Due. Uno...

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05

Gumball scese dall'auto e si guardò intorno, teso e nervoso come non mai.
Ogni muscolo del suo corpo si era contratto, irrigidito dall'ansia e dalla paura.

Quel posto continuava assolutamente a non piacergli.

Appena aveva messo piede sull'asfalto, infatti, era stato assalito da una bruttissima sensazione e da una irrefrenabile voglia di scappare via a gambe levate.

Ma, purtroppo, per quanto il suo istinto gli urlasse di fuggire il più lontano possibile da quel posto, non poteva assecondarlo; non questa volta.
Aspettare un bambino significava anche questo, passare ore e ore, giorni e giorni, dietro a medici, infermieri, cliniche ed esami. Quello non era altro che il primo di scoglio da superare; la prima visita di una lunghissima serie.

Deglutì il groppo che aveva in gola e tese la mano verso il suo Alpha, sentendosi incredibilmente meglio quando le dita di entrambi si intrecciarono insieme.

- Vuoi fare come domenica? - Propose Marshall con premura, notando il suo turbamento.
L'Omega lo guardò per qualche secondo, indeciso poi si lasciò sfuggire un sospiro e scosse la testa. - Dovrò abituarmi, prima o poi... - Rispose, rivolto più a se stesso che a lui. - È solo... complicato. -

Marshall strinse la mano del suo compagno un po' più forte e gli su avvicinò per depositargli un tenerissimo bacio sulla fronte. - Siamo in anticipo, non abbiamo fretta. -
Gumball lo guardò spaventato ma di nuovo diniegò con un piccolo cenno del capo. - Entriamo adesso o non entrerò più. -

L'Alpha annuì e acchiappò velocemente l'altra mano del suo Soul Mate, prima di portarle entrambe alle labbra e baciarle con amore. - Ti fidi? - Gli chiese.
- Di te? - Rispose subito l'Omega, forzando un sorriso. - Neanche per idea... -
Marshall sbuffò leggermente e indietreggiò di poco, conducendo il fidanzato con sé. - Lo abbiamo già fatto. - Sorrise. - Concentrati solo su di me. -

Gumball spostò lo sguardo in basso, inchiodandolo sui propri piedi. - È ridicolo. - Mormorò, sospirando.
- Non lo è se ti fa stare meglio. - Ribadì immediatamente l'Alpha, indietreggiando passo dopo passo, fino a raggiungere l'entrata principale. Gettò una veloce occhiata dietro e si fermò proprio davanti alla porta scorrevole. - Non è stato così difficile, vero? - Domandò, lasciandogli una mano sola per potersi sistemare al suo fianco.
L'Omega alzò di nuovo lo sguardo e lo portò sul suo compagno, annuendo pianissimo, con un piccolo sorriso.

Non sapeva davvero cosa avrebbe fatto senza di lui.

La porta scorrevole a vetri scuri scivolò di lato e rimase lì, ferma, in attesa del loro passaggio, guardandoli forse con aria interrogativa.

Marshall avanzò deciso, trascinando il fidanzato con sé, senza perdere altro tempo.
Lui fece un lungo respiro e si decise a seguirlo all'interno, guardando tutto con estrema attenzione.

La sala rettangolare a cui si accedeva da quella porta, sembrava una di quelle classiche sale di attesa che si vedevano spesso nelle serie televisive ambientate negli ospedali: di fronte all'ingresso, un bancone curvo, fatto interamente di legno chiaro in piena armonia con le pareti dietro dipinte di un verde - azzurro, ospitava gli infermieri lì di turno; subito a sinistra del bancone, si trovava un'altra porta che dava accesso ad un lungo corridoio e ad alcuni reparti. Sulla destra, invece, si trovava una vera e propria sala di attesa, con divanetti e poltroncine color sabbia, in perfetto accordo con il colore grigio - azzurro delle pareti.

Tutto sembrava essere realizzato con la massima attenzione ai dettagli, per trasmettere calma e serenità ai pazienti; dal colore degli arredi ai materiali, dalle piante ben curate alla disposizione degli ambienti.
Non c'era una singola nota stonata.

• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Where stories live. Discover now