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Sto facendo tardissimo, mai come stamattina non avevo alcuna voglia di alzarmi dal letto di Giovanni e andare a lavoro. Poi però lui si è alzato portando via il suo calore e il suo profumo e dopo poco ho dovuto farlo anche io. E' andato via prima di me e ho avuto tutto il tempo per tornare nella mia nuova casa e vestirmi per poi raggiungere Castelvolturno. Gli allenamenti iniziano alle dieci e di solito arrivo un po' prima ma oggi non riesco, sono le dieci e cinque quando parcheggio e corro verso il centro sportivo.
«Buongiorno Elvira, oggi sono in ritardissimo» dico velocemente alla receptionist all'ingresso per poi dirigermi verso gli uffici. Devo passare prima nel mio studio per controllare le email e i messaggi per poi andare a vedere i ragazzi allenarsi.
«Ah eccola» la voce di Cristiano interrompe il mio flusso di pensieri e quando vedo che non è solo mi si ferma per un attimo il cuore. Mio padre è qui e io non ne sapevo nulla, come è possibile?
«Papà! Cosa ci fai qui?» sorrido e lo abbraccio fingendomi felice di vederlo. Non che non lo sia ma ogni volta che è qui per me è un'ansia continua.
«Ho fatto una sorpresa a tutti, oggi sto qua con voi, voglio vedere come lavorate» dice con quel suo tono autoritario.
«Va bene, ti lascio un attimo con Cristiano che io vado a controllare le email e vi raggiungo. Ok?» annuiscono e io corro nel mio ufficio. Poi li raggiungo e passiamo la mattina insieme.
Tutto scorre tranquillo anche a cena che passiamo insieme anche a Cristiano e il mister e dove si parla per lo più della stagione in corso e degli obiettivi da raggiungere. Passiamo la serata tra chiacchiere serie e meno serie e per le undici torno a casa.
Per tutta la giornata ho praticamente ignorato Giovanni perché ero con mio padre e stasera non possiamo vederci ma domani spero di poter recuperare e di poter stare con lui anche solo per dieci minuti. Ci scambiamo qualche messaggio e poi ci salutiamo. Dormo tranquillamente fino alle otto e mezza poi qualcuno bussa al mio citofono. Non ho idea di chi possa essere ma immagino sia una colazione fattami consegnare da Giovanni. Mi alzo e vado a rispondere al citofono convinta di sentire il ragazzo delle consegne del bar.
«Chi è?» domando con la voce ancora impastata di sonno.
«Tuo padre, apri» apro ma non capisco il motivo della sua visita così presto la mattina e senza preavviso.
«Papà, ciao, buongiorno» lo saluto e lui entra e si guarda intorno.
«Aurora sono stanco di questa farsa, dai, è qui? Fallo uscire» dice e giuro su Dio che non capisco cosa vuole e cosa mi sta chiedendo.
«Ma cosa papà? Chi deve uscire?» scuoto la testa confusa e lui mi fissa.
«So tutto, so che ti vedi con uno dei miei calciatori. So che ti vedi con Di Lorenzo. Dov'è adesso?» cammina andando verso le camere da letto mentre io resto pietrificata con il cuore che mi sta per sfondare la cassa toracica per quanto corre. Come sarebbe a dire lo sa? E io ora che faccio? Che gli dico?
«Ma che dici? Sei fuori di testa papà?» faccio una risatina provando a buttarla sul ridere ma lui mi fulmina con lo sguardo e tremo.
«Non mi prendere per il culo. Dove cazzo sta?» entra nella mia camera e lo cerca, poi in bagno ma nulla.
«Non c'è nessuno qua, sono da sola» dico facendomi seria a mia volta. «Come l'hai scoperto?» smetto di fingere e finalmente ammetto la verità. Lo sa è inutile continuare a mentire.
«Ti ho cercata in hotel un paio di sere e non c'eri, mi sono insospettito e ti ho fatta seguire. Non mi ci è voluto molto per beccarvi insieme» spiega con un tono altezzoso «tuo fratello me l'aveva detto di non mandarti in mezzo a tutti quei maschi pieni di muscoli e soldi, ma io volevo credere in te e nelle tue capacità di discernimento» conclude e ogni sua parola è un colpo inferto al cuore con una violenza inaudita.
«E' successo, non l'abbiamo cercato e abbiamo provato a stare lontani ma non ci è riuscito» cerco di dire qualcosa che renda la situazione meno drammatica ma lui fa un sorrisetto e scuote la testa.
«Così come è nata, smetterà di esistere. Hai una settimana di tempo per lasciarlo e nessuno Aurora, nessuno, deve sapere niente di questa storia» mi avvicina e mi punta un dito verso il viso «mi sono spiegato bene?» chiede e io annuisco per poi rispondere.
«Papà ma io non voglio la...» non mi fa finire e mi interrompe alzando la voce.
«A me non me ne frega un cazzo di quello che tu vuoi o non vuoi, è chiaro Aurora? Tu non manderai a puttane la mia azienda per scoparti uno per due mesi, e se poi vi lasciate? Io che faccio? Lo devo mandare via? Se vuoi lo vendo dimmelo tu» urla e mi guarda con quei suoi occhi azzurri così identici ai miei che oggi però non riconosco.
«No, lascialo fuori da tutto questo. Lui non ha colpe» faccio di no con la testa e mio padre annuisce d'accordo.
«Lascialo e nessuno si farà male, né io, né tu e né lui» ripete.
«Stiamo insieme da più di due mesi e non è solo una scopata» chiarisco e lui mi guarda serio.
«L'ho notato ed era meglio se lo fosse stato, almeno non sarei dovuto intervenire. Tu lo lasci Aurora, mi hai capito?» mi scuote prendendomi dalle spalle e io annuisco.
«Va bene ma sappi che ti odierò per sempre per questo» mi divincolo dalla sua presa e vado verso  la porta invitandolo ad uscire.
«Ci sono abituato» raggiunge la porta e si sistema la giacca «ci vediamo dopo a Castelvolturno» dice e io senza rispondere gli chiudo la porta alle spalle.

