sento parlare con Giovanni. Il numero ventidue gli dice che lo stava cercando e che deve chiedergli una cosa e il ds, gentilmente, lo fa entrare nel suo ufficio. Cazzo. Mi dispiace di aver messo Giovanni in questa situazione ma sono sicura che se la saprà cavare.

Vado al campo e li guardo mentre si allenano, poi ad ora di pranzo me ne torno in hotel. Sono le quattro quando mi arriva un suo messaggio. Sorrido a quella notifica e la apro subito.

- Dobbiamo per forza aspettare che si faccia buio?
- Sarebbe meglio, sì...
- Che palle.
- Possiamo vederci per le otto.
- Ah si? Ottimo.
- Alle otto fuori allo chalet, okay?
- Va bene, a dopo.
- A dopo.

Sospiro e resto sdraiata sul mio letto col cellulare appoggiato sul petto e lo sguardo perso nel nulla. Ho così tanta voglia di vederlo che mi fremono le mani e le gambe perché vorrei uscire ora da qui e raggiungerlo ovunque, anche a piedi. E' già una settimana che ci vediamo ogni sera quando lui non gioca, e anche quando siamo in trasferta o allo stadio un bacio ci scappa sempre. Domani per esempio abbiamo il ritiro pre partita a Castelvolturno e non vedo l'ora. Vorrei farlo venire nella mia camera di nascosto anche se sarebbe pericolosissimo e non siamo ancora a quei livelli di intimità. Però lo desidero, lo voglio con tutta me stessa. Vedrò come si metteranno le cose e agirò di conseguenza.

Le otto arrivano e mi intrufolo nella sua auto assicurandomi che nessuno ci veda. Lui mette subito in moto e partiamo. E' giovedì e in città non c'è molta gente, così riusciamo a prendere un pokè d'asporto e lo mangiamo in uno spiazzato dove possiamo stare tranquilli. Restiamo in auto e dopo aver mangiato iniziamo a parlare di qualsiasi cosa e a riempirci di baci. Mi appoggio alla sua spalla e lui mi bacia la testa mentre mi stringe un fianco. Ci piace stare anche così, nel silenzio, incastrati l'uno con l'altra. Lasciamo scorrere le ore e ci interessa solo di stare insieme senza farci troppi problemi. Alle due come al solito ritorno all'hotel e provo a dormire ma mi sento le sua mani addosso, il suo profumo che mi inonda il cervello e i suoi capelli ricci e morbidi tra le mani. Ormai sono ossessionata, io senza quell'uomo nella mia vita mi sento persa.
E il giorno dopo a Castelvolturno, oso.
Lui non mi stacca gli occhi da dosso nonostante vedo che ci provi, tenta in tutti i modi ma non ci riesce, proprio come me. Dopo gli allenamenti va negli spogliatoi e quando ne esce mi raggiunge con gli altri in sala relax.
«Stavolta vinco io Auro, vuoi vedere?» mi chiede Insigne mentre accendono la PlayStation e io annuisco. Deve giocare contro Kevin e io mi siedo accanto a Giovanni a godermi lo spettacolo. E per spettacolo intendo lui, ovviamente. Ride, prende in giro i suoi compagni, si alza, sbraita, poi mi guarda e quando gli altri non ci vedono mi fa occhiolini e mi sussurra cose dolcissime all'orecchio.
Il pomeriggio passa veloce e arriva la sera, ceniamo e poi ognuno in camera sua. Mando un messaggio a Giovanni in cui gli chiedo di vederci e lui accetta subito. Ci vediamo in un corridoio secondario lontano dalle stanze dove alloggiano sia i calciatori che i dirigenti e lui mi attacca al muro iniziando a baciarmi con passione.
«Tu mi stai facendo perdere la testa» sibila sul mio collo mentre mi lascia una scia di baci infuocati. Io ho gli occhi chiusi e appoggio la testa al muro godendomi tutti i suoi movimenti. Il cuore sta per uscirmi dalla gabbia toracica e le gambe mi tremano. Le sue mani grandi restano ferme sui miei fianchi e non le muove, vorrei di più ma lui non va mai oltre i baci. Baci che amo e che mi fanno impazzire ma io voglio di più. Sto per chiedergli di venire in camera mia ma gli squilla il cellulare. E' il suo compagno di stanza che gli chiede che fine ha fatto e lui gli dice che faceva un giro e che tra poco torna in camera.
«Devi andare?» gli domando quasi spaventata, come se andando via portasse via anche il mio ossigeno.
«Sì, devo» annuisce ancora col fiatone «ma mi devo un attimo calmare prima» termina e i miei occhi cadono subito tra le sue gambe dove c'è un rigonfiamento evidente. Lui se ne accorge e sorride imbarazzato.
Io non sono mai stata una ragazza sfacciata e ho sempre visto il sesso come una cosa bella e divertente ma che non è mai stata una cosa primaria in una relazione. Ora invece, con lui, mi sento letteralmente andare a fuoco. Lo guardo ancora e mi mordo le labbra, avrei voglia di fare con lui così tante cose che un agenda non basterebbe se le elencassi.
«Vado» dice dopo un po' che siamo in silenzio ad osservarci.
«A domani, buonanotte»
«Notte» mi lascia un bacio sulla guancia e se ne va.

Resto ancora qualche minuto schiacciata contro il muro a rimuginare su ciò che stiamo facendo e il bello è che non ho un minimo di ripensamento. Cosa mi stai facendo, Gio?

Impossibile || Giovanni Di LorenzoWhere stories live. Discover now