Sono distrutta, sono a pezzi. Non voglio rinunciare a Giovanni ma non ho alternative.
Corro in bagno e mi guardo allo specchio: eccomi qui, arrivata al punto di non ritorno. Lo sapevo, ero consapevole che prima o poi sarebbe successo. Ma ora che è successo, ora che mi è stata spiattellata in faccia la verità nuda e cruda, ora che è plateale che tra me e Giovanni non può esserci nulla, che la nostra è una storia impossibile, ci sto male. Ma non lascerò che questo mi rovini. Mi vestirò e andrò al centro sportivo come sempre, non me ne starò qui a piangere.

Quando sono lì mi comporto come se nulla fosse con mio padre e Cristiano e spiego a quest'ultimo che non andrò con loro in hotel ma li raggiungerò domani allo stadio con mio padre. Viaggiamo insieme verso Salerno senza scambiare nemmeno una parola e quando siamo in tribuna e Giovanni cerca il mio sguardo mi sento morire nel dover distogliere lo sguardo. Al suo gol poi, avrei tanto voluto urlare e correre in campo ad abbracciarlo e invece ho dovuto fingere indifferenza con gli occhi di mio padre puntati addosso.
Torniamo a Napoli e capisco che io ad andare avanti così per una settimana non ce la faccio, devo parlare ora con Giovanni.
«Vado a chiudere, ci vediamo domani» dico dopo aver cenato con mio padre.
«Puoi tornare anche prima» mi sfida ma stavolta non la vince.
«Ho detto domani, su questo non transigo» mi alzo da tavola ed esco dal ristorante andando a recuperare la mia auto. Guido fino a casa di Giovanni e quando mi apre ci abbracciamo strettissimi. Inizia a parlare, mi chiede qualcosa ma onestamente ora parlare è l'ultima cosa che voglio. Ora voglio solo averlo dentro di me ed imprimere nella mia mente ogni suo movimento, ogni suo bacio, ogni suo affondo. Lui mi accontenta ed è straordinario in ogni gesto. Penso che il mio cuore non si abituerà mai alla sua assenza, io non mi abituerò mai.

«Dobbiamo parlare Gio» dico spezzando il silenzio che ci accompagna la mattina dopo. Lui gira la testa e dal mio volto capisce che è una cosa seria. Accende la luce sul comodino e mi guarda preoccupato.
«Dimmi» dice e io prendo una boccata d'aria.

Non mi sento più nessuna parte del corpo, ho il sangue che mi si è gelato e le parole non vogliono uscire fuori. Non voglio lasciarlo, io non voglio dover smettere di stare bene, io lo voglio nella mia vita.

«Mio padre sa tutto» chiudo gli occhi e lo dico perché se ci penso ancora non troverò il coraggio. Non voglio nemmeno immaginare il suo sguardo in questo momento, so che le mie parole lo faranno stare male e non voglio guardare.
«Gliel'hai detto senza di me?» mi domanda e io scuoto la testa. Ha frainteso.
«L'ha scoperto da solo, si è insospettito e mi ha fatta seguire» spiego e lo guardo per un attimo.
Non dice niente per qualche secondo, poi continua con le domande.
«E ora?»
Mi tiro su e mi passo le mani sulla faccia, sono esausta.
«Mi dispiace Gio, non posso continuare» dico col cuore in gola e le mani che mi sudano.
«Mi stai davvero lasciando?»
«Non ho alternative» scuoto la testa e lui ride ironico.
«Avevamo detto di voler rischiare, avevamo detto che eravamo pronti a parlargli e ora che lo sa ti tiri indietro?» mi accusa e non so che dire perché ha dannatamente ragione. Sono una codarda, una stupida codarda e ha ragione.
«E' meglio per tutti Gio, credimi» mormoro con un filo di voce.
«Forse per te e per lui, non per me. Per me il meglio sei tu» dice e mi si scioglie il cuore per quanto è dolce.
«Mi dispiace» rispondo e poi continuo «della squadra lo sa qualcuno?»
«No, nessuno» fa di no con la testa e sento il suo respiro sempre più pesante.
«Sicuro Gio? E' una cosa che deve rimanere tra di noi» insisto e lui si spazientisce.
«Ho detto che non lo sa nessuno, tranquilla non lo saprà nessuno e tu e il tuo paparino starete in pace» l'ho deluso e ha ragione.
«Mi dispiace» ripeto e lui alza le spalle per poi assottigliare gli occhi e scrutarmi.
«E' l'unica cosa che sai dire?» mi domanda innervosito e io annuisco, non voglio trascinare oltre questa conversazione. «Mi vado a fare la doccia, ci vediamo a Castelvolturno» esce dal letto e sbatte la porta del bagno così forte che tremano i muri anche qui.

E' arrabbiato e ha ragione, l'ho deluso e ho deluso anche me stessa.

Impossibile || Giovanni Di LorenzoWhere stories live. Discover now